I principi e l'ordine nella Chiesa
I PRINCIPI E L’ORDINE NELLA CHIESA
La tradizione è ed è sempre stata una acerrima nemica della fede genuina che il Signore ci dà; lo vediamo nel popolo di
Israele e lo vediamo anche oggi,
il ripetersi di certi
momenti possono far cadere nell’ordinario e nell’abituale delle realtà
spirituali che alla fine pratichiamo senza sapere nemmeno più il motivo per
cui le si praticano, noi non siamo esenti da
questo pericolo, purtroppo come in ogni cosa “la forma” ha la sua influenza.
La forma non è di per se negativa,
ogni cosa
ha una forma, non se ne può fare a meno,
ma è nostra attenzione tenere desta la nostra mente sul contenuto e non
sulla forma che, seppur necessaria, non deve prendere il posto della
sostanza!
Se noi dobbiamo comprare una
buona bottiglia di vino, cosa guardiamo?
Ci lasciamo prendere solo
dalla forma della bottiglia o dal colore dell’etichetta o è la bontà e la
genuinità del suo contenuto a influenzare la nostra scelta?
Certo la “forma della
bottiglia e il colore dell’etichetta” possono colpire il nostro sguardo, ma
non credo (si spera) che al di là dell’apprezzamento momentaneo
influenzeranno la nostra scelta finale relativamente all’acquisto.
Così dobbiamo ragionare anche nelle cose che concernono l’ordine nella
chiesa locale.
L’ordine nella chiesa è una tradizione
o un comandamento?
La Parola di Dio del nuovo
Patto, volutamente è abbastanza “scarna” di formalismi, Gesù disse alla
samaritana, relativamente ai luoghi ed alle forme:
Donna, credimi;
l'ora viene che né su questo monte né
a Gerusalemme adorerete il Padre, Ma l'ora viene, anzi è già venuta, che
i veri adoratori adoreranno il Padre
in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori. Dio è Spirito; e
quelli che l'adorano, bisogna che l'adorino in spirito e verità.
(tratto da Giovanni 4:21-24)
La vita nello Spirito Santo è
una vita che non si può contenere in
otri vecchi,
in cuori carnali ed in
forme terrene, e questo, se mal praticato,
può portare qualche disordine nella gestione comunitaria.
Proprio per questo abbiamo le
istruzioni degli apostoli circa i principi che devono regolare la chiesa
locale,
principi, non “forme statiche”, affinché possiamo vivere le benedizioni di Dio con
dignità, ordine e decoro.
Dobbiamo però tenere presente
che il nostro Dio
è un Dio di ordine e
di pace e non di confusione
(cfr 1 Corinzi 14:33), e la stessa confusione è stata
sempre una forma di maledizione da parte di Dio o quanto meno un freno, come
possiamo chiaramente vedere nell’episodio della torre di Babele:
Tutta la terra parlava la
stessa lingua e usava le stesse parole.
Dirigendosi verso
l'Oriente, gli uomini capitarono in una pianura nel paese di Scinear, e là
si stanziarono.
Si dissero l'un l'altro:
«Venite, facciamo dei mattoni cotti con il fuoco!»
Essi adoperarono mattoni
anziché pietre, e bitume invece di calce.
Poi dissero: «Venite,
costruiamoci una città e una torre la cui cima giunga fino al cielo;
acquistiamoci fama, affinché non siamo dispersi sulla faccia di tutta la
terra».
Il SIGNORE discese per
vedere la città e la torre che i figli degli uomini costruivano.
Il SIGNORE disse: «Ecco,
essi sono un solo popolo e hanno tutti una lingua sola; questo è il
principio del loro lavoro; ora nulla impedirà loro di condurre a termine ciò
che intendono fare. Scendiamo dunque
e confondiamo il loro linguaggio, perché l'uno non capisca la lingua
dell'altro!»
Così
il SIGNORE li disperse di là su tutta
la faccia della terra ed essi cessarono di costruire la città.
Perciò a questa fu dato
il nome di Babel, perché là il
SIGNORE confuse la lingua di tutta la terra e di là li disperse su tutta la
faccia della terra.
(Genesi 11:1-9)
Cosa letteralmente inversa
avvenne nel momento che discese lo Spirito Santo:
Or a Gerusalemme
soggiornavano dei Giudei, uomini religiosi di ogni nazione che è sotto il
cielo.
Quando avvenne quel
suono, la folla si raccolse e fu confusa, perché
ciascuno li udiva parlare nella propria lingua.
E tutti stupivano e si
meravigliavano, dicendo: «Tutti questi che parlano non sono Galilei?
Come mai li udiamo parlare ciascuno
nella nostra propria lingua natìa?
Noi Parti, Medi, Elamiti,
abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e
dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della
Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e
Arabi, li udiamo parlare delle grandi
cose di Dio nelle nostre lingue».
(Atti 2:5-11)
In particolare di questo
argomento della confusione e dell’ordine nella Chiesa, se ne è occupato
l’apostolo Paolo nella prima lettera ai corinzi, dove a causa proprio
di questi disordini
nell’amministrare i doni del Signore, si era realizzata una situazione
non dignitosa sotto vari
aspetti, tra i quali anche la
conduzione delle riunioni
comunitarie.
