Il matrimonio (terza parte)
Il matrimonio dal diluvio alla legge
Abramo, discendente di Noè, continuò a rispettare, per un certo tempo,
l’ordine divino:
Questa è la discendenza di Tera.
Tera generò Abramo, Naor e Aran; Aran generò Lot.
Aran morì in presenza di Tera, suo padre, nel suo paese natale in Ur dei
Caldei.
Abramo e Naor si presero delle mogli; il nome della moglie d'Abramo era Sarai;
e il nome della moglie di Naor,
Milca, che era figlia di Aran, padre di Milca e padre di Isca.
Sarai era sterile; non aveva figli.
(Genesi 11:27-30)
Il primo tentativo di “divorzio”, lo concepì proprio il giusto Abramo:
Venne una carestia nel paese e Abramo scese in Egitto per soggiornarvi,
perché la fame era grande nel paese.
Come stava per entrare in Egitto, disse a
Sarai sua moglie: «Ecco,
io so che tu sei una donna di bell'aspetto; quando gli Egiziani ti vedranno,
diranno: "È sua moglie".
Essi mi uccideranno, ma a te lasceranno la vita.
Di' dunque che sei mia sorella,
perché io sia trattato bene a motivo di te e la vita mi sia conservata per
amor tuo».
Quando Abramo giunse in Egitto, gli Egiziani osservarono che la donna era
molto bella.
I prìncipi del faraone la videro, ne fecero le lodi in presenza del faraone;
e la donna fu condotta in casa del faraone.
Questi fece del bene ad Abramo per amore di lei e Abramo ebbe pecore, buoi,
asini, servi, serve, asine e cammelli.
Ma il SIGNORE colpì il faraone e
la sua casa con grandi piaghe, a motivo di Sarai, moglie d'Abramo.
Allora il faraone chiamò Abramo e disse: «Che cosa mi hai fatto? Perché non m'hai detto che era tua moglie?
Perché hai detto: "È mia sorella"?
Così io l'ho presa per moglie. Ora eccoti tua moglie, prendila e vattene!»
E il faraone diede alla sua gente ordini relativi ad Abramo,
ed essi fecero partire lui, sua
moglie e tutto quello che egli possedeva.
(Genesi 12:11-20)
Dalla lettura di questo passo possiamo notare diversi aspetti importanti:
-
Abramo tenta un “divorzio consensuale” per paura, consegnando di fatto Sarai
al faraone, questa sua azione non è
convalidata da Dio, l’uomo nonostante una sua precisa volontà non può
sciogliere un legame voluto e convalidato da Dio che interviene
miracolosamente nell’evitare un adulterio.
A tale proposito è bene citare l’insegnamento di Gesù:
Dei farisei gli si avvicinarono per metterlo alla prova, dicendo:
«È lecito mandare via la propria
moglie per un motivo qualsiasi?»
Ed egli rispose loro: «Non avete letto che il Creatore, da principio, li creò maschio e femmina e che disse:
"Perciò l'uomo lascerà il padre e la madre, e si unirà con sua moglie, e i due saranno una sola carne"?
Così non sono più due, ma una
sola carne; quello dunque che Dio ha unito, l'uomo non lo separi».
Essi gli dissero: «Perché dunque Mosè comandò
di scriverle un atto di ripudio e
di mandarla via?»
Gesù disse loro: «Fu per la durezza dei vostri cuori che Mosè vi permise di mandare via le vostre mogli;
ma da principio non era così.
Ma io vi dico che chiunque manda via sua moglie, quando non sia per motivo di fornicazione,
e ne sposa un'altra, commette
adulterio».
(Matteo 19:3-9)
Quindi neanche un accordo tra l’uomo e la donna, pur consensuale,
fosse anche per motivi di
sopravvivenza, rompe il legame stabilito da Dio!
-
Abramo dimostra chiaramente di sapere che solo con la sua morte, un altro
uomo può sposare Sarai
e questo è il timore che lo spinge a pensare ad un “divorzio”.
