Il giudizio riservato ai ribelli
Infatti, se persistiamo nel peccare volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità,
non rimane più alcun sacrificio per i peccati; ma una terribile attesa del
giudizio e l'ardore di un fuoco che divorerà i ribelli.
Chi trasgredisce la legge di Mosè viene messo a morte senza pietà sulla
parola di due o tre testimoni.
Di quale peggior castigo, a vostro parere, sarà giudicato degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio
e avrà considerato profano il sangue del patto con il quale è stato
santificato e avrà disprezzato lo Spirito della grazia?
Noi conosciamo, infatti, colui che ha detto:
«A me appartiene la vendetta! Io
darò la retribuzione!»
E ancora: «Il Signore giudicherà
il suo popolo».
È terribile cadere nelle mani del Dio vivente.
(Ebrei 10:26-31)
***
Grandi sono i privilegi
che invitano ad avvicinarsi a Dio con fede ed a mantenere ferma la speranza
e ravvivare continuamente l’amore, ma altresì
grandi sono i pericoli di chi
disprezza (trascurandoli) i privilegi concessi.
Da questi pericoli l'autore della lettera trae un
secondo motivo a perseveranza.
***
Infatti, se persistiamo nel peccare
volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità, non rimane
più alcun sacrificio per i peccati; ma
una terribile attesa del giudizio
e l'ardore di un fuoco che divorerà i ribelli.
L’autore della lettera dichiara qui in modo esplicito che
una volta che abbiamo ricevuto la
conoscenza della Verità e la rifiutiamo, non possiamo più ritenerci privi di
colpa ed appellarci alla “nostra
ignoranza” ed alla “pazienza
di Dio”.
Questo concetto è anche rivelato dall’apostolo Paolo:
Ora però, indipendentemente dalla legge, è stata manifestata la giustizia di
Dio, della quale danno testimonianza la legge e i profeti: vale a dire la
giustizia di Dio mediante la fede in Gesù Cristo, per tutti coloro che
credono - infatti non c'è distinzione: tutti hanno peccato e sono privi
della gloria di Dio - ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia,
mediante la redenzione che è in Cristo Gesù.
Dio lo ha prestabilito come sacrificio propiziatorio mediante la fede nel
suo sangue, per dimostrare la sua giustizia,
avendo usato tolleranza verso i
peccati commessi in passato, al
tempo della sua divina pazienza; e per dimostrare la sua giustizia nel
tempo presente affinché egli sia giusto e giustifichi colui che ha fede in
Gesù.
(Romani 3:21-26)
Pertanto il
persistere nel peccare
volontariamente dopo aver ricevuto la conoscenza della verità,
significa rimanere nello stato di peccatore impenitente, ovvero di
oltraggiatore del Figlio di Dio,
profanatore del sangue del patto
e
sprezzante dello Spirito della
Verità!
Questa è una situazione terribile per l’uomo, la più terribile in cui egli
possa trovarsi, ricordiamo cosa disse Gesù:
E chiunque parlerà contro il Figlio dell'uomo, sarà perdonato; ma
chi avrà bestemmiato contro lo
Spirito Santo, non sarà perdonato.
(Luca 12:10)
Non dobbiamo cadere nell’errore di pensare che
un peccato possa far decadere la
Grazia di Dio in Cristo Gesù, sarebbe come ammettere che il sacrificio
di Gesù Cristo abbia un valore “temporaneo”
come i vecchi sacrifici prescritti dalla Legge (che erano un’ombra del Vero
Sacrificio).
Paolo dichiara che:
… infatti il peccato non avrà più
potere su di voi; perché non siete sotto la legge ma sotto la grazia.
(Romani 6:14)
Come possiamo notare, Paolo insegna che, per coloro che hanno creduto ed
hanno accettato la Grazia di Dio offerta in Cristo,
il peccato non avrà più potere
su di loro (non dice che “non
ha”)!
Ed ancora dichiara che:
Non c'è dunque più nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,
perché la legge dello Spirito
della vita in Cristo Gesù mi ha
liberato dalla legge del peccato e della morte.