Vogliamo quindi riflettere su
alcuni principi fondamentali di una buona conduzione per valutare le forme che inevitabilmente bisogna
avere e così sottoporle alla Luce della Scrittura per poterle eventualmente
cambiare, adattare, od apprezzarle in modo meno “rituale”.
***
Chi parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la
chiesa.
Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi
profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli
interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione.
Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi
servirebbe se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche
conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento?
Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se
non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto
o con la cetra?
E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia?
Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile,
come si capirà quello che dite? Parlerete al vento.
Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è
senza significato. Se quindi non
comprendo il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e
chi parla sarà uno straniero per me.
Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di
abbondarne per l'edificazione della chiesa.
Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se
prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane
infruttuosa.
Che dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza;
salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza.
Altrimenti, se tu benedici Dio soltanto con lo spirito, colui che occupa il
posto come semplice uditore come potrà dire: «Amen!» alla tua preghiera di
ringraziamento, visto che non sa quello che tu dici?
Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l'altro non è
edificato.
Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nella
chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli
altri, che dirne diecimila in altra lingua.
Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a
malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti.
È scritto nella legge: «Parlerò a
questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di
labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.
Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non credenti;
la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per i
credenti.
Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue
ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi?
Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo,
egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono
svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio,
proclamando che Dio è veramente fra voi. Che dunque, fratelli? Quando vi
riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o un insegnamento, o una
rivelazione, o un parlare in altra lingua, o un'interpretazione, si faccia
ogni cosa per l'edificazione.
Se c'è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e
l'uno dopo l'altro, e qualcuno interpreti.
Se non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e parlino a se stessi e
a Dio.
Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino; se una
rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia.
Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti
siano incoraggiati. Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti,
perché Dio non è un Dio di confusione, ma di pace.
Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee,
perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la
legge.
Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è
vergognoso per una donna parlare in assemblea.
La parola di Dio è forse proceduta da voi? O è forse pervenuta a voi soli?
Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che
io vi scrivo sono comandamenti del Signore.
E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.
Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in
altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine.
(1 Corinzi 14)
***
Il tema generale
dell’insegnamento di Paolo in questa parte della prima lettera ai corinzi, è
la supremazia del dono di
profezia sugli altri doni e questa supremazia deriva dal fatto che
quello che si insegna e
che si pratica deve essere comprensibile (intellegibile), a sostegno di questa tesi possiamo notare come
il dono di profezia (spiegare
chiaramente le Scritture) sia “superiore” al dono delle lingue in
quanto quest’ultimo (se non reso
comprensibile con
l’interpretazione) non è utile alla
edificazione comune (non è comprensibile), ma vogliamo analizzare compiutamente il testo.
LA PREMESSA
Contestualmente al
desiderare ardentemente i doni spirituali, Paolo ci esorta a
ricercare l’amore, altrimenti se non c’è questa essenziale premessa,
i doni spirituali che riceviamo non saremo in grado di
utilizzarli per l’edificazione della chiesa (lo scopo per cui ci vengono dati), ne faremo un uso
improprio, mancando così lo scopo (peccando).
Per questo Paolo (proprio al
capitolo prima) ha descritto come
il possesso e l’esercizio
dei doni spirituali (al massimo della loro espressioni, che sfiora quasi l’assurdo)
senza l’amore portino di
fatto un esercizio vano, che
non giova a nulla:
Se parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi amore,
sarei un rame risonante o uno squillante cembalo.
Se avessi il dono di profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la
scienza e avessi tutta la fede in modo da spostare i monti, ma non avessi
amore, non sarei nulla.
Se distribuissi tutti i miei beni per nutrire i poveri, se dessi il mio
corpo a essere arso, e non avessi amore, non mi gioverebbe a niente.
(1 Corinzi 13:1-3)
Deve quindi essere nostra
occupazione,
il ricercare
l’amore, quello vero, quello di Dio,
quell’amore che cammina a
braccetto con la Verità!
E l’Amore divino, quello che
proviene dallo Spirito Santo, ha come scopo
l’edificazione della
chiesa, e per mezzo dei doni ricevuti si amplifica e da concetti teorici
(profezia), si materializza in atti pratici (intelligenza a servizio pratico
degli altri mediante l’amore).
Un buon indizio utile a capire se
stiamo esercitando il
dono spirituale
con
amore
verso il prossimo è quello di
assicurarci che il nostro esercizio sia da lui
compreso.
Per questo Paolo, in questa
lettera ai fratelli di Corinto, spiega come l’esercizio dei doni ricevuti
(ed erano molti al punto che
non mancavano di
nessun dono di parola e di conoscenza – cfr 1 Corinzi 1:5), anziché promuovere tra loro
una edificazione comune, promuoveva un “vantaggio personale” attraverso un
uso smodato della “libertà personale” spesso a spese di altri membri del
corpo le cui necessità venivano calpestate o ignorate, in questa sfrenata
esibizione di doni erano propensi a sfoggiare il “dono delle lingue” (di
sicuro appariscente) quale “segno di maturità spirituale”.