-
Il faraone stesso riconosce la validità del matrimonio
e la sua sacralità, e pur avendo grande autorità, egli stesso lo rispetta e
si sottomette.
Sarai, invece concepì il primo atto di bigamia che portò alla nascita di
Ismaele, il figlio di Abramo che Dio non riconosceva in quanto non il figlio
della promessa:
Or Sarai, moglie di Abramo, non gli aveva dato figli. Aveva una serva egiziana di nome Agar. Sarai disse ad Abramo:
«Ecco,
il SIGNORE mi ha fatta sterile; ti prego,
va' dalla mia serva; forse avrò
figli da lei».
E Abramo diede ascolto alla voce di Sarai. Così, dopo dieci anni di residenza di Abramo nel paese di Canaan,
Sarai, moglie di Abramo,
prese la sua serva Agar,
l'Egiziana, e la diede per moglie
ad Abramo suo marito.
(Genesi 16:1-3)
Così, dopo dieci anni di residenza di Abramo nel paese di Canaan,
Sarai, moglie di Abramo,
prese la sua serva Agar,
l'Egiziana, e la diede per moglie
ad Abramo suo marito.
(Genesi 16:13)
Per Dio la moglie di Abraamo è Sarai,
non è la serva Agar, nonostante che essa sia stata data al patriarca in
moglie con l’espresso consenso della moglie stessa, così come
Isacco è l’unico figlio di Abraamo
per Dio, nonostante la presenza si Ismaele:
Dio disse ad Abraamo: «Quanto a
Sarai tua moglie, non la chiamare più Sarai; il suo nome sarà,
invece, Sara. Io la benedirò e da
lei ti darò anche un figlio; la benedirò e diventerà nazioni; re di
popoli usciranno da lei».
(Genesi 17:15-16)
Poi essi gli dissero: «Dov'è
Sara, tua moglie?» Ed egli rispose: «È là nella tenda».
E l'altro: «Tornerò certamente da te fra un anno; allora
Sara, tua moglie, avrà un
figlio». Sara intanto stava ad ascoltare all'ingresso della tenda, che era
dietro di lui.
(Genesi 18:9-10)
E Dio disse: «Prendi ora tuo
figlio, il tuo unico, colui che ami, Isacco, e va' nel paese di
Moria, e offrilo là in olocausto sopra uno dei monti che ti dirò».
(Genesi 22:2)
Lo stesso Lot, continuò ad avere una sola moglie, pur abitando alle porte di
Sodoma, città esempio di perversione sessuale:
Quando l'alba cominciò ad apparire, gli angeli sollecitarono Lot, dicendo: «Àlzati,
prendi tua moglie e le
tue figlie che si trovano qui, perché tu non perisca nel castigo di questa
città». Ma egli indugiava; e quegli uomini presero per la mano lui,
sua moglie e le sue due figlie,
perché il SIGNORE lo voleva risparmiare; lo portarono via, e lo misero fuori
della città.
(Genesi 19:15-16)
Così come avvenne con il faraone d’Egitto, si ripropone ad Abraamo la stessa
situazione e l’intervento di Dio, è sempre lo stesso, come anche le
considerazioni dei soggetti coinvolti, ma con accenti ancor più evidenti:
Abraamo partì di là andando verso la regione meridionale, si stabilì fra
Cades e Sur; poi abitò come straniero in Gherar.
Abraamo diceva di sua moglie Sara: «È mia sorella».
E Abimelec, re di Gherar, mandò a prendere Sara.
Ma Dio venne di notte, in un sogno, ad Abimelec e gli disse: «Ecco,
tu sei morto, a causa della donna
che ti sei presa; perché è sposata».
Or Abimelec, che non si era ancora accostato a lei, rispose:
«Signore, faresti perire una nazione, anche se giusta? Egli non mi ha forse detto:
"È mia sorella?" Anche lei ha detto: "Egli è mio fratello".