Infatti, ciò che era impossibile
alla legge, perché la carne la rendeva impotente,
Dio lo ha fatto; mandando il
proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato,
ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge
fosse adempiuto in noi, che
camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
(Romani 8:1-4)
***
Chi trasgredisce la legge di Mosè
viene messo a morte senza pietà
sulla parola di due o tre testimoni.
Di quale peggior castigo,
a vostro parere, sarà giudicato
degno colui che avrà calpestato il Figlio di Dio e avrà considerato profano
il sangue del patto con il quale è stato santificato e
avrà disprezzato lo Spirito della
grazia?
L’autore della lettera vuole qui mettere in evidenza la superiorità della
responsabilità di non considerare il
dono dello Spirito della Grazia di
Dio espresso nel
sangue del patto,
rispetto a quanto era la già seria e severa la situazione di chi non
rispettava il Vecchio Patto.
Questa è la terribile condizione dei “ribelli”,
non “dei cattivi”,
il rifiutare la Grazia offerta da Dio è IL PECCATO!
La condanna
a morte secondo
la Legge di Mosè veniva
inflitta
senza pietà
sulla parola di due o tre testimoni.
Bastava la parola di due o tre
uomini per condannare il reo di un misfatto…
Di quale peggior castigo,
a vostro parere, sarà giudicato
degno colui che avrà calpestato LA PAROLA DI DIO, il Figlio di Dio?
Non solo,
di quale peggior castigo,
a vostro parere, sarà giudicato
degno colui che avrà considerato profano il SANGUE DEL FIGLIO DI DIO SPARSO
PER LA SUA SANTIFICAZIONE?
Non solo, di quale peggior castigo,
a vostro parere, sarà giudicato
degno colui che avrà disprezzato lo SPIRITO DELLA GRAZIA OFFERTA DA DIO?
Ci rendiamo conto della solennità di queste domande?
- Come possiamo
calpestare il Figlio di Dio?
Gesù non è più presente fisicamente tra di noi come non lo era più all’epoca
della redazione di questa lettera… allora perché l’autore dice che è
possibile ancora
calpestare il Figlio di Dio?
Noi abbiamo imparato che Gesù Cristo
è la Parola di Dio incarnata:
Nel principio era la Parola, la Parola era con Dio, e la Parola era Dio.
E la Parola è diventata carne e ha abitato per un tempo fra di noi,
piena di grazia e di verità; e noi
abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre.
… la legge è stata data per mezzo di Mosè;
la grazia e la verità sono venute
per mezzo di Gesù Cristo.
(tratto da Giovanni 1:1-17)
Gesù poi disse:
In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha vita eterna;
e non viene in giudizio, ma è
passato dalla morte alla vita.
(Giovanni 5:24)
E ancora disse degli apostoli:
Io ho dato loro la tua parola…
(Giovanni 17:14)
E pregando per noi disse:
Non prego soltanto per questi, ma anche per
quelli che credono in me per mezzo
della loro parola…
(Giovanni 17:20)
Quindi la PAROLA DI DIO è nel VANGELO e negli scritti apostolici che ci sono
pervenuti sotto il nome di NUOVO TESTAMENTO o NUOVO PATTO, che come stiamo
studiando nella lettera agli ebrei sono di gran lungo più autorevoli del
VECCHIO TESTAMENTO e del VECCHIO PATTO che aveva funzioni diverse:
… la legge
(che serve per giungere alla conoscenza dello stato di peccato – cfr Romani
3:20) è stata data per mezzo di Mosè;
la grazia e la verità sono
venute per mezzo di Gesù Cristo.
Se noi calpestiamo (ovvero passiamo sopra con i nostri piedi con
indifferenza) alla Parola di Dio, noi stiamo
calpestando il Figlio di Dio.
- Come possiamo
considerare profano il sangue del
patto?
Gesù non è più presente fisicamente tra di noi come non lo era più all’epoca
della redazione di questa lettera… il suo sangue fisico non è conservato in
alcuna ampolla (e meno male!)… …allora perché l’autore dice che è possibile
ancora
considerare profano il sangue del
patto?