Come correttivo, Paolo non
propone di “soffocare” l’uso dei doni fino a maturità raggiunta, esorta a
regolare il loro uso con
l’Amore, esercitando i doni in modo
da
arrecare beneficio al corpo di Cristo (la Chiesa nel Suo insieme e nello
specifico la chiesa locale) ed allo stesso tempo onorare Dio.
Per comprendere in modo
puntuale quanto vuole insegnarci Paolo, possiamo provare a suddividere
l’insegnamento secondo il seguente schema:
Perché desiderare
ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono
delle lingue?
- Perché ciò
è logico (versi da 2 a 4)
- Perché ciò
è utile:
-
all’istruzione (versi da 5 a 6)
-
all’avvertimento (versi da 7 a 9)
-
alla comunione (versi da 10 a 12)
-
alla edificazione (versi da 13 a 19)
Paolo
esorta quindi i fratelli
al ragionamento maturo ed assennato (verso 20) e dà loro anche una
spiegazione dottrinale:
-
secondo la Legge (versi da 21 a 22)
-
secondo lo Spirito (versi da 23 a 25)
Come applicare
praticamente questi insegnamenti?
-
nel coinvolgimento globale dei membri ma ordinato ed entro dei limiti:
- nell’adorazione comunitaria (versi da 26 a 28)
- nell’insegnamento (versi da 29 a 35)
- circa il comportamento delle donne (versi da 34 a 35)
Autorità apostolica degli
insegnamenti
(versi da 36 a 38)
***
Perché desiderare
ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono
delle lingue?
Perché ciò è logico!
Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio; poiché
nessuno lo capisce, ma in spirito dice cose misteriose.
Chi profetizza, invece, parla agli uomini un linguaggio di edificazione, di
esortazione e di consolazione. Chi
parla in altra lingua edifica se stesso; ma chi profetizza edifica la
chiesa. (1 Corinzi 14:2-4)
I doni spirituali, sono la
manifestazione dello Spirito per il bene comune:
Ora a ciascuno
è data la manifestazione dello
Spirito per il bene comune.
(1 Corinzi 12:7)
Ma questi
doni, non sono stati dati per un semplice arricchimento
personale, ma sono dati per il
beneficio di tutto il corpo spirituale (la Chiesa) e dobbiamo quindi,
per essere coerenti e logici, indirizzare ogni
manifestazione spirituale in tale
direzione.
Ancora di più, nelle riunioni comunitarie,
i doni spirituali ed il loro esercizio
devono essere direzionati verso l’edificazione comune e in quel
contesto spicca ancora di più la “superiorità”
del
dono di profezia sul
dono delle lingue per la sua
stessa missione.
A differenza quindi di chi esprime
le sue parole a Dio in Spirito, quindi come ritiene meglio
nella sua espressione privata, il
profeta parla agli uomini rivolgendosi a loro
nella loro lingua, e porta
agli uditori una parola che deve essere comprensibile ed utile
alla edificazione,
atta cioè a fare crescere la vita spirituale; una parola di
esortazione e di consolazione,
finalizzata a curare le afflizioni
e rialzare l'anima abbattuta per
aiutarla a camminare meglio e
nella giusta direzione.
Quindi nel momento che gli incontri comunitari sono fatti innanzi tutto
per la comunione fraterna e per la reciproca edificazione, bisogna
che ci si parli in un linguaggio chiaro per tutti,
altrimenti, come dice lo stesso Paolo
parleremo al vento.
E di questo
concetto di
comprensibilità
dobbiamo preoccuparci
sotto ogni aspetto, dobbiamo tenere conto della
capacità di comprendere di chi ci sta davanti.
Gesù stesso (che era ripieno della
conoscenza di Dio), ci insegna che dobbiamo
agire così, quando egli disse ai Suoi (prima dell’avvento del dono dello
Spirito Santo):
Ho ancora molte cose da dirvi; ma non sono per ora alla vostra portata…
(Giovanni 16:12)
Altrimenti, magari, certo, io farò un bel
sermone;
ma l'altro non è edificato, non solo,
se non comprendo il significato del
linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero
per me (non vi è alcun tipo di comunione e edificazione reciproca
possibile).
Dobbiamo quindi
impegnarci ad usare un
parlare comprensibile sotto agni aspetto possibile, un parlare chiaro, semplice, perché chi ascolta ne
riceva edificazione in quanto:
Ora, come invocheranno
colui nel quale non hanno creduto?
E come crederanno in colui del quale non hanno sentito parlare? (O hanno sentito parlare in modo incomprensibile?)
E come potranno sentirne parlare, se non c'è chi lo annunci? (O hanno sentito annunciare in modo incomprensibile?)
E come annunceranno se
non sono mandati? Com'è scritto: «Quanto
sono belli i piedi di quelli che annunciano buone notizie!»
Ma non tutti hanno
ubbidito alla buona notizia; Isaia infatti dice: «Signore, chi ha creduto alla nostra predicazione?»
Così la fede viene da ciò che si ascolta, e ciò che si ascolta viene dalla parola di Cristo. (Romani 10:17)
***
Perché desiderare
ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono
delle lingue?
Perché ciò è utile per l’insegnamento reciproco!