Io ho fatto questo nella
integrità del mio cuore e con mani innocenti».
Dio gli disse nel sogno: «Anch'io so che tu hai fatto questo nella integrità del tuo cuore:
ti ho quindi preservato dal
peccare contro di me;
perciò non ti ho permesso di toccarla.
Ora, restituisci la moglie a quest'uomo, perché è profeta, ed egli pregherà per te, e tu vivrai.
Ma, se non la restituisci, sappi
che sicuramente morirai, tu e tutti i tuoi».
Abimelec si alzò di mattina presto, chiamò tutti i suoi servi e raccontò in loro presenza tutte queste cose.
E
quegli uomini furono presi da grande paura. Poi Abimelec chiamò Abraamo e
gli disse: «Che ci hai fatto? In che cosa ti ho offeso,
ché tu abbia attirato su di me e
sul mio regno questo grande peccato? Tu mi hai fatto cose che non si
debbono fare».
Di nuovo Abimelec disse ad Abraamo: «A che miravi facendo questo?»
Abraamo rispose: «L'ho fatto, perché dicevo tra me:
"Certo, in questo luogo non c'è
timor di Dio e mi uccideranno a causa di mia moglie".
Inoltre, è veramente mia sorella, figlia di mio padre, ma non figlia di mia
madre, ed è diventata mia moglie. Or quando Dio mi fece emigrare lontano
dalla casa di mio padre, io le dissi: "Questo è il favore che tu mi farai;
dovunque giungeremo dirai di me: 'È mio fratello'"».
Abimelec prese delle pecore, dei buoi, dei servi e delle serve, e li diede ad Abraamo,
e
gli restituì Sara, sua moglie.
Abimelec
disse: «Ecco, il mio paese ti sta davanti; va' a stabilirti dove ti
piacerà».
E a Sara disse: «Ecco, io ho dato a tuo fratello mille pezzi d'argento;
questo sarà per te come un velo
agli occhi davanti a tutti quelli che sono con te, e sarai riabilitata di
fronte a tutti».
Abraamo pregò Dio e Dio guarì Abimelec, la moglie e le serve di lui, ed esse poterono partorire.
Infatti,
il SIGNORE aveva reso sterile
l'intera casa di Abimelec, a causa di Sara, moglie di Abraamo.
(Genesi 20:1-18)
Abimelec dichiara apertamente che
l’unirsi a Sara sarebbe stato un grande peccato.
Dio dice ad Abimelec che l’eventuale sua unione con Sara, seppur nella incoscienza,
sarebbe stato un peccato contro
di Lui!
Solo dopo la morte di Sara, Abramo prese un'altra moglie:
Poi Abraamo prese un'altra moglie,
di nome Chetura.
(Genesi 25:1)
Esaù, il figlio di Isacco che disprezzò la primogenitura segui invece
l’esempio di Lamec, provocando una profonda amarezza per Isacco e Rebecca
(probabilmente non per il loro stato di bigamia ma in quanto straniere e
pagane )(cfr Genesi 27:46):
Or Esaù, all'età di
quarant'anni, prese in moglie
Giudit, figlia di Beeri, l'Ittita,
e Basmat, figlia di Elon,
l'Ittita.
Esse furono causa di profonda amarezza per Isacco e per Rebecca.
(Genesi 26:34-35)
Esaù, pensando di riparare ad un danno ne fece probabilmente un secondo:
Esaù vide che Isacco aveva benedetto Giacobbe
e l'aveva mandato a Paddan-Aram perché
vi prendesse moglie e che,
benedicendolo, gli aveva dato quest'ordine: «Non
prendere moglie tra le donne di Canaan», e che Giacobbe aveva ubbidito a
suo padre e a sua madre ed era andato a Paddan-Aram.
Esaù comprese che le donne di Canaan non erano gradite a suo padre Isacco.
Allora andò da Ismaele, e prese
per moglie, oltre quelle che
aveva già, Maalat,
figlia d'Ismaele, figlio d'Abraamo, sorella di Nebaiot.