Non necessariamente dobbiamo dissacrare con atti o parola il sangue fisico
di Gesù… il sangue di Gesù sparso per tutto il mondo, ha una funzione
spirituale universale, sufficiente per la salvezza di tutto il mondo:
Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito Figlio,
affinché chiunque crede in lui
non perisca, ma abbia vita eterna.
(Giovanni 3:16)
Il sangue di Gesù è stato versato, e Gesù disse che il suo sangue è il sangue del patto (cfr Matteo 26:28),
considerarlo profano
significa fare come fece Esaù per la sua primogenitura:
Esaù che per una sola pietanza vendette la sua primogenitura.
(Ebrei 12:16)
Gesù ci ha detto che non possiamo amare due padroni (cfr Matteo 6:24)… …non
illudiamoci, dobbiamo scegliere e non possiamo scegliere due eredità… …o
scegliamo di vivere la NUOVA VITA in CRISTO, oppure scegliamo di continuare
a vivere la VECCHIA VITA
considerando profano il sangue di
Cristo!
- Come possiamo
disprezzare lo Spirito della grazia?
Abbiamo prima letto che
la grazia e la verità sono
venute per mezzo di Gesù Cristo. (Giovanni 1:17)
Lo
Spirito della Grazia è stato
promesso da Gesù stesso ed è lo
Spirito Santo che è presente in questo periodo di Grazia che stiamo
vivendo, dove Dio ci chiama ad
andare a Lui passando per il sacrificio di Gesù Cristo.
Disprezzarlo
significa non dargli quel GIUSTO VALORE che ha… significa
non appropriarcene in quanto
lo consideriamo
inutile, superfluo, non
indispensabile,
non degno di valore…
semplicemente
preferirgli altro.
Tutto questo non rimarrà impunito…
***
Noi conosciamo,
infatti, colui che ha detto: «A me
appartiene la vendetta! Io darò la retribuzione!»
E ancora: «Il
Signore giudicherà il suo popolo».
È terribile cadere nelle mani del Dio vivente.
L’autore ci ricorda che
noi conosciamo per la
Scrittura, per mezzo della storia e per nostra personale esperienza;
sappiamo quanto sia
Vero, quanto sia
Infallibile Scrutatore, quanto
sia Santo e Giusto, quanto sia
Tremendo nella sua Potenza
Colui che ha riservato a sè il
giudizio e la retribuzione.
Verrà il giorno della vendetta, è annunciato e profetizzato:
Poiché è giusto da parte di Dio rendere a quelli che vi affliggono,
afflizione; e a voi che siete afflitti, riposo con noi, quando il Signore
Gesù apparirà dal cielo con gli angeli della sua potenza, in un fuoco
fiammeggiante, per far vendetta di
coloro che non conoscono Dio, e di coloro che non ubbidiscono al vangelo del
nostro Signore Gesù.
Essi saranno puniti di eterna rovina, respinti dalla presenza del Signore e
dalla gloria della sua potenza, quando verrà per essere in quel giorno
glorificato nei suoi santi e ammirato in tutti quelli che hanno creduto,
perché la nostra testimonianza in mezzo a voi è stata creduta.
(2 Tessalonicesi 1:6-10)
Lo preannunciavano già i profeti dell’Antico Patto:
Ecco il giorno del SIGNORE giunge:
giorno crudele,
d'indignazione e d'ira furente, che farà della terra un deserto e
ne distruggerà i peccatori.
Poiché le stelle e le costellazioni del cielo non faranno più brillare la
loro luce; il sole si oscurerà mentre sorge, la luna non farà più
risplendere il suo chiarore.
Io punirò il mondo per la sua malvagità e gli empi per la loro iniquità;
farò cessare l'alterigia dei superbi e abbatterò l'arroganza dei tiranni.