Vorrei che tutti parlaste in altre lingue, ma molto più che profetaste; chi
profetizza è superiore a chi parla in altre lingue, a meno che egli
interpreti, perché la chiesa ne riceva edificazione.
Dunque, fratelli, se io venissi a voi parlando in altre lingue, che vi
servirebbe se la mia parola non vi recasse qualche rivelazione, o qualche
conoscenza, o qualche profezia, o qualche insegnamento?
(1 Corinzi 14:5-6)
Paolo vorrebbe che i doni nella chiesa fossero sovrabbondanti, ma nell’ottica della reciproca
edificazione!
Possiamo notare come Paolo
ritiene utile alla Chiesa che molti possano
profetare, anzi auspica addirittura che
tutti possano
profetare,
eppure tante volte l’esercizio di questo dono
viene volutamente
limitato a poche persone ed attentamente selezionate,
se non addirittura
ad uno solo, magari
un professionista…
L’esercizio del dono di
profezia deve istruire, portare
qualche rivelazione, o qualche conoscenza, o qualche profezia, o qualche
insegnamento, perché la chiesa ne riceva edificazione,
se ciò non avviene, a causa
dell’incomprensibilità del messaggio, è come
parlare al vento!
Tutti i doni dello Spirito Santo sono stati dati per l’utile comune, quindi anche il dono delle lingue è stato dato per
una utilità
per l’edificazione del corpo di Cristo (la Chiesa), e questo dono è stato estremamente utile e
indubbiamente fondamentale all’inizio della diffusione del Vangelo ai
pagani, parlando lingue straniere comprensibili alle popolazioni,
soprattutto in assenza della Parola scritta, infatti Paolo parla di
specie di linguaggi
presenti nel mondo,
non di lingue extraterrene (fatta eccezione per il passo di 1 Corinzi 13
dove parla di
lingue degli angeli come un’iperbole).
Ma questo dono,
come tutti i doni dello
Spirito Santo può essere anche proposto in modo “carnale”, e questo era quello che era già avvenuto nella
chiesa di Corinto e che Paolo sta in questo contesto correggendo.
***
Perché desiderare
ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono
delle lingue?
Perché ciò è utile ai fini dell’avvertimento
reciproco!
Perfino le cose inanimate che danno suono, come il flauto o la cetra, se
non danno suoni distinti, come si riconoscerà ciò che si suona con il flauto
o con la cetra?
E se la tromba dà un suono sconosciuto, chi si preparerà alla battaglia?
Così anche voi, se con la lingua non proferite un discorso comprensibile,
come si capirà quello che dite? Parlerete al vento.
(1 Corinzi 14:7-9)
E, anche ammesso che io abbia
comunicato qualcosa di importante alla chiesa,
se la tromba dà un suono
sconosciuto,
chi si preparerà alla battaglia?
Paolo arriva a dire:
parlerete al vento!
***
Perché desiderare
ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono
delle lingue?
Perché ciò è utile ai fini della comunione!
Ci sono nel mondo non so quante specie di linguaggi e nessun linguaggio è
senza significato. Se quindi non comprendo il significato del linguaggio
sarò uno straniero per chi parla, e chi parla sarà uno straniero per me.
Così anche voi, poiché desiderate i doni dello Spirito, cercate di
abbondarne per l'edificazione della chiesa.
(1 Corinzi 14:10-12)
Molti anni fa a Babele, gli
uomini volevano
edificare una loro città, con
un loro monumento
che arrivasse fino
al cielo,
per acquistarsi fama e non essere dispersi:
Venite,
costruiamoci una città e una torre la
cui cima giunga fino al cielo; acquistiamoci fama, affinché non siamo
dispersi sulla faccia di tutta la terra
(Genesi 11:4)
Davanti a questo loro intento,
Dio (nella Sua Bontà lungimirante), confuse i loro linguaggi affinchè non si
comprendessero:
…scendiamo dunque e
confondiamo il loro linguaggio,
perché l'uno non capisca la lingua dell'altro!
(Genesi 11:7)
Ma una volta aperta la Porta
della Grazia mediante la fede in Cristo Gesù, il giorno della
Pentecoste, ovvero il giorno della
discesa dello Spirito Santo, ognuno
poteva udire lo
stesso Vangelo nella propria lingua:
Come mai
li udiamo parlare ciascuno nella
nostra propria lingua natìa?
Noi Parti, Medi, Elamiti,
abitanti della Mesopotamia, della Giudea e della Cappadocia, del Ponto e
dell'Asia, della Frigia e della Panfilia, dell'Egitto e delle parti della
Libia cirenaica e pellegrini romani, tanto Giudei che proseliti, Cretesi e
Arabi, li udiamo parlare delle grandi
cose di Dio nelle nostre lingue.
(Genesi 11:7)
Il “tornare a non
comprendersi” nella Chiesa non è una bella
immagine in tale prospettiva, occorre quindi che ogni espressione pubblica
nell’assemblea comune sia in lingua comprensibile da tutti, o al limite
tradotta per chi non è nella condizione di comprenderla, altrimenti non è
nemmeno possibile sperimentare una comunione,
se quindi non comprendo
il significato del linguaggio sarò uno straniero per chi parla, e chi parla
sarà uno straniero per me.