(Genesi 28:6-9)
Giacobbe giunse a Caran e pensando di sposare Rachele, fu ingannato da
Labano e sposò Lea, dopo questo inganno, egli sposò la sua seconda moglie
Rachele ( che nel suo pensiero era la prima ).
Questo inganno portò il primo caso di bigamia all’interno della famiglia
patriarcale prescelta.
Giacobbe
servì sette anni per Rachele; e gli parvero pochi giorni, a causa del suo
amore per lei.
Poi Giacobbe disse a Labano: «Dammi
mia moglie, perché il mio tempo è compiuto, e io andrò da lei».
Allora Labano radunò tutta la gente del luogo e fece un banchetto.
Ma, la sera, prese sua figlia Lea e la condusse da Giacobbe, il quale si unì
a lei.
Labano diede la sua serva Zilpa per serva a Lea, sua figlia.
L'indomani mattina ecco che era Lea!
Giacobbe disse a Labano: «Che mi hai fatto? Non è per Rachele che ti ho
servito? Perché mi hai ingannato?»
Labano rispose: «Non è usanza da noi dare la minore prima della maggiore.
Finisci la settimana nuziale con questa e ti daremo anche l'altra, per il
servizio che presterai da me per altri sette anni».
Giacobbe fece così, e finì la settimana di quello sposalizio; poi Labano gli
diede in moglie sua figlia Rachele.
Labano diede la sua serva Bila per serva a Rachele, sua figlia.
Giacobbe si unì pure a Rachele,
e amò Rachele più di Lea, e servì Labano per altri sette anni.
(Genesi 29:20-30)
In questo passo possiamo vedere che anche un matrimonio “truffa” è
vincolante!
Giacobbe non pensò minimamente di “divorziare” da Lea, cedette piuttosto
alla bigamia che stava entrando ormai nella “usanza comune”.
Non solo, Rachele vista la sua infertilità
diede in moglie a Giacobbe le
sue serve:
Rachele, vedendo che non partoriva figli a Giacobbe, invidiò sua sorella, e
disse a Giacobbe: «Dammi dei figli, altrimenti muoio».
Giacobbe s'irritò contro Rachele, e disse: «Sono forse io al posto di Dio
che ti ha negato di essere feconda?»
Lei rispose: «Ecco la mia serva Bila; entra da lei; ella partorirà sulle mie
ginocchia e per mezzo di lei, avrò anch'io dei figli».
Ella gli diede la sua serva Bila
per moglie,
e Giacobbe si unì a lei.
(Genesi 30:1-4)
La stessa cosa fece Lea:
Lea,
vedendo che aveva cessato d'aver figli,
prese la sua serva Zilpa e la diede
a Giacobbe per moglie.
(Genesi 30:9)
In questo passo vediamo che il rapporto sessuale lega l’uomo e la donna,
l’apostolo Paolo dirà addirittura:
Non sapete che chi si unisce alla prostituta è un corpo solo con lei?
«Poiché», Dio dice, «i
due diventeranno una sola carne».
(1 Corinzi 6:16)
Giuseppe dimostrò profondo rispetto per il matrimonio e riteneva l’adulterio
un gran male ed
un peccato contro Dio:
Dopo queste cose, la moglie del
padrone di Giuseppe gli mise gli occhi addosso e gli disse: «Unisciti a
me!»
Ma egli rifiutò e disse alla moglie del suo padrone: «Ecco, il mio padrone
non mi chiede conto di quanto è nella casa e mi ha affidato tutto quello che
ha. In questa casa, egli stesso non è più grande di me e
nulla mi ha vietato, se non te,
perché sei sua moglie.
Come dunque potrei fare questo gran male e peccare contro Dio?»
Benché lei gliene parlasse ogni giorno,
Giuseppe non acconsentì a unirsi
né a stare con lei.
(Genesi 39:7-10)