(Isaia 13:9-11)
Lo annuncia Pietro negli scritti del Nuovo Patto:
Il giorno del Signore verrà come un ladro:
in quel giorno i cieli passeranno stridendo, gli elementi infiammati si
dissolveranno, la terra e le opere
che sono in essa saranno bruciate.
Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi,
quali non dovete essere voi, per
santità di condotta e per pietà, mentre attendete e affrettate la venuta
del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si dissolveranno e gli elementi
infiammati si scioglieranno!
(2 Pietro 3:10-12)
Per questo Pietro scongiurava gli uditori del giorno della pentecoste e
scongiura ancora oggi gli uomini che odono la Parola:
Salvatevi da questa perversa generazione!
(Atti 2:40)
E come dice proprio l’autore della lettera agli ebrei:
Oggi, se udite la sua voce, non indurite i vostri cuori!
(Ebrei 4:7)
***
Solo non indurendo i nostri
cuori, onorando il Figlio di Dio, considerando santo ed utile il suo sangue
per la nostra purificazione ed accettando lo Spirito della Grazia, ci salveremo
da questa perversa generazione!
***
Come abbiamo quindi imparato, per coloro che hanno creduto ed hanno
accettato la Grazia di Dio offerta in Cristo,
il peccato non avrà più potere
su di loro.
E ancora:
Non c'è dunque più nessuna
condanna per quelli che sono in Cristo Gesù,
perché la legge dello Spirito
della vita in Cristo Gesù mi ha
liberato dalla legge del peccato e della morte.
Infatti, ciò che era impossibile
alla legge, perché la carne la rendeva impotente,
Dio lo ha fatto; mandando il
proprio Figlio in carne simile a carne di peccato e, a motivo del peccato,
ha condannato il peccato nella carne, affinché il comandamento della legge
fosse adempiuto in noi, che
camminiamo non secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
(Romani 8:1-4)
Ma qui nasce un piccolo/grande fraintendimento sul termine “giudizio”.
Spesso siamo un po’ in confusione circa il giudizio dei credenti,
siamo sicuramente consapevoli che Dio giudicherà gli uomini ribelli
ed impenitenti, ma spesso siamo poco consapevoli che vi è un giudizio
anche per i credenti.
Nel messaggio di Dio, troviamo espresso in molti punti, passi che ci parlano
di giudizio, avvertimento, riprensione, sia nei confronti di Israele che nei
confronti della Chiesa.
L’apostolo Paolo scrive:
Noi tutti
infatti dobbiamo comparire davanti
al tribunale di Cristo, affinché
ciascuno riceva la retribuzione
di ciò che ha fatto quando era nel corpo,
sia in bene sia in male.
(2 Corinzi 5:10)
E Pietro ci avverte:
Infatti è giunto il tempo in cui il
giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi,
quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio?
(1 Pietro 4:17)
Paolo altresì ci ricorda:
Non vi ingannate;
non ci si può beffare di Dio; perché quello che l'uomo avrà seminato, quello
pure mieterà.
Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne;
ma chi semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.
(Galati 6:7-8)
Come è possibile parlare di giudizio di Dio sulla Chiesa e sui credenti.
E’ corretto parlarne?
Dobbiamo giudicare?
Cos’è un giudizio?
Se riprendiamo un fratello che sbaglia, lo stiamo giudicando?
Francamente penso che ci sia non poca confusione a riguardo.
Il termine “giudizio”, nella Parola di Dio, ha almeno tre significati
distinti:
-
Una condanna
-
Una sentenza
-
Una valutazione
Il Giudizio come condanna
Per quanto riguarda i credenti, “il giudizio” non è
sicuramente “la condanna”, in quanto Paolo enuncia un fondamentale
insegnamento:
Non c'è
dunque più nessuna condanna per
quelli che sono in Cristo Gesù…
(Romani 8:1)
Quando noi parliamo di giudizio di Dio sui credenti non dobbiamo
parlarne in termini di condanna, ma dobbiamo tenere però conto che nelle
lettere delle sette chiese dell’Asia minore dell’Apocalisse, troviamo a
Tiatiri, Pergamo, Sardi e altrove, due categorie di persone:
-
coloro che “frequentano” la chiesa;
-
coloro che sono veramente stati rigenerati.