***
Perché desiderare
ardentemente principalmente il dono di profezia e perché è superiore al dono
delle lingue?
Perché ciò è utile ai fini della edificazione!
Perciò, chi parla in altra lingua preghi di poter interpretare; poiché, se
prego in altra lingua, prega lo spirito mio, ma la mia intelligenza rimane
infruttuosa.
Che dunque? Pregherò con lo spirito, ma pregherò anche con l'intelligenza;
salmeggerò con lo spirito, ma salmeggerò anche con l'intelligenza.
Altrimenti, se tu benedici Dio soltanto con lo spirito, colui che occupa il
posto come semplice uditore come potrà dire: «Amen!» alla tua preghiera di
ringraziamento, visto che non sa quello che tu dici?
Quanto a te, certo, tu fai un bel ringraziamento; ma l'altro non è
edificato.
Io ringrazio Dio che parlo in altre lingue più di tutti voi; ma nella
chiesa preferisco dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli
altri, che dirne diecimila in altra lingua.
(1 Corinzi 14:13-19)
Paolo arriva a dire che
nella chiesa preferisco
dire cinque parole intelligibili per istruire anche gli altri, che dirne
diecimila in altra lingua, e questo ai fini di
edificare l’altro, ci rendiamo
conto di quanto sia importante la reciproca edificazione?
Paolo scriverà così agli efesini:
Nessuna cattiva parola
esca dalla vostra bocca; ma se ne
avete qualcuna buona, che edifichi
secondo il bisogno, ditela affinché conferisca grazia a chi l'ascolta.
Non rattristate lo Spirito Santo di Dio con il quale siete stati suggellati
per il giorno della redenzione.
(Efesini 4:29-30)
Lo Spirito Santo che ci
ha elargito i Suoi doni per l’utile comune e che vede che
non li usiamo o che li
usiamo in modo improprio… non ne rimarrà rattristato?
Ci rendiamo altresì conto
di essere mancanti in questo?
Dobbiamo forse correggere
qualcosa o correggere il nostro modo di concepire la chiesa, la comunione di
Spirito…
***
Esortazione al ragionamento maturo ed assennato
Fratelli, non siate bambini quanto al ragionare; siate pur bambini quanto a
malizia, ma quanto al ragionare, siate uomini compiuti.
(1 Corinzi 14:20)
Paolo ci esorta a
ragionare come degli
adulti,
non essere bambini quanto
al ragionare; rimanere pur bambini quanto a malizia, ma quanto al ragionare,
essere uomini compiuti.
***
Spiegazione dottrinale secondo la Legge
È scritto nella legge: «Parlerò a
questo popolo per mezzo di persone che parlano altre lingue e per mezzo di
labbra straniere; e neppure così mi ascolteranno», dice il Signore.
Quindi le lingue servono di segno non per i credenti, ma per i non
credenti; la profezia, invece, serve di segno non per i non credenti, ma per
i credenti.
(1 Corinzi 14:21-22)
Paolo affronta quindi di petto
il problema
dell’esercizio smodato del dono delle lingue, e per dimostrare quanto questo dono
non sia utile alla chiesa
durante gli incontri comunitari,
cita un passo della
Scrittura
(come sua buona usanza):
Ebbene,
sarà mediante labbra balbuzienti e
mediante una lingua straniera che il SIGNORE parlerà a questo popolo.
Egli aveva detto loro: «Ecco il riposo: lasciar riposare lo stanco; questo è
il refrigerio!» Ma quelli non hanno
voluto ascoltare.
(Isaia 28:11-12)
Il contesto del passo di Isaia
è un contesto di disubbidienza del popolo (in particolare la tribù di Efraim) e il Signore
vuole castigarlo per mezzo di
labbra balbuzienti e mediante una lingua straniera
(popolo assiro),
il popolo sarebbe stato confuso in
mano alla dominazione straniera.
In questo contesto, questo “parlare strano” era di fatto un giudizio di Dio
verso il popolo disubbidiente, non credente!
E Paolo difatti parla come
le lingue servono di
segno non per i credenti.
Quindi il “parlare in lingue” secondo questo insegnamento di Paolo,
non è una cosa utile alla
chiesa e nemmeno ai non credenti... …anzi
è una dimostrazione di un
giudizio di Dio,
il vostro parlare in
lingue allontanerà i non credenti (diventa un vero e proprio
segno di giudizio),
se
tutti parlano in altre lingue ed entrano degli estranei o dei non credenti,
non diranno che siete pazzi?
***
Spiegazione dottrinale secondo l’azione dello Spirito
Santo
Quando dunque tutta la chiesa si riunisce, se tutti parlano in altre lingue
ed entrano degli estranei o dei non credenti, non diranno che siete pazzi?
Ma se tutti profetizzano ed entra qualche non credente o qualche estraneo,
egli è convinto da tutti, è scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono
svelati; e così, gettandosi giù con la faccia a terra, adorerà Dio,
proclamando che Dio è veramente fra voi.