Molti frequentano una chiesa ma ciò non garantisce di essere liberati dalla
condanna di Dio, non per niente l’autore stesso più avanti dirà:
Impegnatevi a cercare la pace con tutti e la santificazione senza la quale
nessuno vedrà il Signore; vigilando
bene che nessuno resti privo della grazia di Dio;
(Ebrei 12:14-15)
Si può correre il rischio di riposarsi su una falsa certezza, che non
poggia su un sincero ravvedimento e conversione che va ben oltre il
frequentare una chiesa o professare una religione.
Il Signore Gesù non ha mai detto che frequentando una chiesa, adempiendo a
“doveri religiosi” l’uomo ottiene la redenzione.
Per essere liberati dal giudizio di Dio, occorre essere “in Cristo
Gesù”!
Essere in Cristo Gesù, significa identificarci con Lui, sempre l’apostolo
Paolo scrive:
Siamo
dunque stati sepolti con lui
mediante il battesimo nella sua
morte, affinché, come Cristo è
stato risuscitato dai morti mediante la gloria del Padre, così
anche noi camminassimo in novità di
vita.
Perché se siamo stati totalmente
uniti a lui in una morte simile alla sua, lo saremo anche in una
risurrezione simile alla sua.
Sappiamo infatti che il nostro
vecchio uomo è stato crocifisso con lui affinché il corpo del peccato
fosse annullato e noi non serviamo più al peccato; infatti colui che è morto
è libero dal peccato.
Ora, se siamo morti con Cristo,
crediamo pure che vivremo con lui,
sapendo che Cristo, risuscitato dai morti, non muore più; la morte non ha
più potere su di lui.
Poiché il suo morire fu un morire al peccato, una volta per sempre; ma il
suo vivere è un vivere a Dio. Così
anche voi fate conto di essere morti
al peccato, ma viventi a Dio, in Cristo Gesù.
(Romani 6:4-11)
Soltanto chi è veramente unito a Cristo è “in Lui”, altrimenti…
…facciamo molta attenzione, il giudizio di condanna grava ancora
sulla nostra testa!
***
Il Giudizio come sentenza
Infatti è giunto il tempo in cui il
giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi,
quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio?
E se il giusto è salvato a stento, dove finiranno l'empio e il peccatore?
(1 Pietro 4:17-18)
Perché il giudizio deve cominciare dalla casa di Dio?
Questo fa parte del disegno di Dio e lo troviamo ben descritto nel libro
dell’Apocalisse, prima le chiese (riprensione, sentenze e valutazione), poi
il mondo corrotto (la condanna ed il giudizio).
Paolo, parla di “Giusto Giudice”:
Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia partenza è giunto. Ho combattuto il buon combattimento,
ho finito la corsa, ho conservato la fede. Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore, il giusto giudice,
mi assegnerà in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che
avranno amato la sua apparizione.
(2 Timoteo 4:6-8)
Per questo Paolo più volte ci esorta a “badare
a se stessi”, “fare attenzione a
noi stessi”, perché c’è un giudice che ci osserva e ci valuta!
Spesso accade che per compensare ad alcune cose peccaminose che non
riusciamo ad abbandonare, facciamo molte opere per “ripagare” questa
mancanza, ma questa è solo un’illusione, nessun peccato può essere
compensato per aver moltiplicato altre buone opere (vedi esempio di Mosè ed
Aaronne in seguito).
Il peccato va riconosciuto e abbandonato, altrimenti dovremo subire un
giudizio di Dio!
Nella Parola di Dio abbiamo molti esempi di giudizi di Dio nei confronti di
uomini fedeli, sia nell’antico patto che nel nuovo patto.
Esempi di sentenze per i “giusti”
1)
Miriam, figlia di Israele
Maria e Aaronne parlarono contro Mosè a causa della moglie cusita che aveva
presa; poiché aveva sposato una Cusita.