(1 Corinzi 14:23-25)
Ben diverso è
l’effetto che ha il dono
di profezia, sia sulla chiesa che sui non credenti:
…la profezia, invece,
serve di segno non per i non credenti,
ma per i credenti.
…se tutti profetizzano ed
entra qualche non credente o qualche estraneo, egli è convinto da tutti, è
scrutato da tutti, i segreti del suo cuore sono svelati; e così, gettandosi
giù con la faccia a terra, adorerà Dio, proclamando che Dio è veramente fra
voi.
E’
un segno per i credenti in quanto anche
i non credenti saranno essi stessi a
proclamare che Dio è
veramente fra voi.
Il dono delle lingue ha quindi un valore limitato, sempre che non venga interpretato, e Paolo sta
cercando in tutti i modi di correggere i corinzi su questo argomento.
***
Applicazione pratica circa il coinvolgimento globale,
ordinato e nei limiti, nell’adorazione comunitaria.
Che dunque, fratelli? Quando vi riunite, avendo ciascuno di voi un salmo, o
un insegnamento, o una rivelazione, o un parlare in altra lingua, o
un'interpretazione, si faccia ogni cosa per l'edificazione.
Se c'è chi parla in altra lingua, siano due o tre al massimo a farlo, e
l'uno dopo l'altro, e qualcuno interpreti. Se
non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e parlino a se stessi e a
Dio.
(1 Corinzi 14:26-28)
In questi versi in particolare
vediamo come questo coinvolgimento sia davvero
globale,
avendo
ciascuno di voi, ma questo coinvolgimento deve comunque avere comunque uno scopo ben
definito,
si faccia ogni cosa per l'edificazione.
Paolo in questo passo non sta
dando una particolare specifica “liturgia”, ma
sta dando i principi che
devono regolare l’ordine nelle riunioni della chiesa,
principi che regolano
la varietà, l’ordine
e i limiti con un obiettivo comune:
l’edificazione!
Varietà:
Durante gli incontri
comunitari ci sono molte “attività” nelle quali
ciascuno
deve portare qualcosa (un
salmo, un canto, una testimonianza, un insegnamento, una rivelazione in
modo chiaro e comprensibile per tutti),
proprio come un
pasto di un’agape, ognuno deve
contribuire per l’utile comune (l‘edificazione comune).
Ogni membro,
ogni singola parte che costituisce la Chiesa, ha il dovere di
contribuire alla reciproca edificazione in quanto:
Da lui
tutto il corpo ben collegato e
ben connesso mediante l'aiuto fornito
da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore di
ogni singola parte, per edificare se stesso nell'amore. (Efesini 4:16)
Non dare quindi
il proprio contributo
all’edificazione comune durante gli incontri comunitari
significa quindi
non svolgere un compito
di reciproco sostegno voluto dal Signore, e non permettere che ciò avvenga (nell’ordine e
decoro) è un atto di disubbidienza che Paolo additerà in ultimo.
Questa edificazione reciproca è
varia e consiste in:
- un salmo (in genere con questo termine si intende
una espressione di lode, che può
consistere in un inno,
una testimonianza atta a portare
gloria a Dio una lettura di un brano
della Scrittura che glorifica il Signore).
Ed anche in queste espressioni dobbiamo usare
lo Spirito e l’Intelligenza,
ovvero devono, da un lato portare
gloria a Dio e dall’altro essere
comprensibili a tutti.
Per questo dobbiamo:
- negli inni:
- preoccuparci che
siano comprensibili (evitare
termini arcaici non più di uso corrente, o quanto meno preoccuparci di
spiegarli);
- evitare inni in lingua straniera
(compreso l’ebraico, se non compreso da tutti, o quanto meno
preoccuparci di tradurli);
…altrimenti
io farò un bel ringraziamento, una bella lode; ma l'altro non è edificato…
- nell’insegnamento (ovvero una riflessione basata
sulla Scrittura, una testimonianza
atta a trasmettere un incoraggiamento spirituale):
- preoccuparci che sia comprensibile (evitare particolari strettamente
personali che portano a distrarre la mente dalla Scrittura o dal momento di
edificazione);
- nel trasmettere una rivelazione
(ovvero
una espressione profetica basata sulla Scrittura atta a far
conoscere, nel dettaglio la volontà particolare di Dio per una certa
situazione utile alla Chiesa):
- preoccuparci che sia comprensibile
(evitare particolari che portano a distrarre la mente dalla Scrittura o dal
momento di edificazione);
- nell’espressione di un parlare in altra lingua, o un'interpretazione:
- preoccuparci che ogni cosa ed ogni espressione
sia comprensibile (evitare
espressioni non comprensibili o il parlare tutti insieme uno sull’altro…);
Ordine:
Durante gli incontri
comunitari qualsiasi espressione di lode deve essere data in modo ordinato, chiaro e
comprensibile per tutti e nella reciproca sottomissione,
lasciando la libertà dello Spirito Santo di agire per mezzo di tutti coloro che
Egli utilizza come vuole, l'uno dopo
l'altro…
Limiti:
Ci sono anche dei limiti che portano al “tacere”:
Se non vi è chi interpreti, tacciano nell'assemblea e parlino a se stessi e
a Dio…
***
Applicazione pratica circa il coinvolgimento globale,
ordinato e nei limiti, nell’insegnamento.
Anche i profeti parlino in due o tre e gli altri giudichino; se una
rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente taccia.
Infatti tutti potete profetare a uno a uno, perché tutti imparino e tutti
siano incoraggiati.
Gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti, perché Dio non è un Dio
di confusione, ma di pace.
(1 Corinzi 14:29-33)
L’esercizio del
dono di profezia non è così
arbitrario come spesso, erroneamente viene inteso e praticato, la Chiesa non
è un luogo dove uno può “pontificare”, dettare “dogmi”, o fare sfoggio della
propria vanità, Essa è un luogo dove le persone devono essere edificate e
Dio deve essere onorato.
Gli incontri comunitari e coloro che vi partecipano dovrebbero riflettere
il carattere di Dio, e
Dio non è un Dio di confusione, ma di
pace, e lo Suo
Spirito Santo lavora nei cristiani per produrre lo stesso
frutto:
Il frutto dello Spirito invece è amore, gioia,
pace,
pazienza, benevolenza, bontà,
fedeltà, mansuetudine, autocontrollo.
(Galati 5:22)
Possiamo quindi apprezzare come anche durante l’insegnamento profetico ci
sia:
Varietà:
- innanzi tutto vediamo come
l’azione dello Spirito Santo sia superiore anche alla nostra
“programmazione”:
…se una rivelazione è data a uno di quelli che stanno seduti, il precedente
taccia…
- poi vediamo anche come questo praticare l’insegnamento non sia un dono
riservato a pochi referenziati ed abilitati da un titolo accedemico, ma
a tutti coloro che ne hanno il dono,
dato dallo Spirito Santo come Egli
vuole per l’edificazione comune:
…tutti potete profetare a uno a uno…
- in ultimo vediamo come
il profeta, nell’esercizio del Suo
dono sia anche sottoposto ai suoi confratelli
profeti:
…gli spiriti dei profeti sono sottoposti ai profeti…
Ordine:
Durante gli incontri
comunitari ed in particolare durante
l’attività specifica di
insegnamento della Parola,
chi ha il dono specifico
(i profeti, i dottori…),
devono portare qualche rivelazione o
insegnamento in modo ordinato,
chiaro e comprensibile per tutti e nella reciproca sottomissione,
lasciando la libertà dello Spirito Santo di agire per mezzo di tutti coloro che
Egli utilizza come vuole.
Per questo motivo essi devono
profetare a uno a uno, perché tutti
imparino e tutti siano incoraggiati (in quanto l’esercizio del dono
diventa comprensibile)
Limiti:
- se lo Spirito Santo da
una rivelazione è data a uno
(dei profeti) di quelli che stanno seduti, il precedente taccia!
L’azione dello Spirito Santo è superiore all’esercizio
di un insegnamento!
Dobbiamo insomma esporre
gli insegnamenti del Signore in modo comprensibile, ordinato e nei limiti
dalla dignità.
***
Applicazione pratica
dell’insegnamento circa il comportamento delle donne in assemblea.
Come si fa in tutte le chiese dei santi, le donne tacciano nelle assemblee,
perché non è loro permesso di parlare; stiano sottomesse, come dice anche la
legge.
Se vogliono imparare qualcosa, interroghino i loro mariti a casa; perché è
vergognoso per una donna parlare in assemblea.
(1 Corinzi 14:36-38)
-
le donne tacciano
nelle assemblee, perché è vergognoso
(non è dignitoso)
per una donna parlare in
assemblea.
Innanzi tutto dobbiamo
eliminare dalla nostra mente qualsiasi pensiero di
disparità di trattamento
o considerazione da parte di Dio, tra l’uomo e la donna, in quanto
la donna è coerede con
l’uomo delle ricchezze di Dio ed
ha pari dignità davanti a Lui:
D'altronde,
nel Signore, né la donna è senza
l'uomo, né l'uomo senza la donna. Infatti,
come la donna viene dall'uomo, così
anche l'uomo esiste per mezzo della donna e ogni cosa è da Dio.
(1 Corinzi 11:11-12)
Anche voi, mariti, vivete
insieme alle vostre mogli con il riguardo dovuto alla donna, come a un vaso
più delicato.
Onoratele, poiché anch'esse sono eredi con voi della grazia della vita, affinché le vostre preghiere non siano impedite.
(1 Pietro 3:7)
Ma Paolo sta parlando di una “situazione transitoria”, sulla terra ancora soggetta alla vanità della
caduta dove persistono ancora gli effetti devastanti del peccato di Eva e di
Adamo, e pertanto, a causa di questo, occorre rispettare dei “limiti“
a causa di agenti che non sono ancora
stati ”completamente liberati”, non possiamo sapere molto di più, ma ci sono
la creazione stessa, gli angeli, che hanno bisogno di
segni di sottomissione!
Ed è
in questo contesto che
possiamo comprendere perché la donna, mentre
prega o profetizza in assemblea,
deve portare il
velo o deve essere sottomessa al marito:
Ma
voglio che sappiate che il capo di ogni uomo è Cristo, che il capo della
donna è l'uomo, e che il capo di Cristo è Dio.
Ogni uomo che prega o
profetizza a capo coperto fa disonore al suo capo; ma
ogni donna che prega o profetizza senza avere il capo coperto fa
disonore al suo capo, perché è come se fosse rasa.
Perché se la donna non ha
il capo coperto, si faccia anche tagliare i capelli! Ma se per una donna è
cosa vergognosa farsi tagliare i capelli o radere il capo, si metta un velo.
Poiché, quanto all'uomo,
egli non deve coprirsi il capo, essendo immagine e gloria di Dio; ma la
donna è la gloria dell'uomo; perché l'uomo non viene dalla donna, ma la
donna dall'uomo; e l'uomo non fu creato per la donna, ma la donna per
l'uomo.
Perciò
la donna deve, a causa degli angeli,
avere sul capo un segno di autorità.
(1 Corinzi 11:3-10)
Allo stesso modo, le
donne si vestano in modo decoroso, con pudore e modestia: non di trecce e
d'oro o di perle o di vesti lussuose, ma di opere buone, come si addice a
donne che fanno professione di pietà.
La donna impari in silenzio con ogni sottomissione.
Poiché non permetto alla donna d'insegnare, né di usare autorità sul
marito, ma stia in silenzio.
Infatti Adamo fu formato
per primo, e poi Eva; e Adamo non fu
sedotto; ma la donna, essendo stata sedotta, cadde in trasgressione;
tuttavia sarà salvata partorendo figli, se persevererà nella fede,
nell'amore e nella santificazione con modestia.
(1 Timoteo 2:9-15)
Possiamo quindi comprendere
come
l’insegnamento della
Parola, deve pertanto
essere portato dagli uomini, perché in principio
Dio parlò ad Adamo ed
era compito di Adamo di istruire Eva, sovvertire questo principio porta al rischio di
sbagliare strada, esporsi alle tentazioni, proprio come in Eden!
***
Autorità apostolica degli insegnamenti
La parola di Dio è forse proceduta da voi? O è forse pervenuta a voi soli?
Se qualcuno pensa di essere profeta o spirituale, riconosca che le cose che
io vi scrivo sono comandamenti del Signore.
E se qualcuno lo vuole ignorare, lo ignori.
Paolo sa che l’insegnamento
che ha portato ai fratelli di Corinto non sarà accettato con serenità,
proprio per questo mette davanti a loro la Sua autorità apostolica.
Forse anche noi oggi facciamo
resistenza davanti a questi insegnamenti, le nostre
usanze collaudate, le nostre
tradizioni, la nostra
cultura, tutte queste cose
cozzano davanti agli
insegnamenti apostolici, quindi?
Vogliamo arroccarci nella
nostre convinzioni o vogliamo (da profeti e spirituali)
riconoscere che le cose
che scritte sono comandamenti del Signore?
Se poi lo
vogliamo ignorare, ignoriamolo pure, ma ricordiamoci che:
Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui; poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
(1 Corinzi 3:17)
Chi
dunque mi
riconoscerà davanti agli uomini,
anch'io riconoscerò lui davanti al
Padre mio che è nei cieli.
(Matteo 10:32)
***
Conclusione e finalità dell’insegnamento
Pertanto, fratelli, desiderate il profetare, e non impedite il parlare in
altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con dignità e con ordine.
Egli non si arroga il diritto
di prendere decisioni che spettano allo Spirito Santo, egli esorta a
desiderare il profetare
in quanto è sicuramente
utile alla edificazione della
Chiesa, ma apprezziamo anche che seppur
davanti ad un contesto di disordine, arriva a dire:
…non impedite il parlare in altre lingue; ma ogni cosa sia fatta con
dignità e con ordine.
(1 Corinzi 14:39)
…ma ogni cosa sia fatta
con dignità e con ordine.
Non è quindi importante avere
una formula rigida, una liturgia tradizionale metodica nella conduzione
della chiesa,
è importante però seguire dei principi fondamentali per
raggiungere l’obiettivo della riunione
comune,
l’edificazione della
Chiesa!
E
Dio, per mezzo dello
Spirito Santo ha provveduto in ogni modo affinché questo obiettivo sia
raggiunto:
Ed
è Lui che ha dato gli uni, come apostoli; gli altri, come profeti; gli
altri, come evangelisti; gli altri, come pastori e dottori,
per il perfezionamento dei santi,
per l'opera del ministerio, per la
edificazione del corpo di Cristo,
finché tutti siamo arrivati all'unità della fede e della piena conoscenza
del Figliuol di Dio, allo stato d'uomini fatti, all'altezza della statura
perfetta di Cristo; affinché non
siamo più de' bambini, sballottati e portati qua e là da ogni vento di
dottrina, per la frode degli uomini, per l'astuzia loro nelle arti
seduttrici dell'errore, ma che,
seguitando verità in carità, noi cresciamo in ogni cosa verso colui che è il
capo, cioè Cristo.
Da Lui tutto il corpo ben collegato e ben connesso mediante l'aiuto fornito
da tutte le giunture, trae il proprio sviluppo nella misura del vigore
d'ogni singola parte, per edificar se stesso nell'amore.
(Efesini 4:11-16)