E dissero: «Il SIGNORE ha parlato soltanto per mezzo di Mosè? Non ha parlato
anche per mezzo nostro?» E il
SIGNORE lo udì.
Or Mosè era un uomo molto umile, più di ogni altro uomo sulla faccia della
terra.
Il SIGNORE disse a un tratto a Mosè, ad Aaronne e a Maria: «Uscite
voi tre, e andate alla tenda di convegno». Uscirono tutti e tre.
Il SIGNORE scese in una colonna di nuvola, si fermò all'ingresso della
tenda, chiamò Aaronne e Maria; tutti e due si fecero avanti.
Il SIGNORE disse: «Ascoltate ora le mie parole; se vi è tra di voi qualche
profeta, io, il SIGNORE, mi faccio conoscere a lui in visione, parlo con lui
in sogno. Non così con il mio
servo Mosè, che è fedele in tutta la mia casa.
Con lui io parlo a tu per tu, con chiarezza, e non per via di enigmi; egli
vede la sembianza del SIGNORE.
Perché dunque non avete temuto di parlare contro il mio servo, contro Mosè?»
L'ira del SIGNORE si accese contro di loro,
ed egli se ne andò, e la nuvola si ritirò di sopra alla tenda; ed ecco
Maria era lebbrosa, bianca come
neve; Aaronne guardò Maria, e vide che era lebbrosa.
Aaronne disse a Mosè: «Ti prego, mio signore, non farci portare la pena di
un peccato che abbiamo stoltamente commesso, e di cui siamo colpevoli.
Ti prego, che lei non sia come il bimbo nato morto, la cui carne è già mezzo
consumata quando esce dal seno materno!»
Mosè gridò al SIGNORE, dicendo: «Guariscila, o Dio, te ne prego!»
Il SIGNORE rispose a Mosè: «Se suo
padre le avesse sputato in viso, non ne porterebbe la vergogna per sette
giorni? Stia dunque isolata fuori dell'accampamento sette giorni; poi, vi
sarà di nuovo ammessa».
Maria dunque fu isolata fuori dell'accampamento sette giorni;
e il popolo non si mise in cammino finché Maria non fu riammessa
nell'accampamento.
Poi il popolo partì da Aserot e si accampò nel deserto di Paran.
(Numeri 12:1-12)
Miriam non accettava l’ordine che Dio aveva stabilito per quel tempo in
Israele, il mormorio di Miriam contro Mosè, per la sua situazione
matrimoniale.
La lebbra di Maria rende palese il peccato di Miriam, il peccato ha
sempre degli effetti, alcune volte sono nascosti, altre volte ( quando
serve per esempio per gli altri ) diventa palese.
Il peccato deturpa, porta morte, è contagioso, è un problema di comunità, il
peccato nella chiesa non è mai un fatto isolato, è un problema comune!
Il peccato può essere cancellato solo dal ravvedimento,
Aaronne deve ricredersi del suo peccato, ed il ravvedimento di Aaronne si
materializza (in questo esempio) nel pubblico riconoscimento pubblico della
superiorità di Mosè:
Ti prego, mio signore, non farci portare la pena di un peccato che
abbiamo stoltamente commesso, e di cui siamo colpevoli. Ti prego, che
lei non sia come il bimbo nato morto, la cui carne è già mezzo consumata
quando esce dal seno materno!
Qui il Signore dà una sberla! Dà una sentenza:
Il SIGNORE rispose a Mosè: «Se suo padre le avesse sputato in viso, non
ne porterebbe la vergogna per sette giorni? Stia dunque isolata fuori
dell'accampamento sette giorni; poi, vi sarà di nuovo ammessa».
Maria dunque fu isolata fuori dell'accampamento sette giorni; e il popolo
non si mise in cammino finché Maria non fu riammessa nell'accampamento.
2)
Mosè e Aaronne, figli di Israele
Mosè e Aaronne convocarono l'assemblea di fronte alla roccia, e Mosè disse
loro: «Ora ascoltate, o ribelli; faremo uscire per voi acqua da questa
roccia?»
E Mosè alzò la mano, percosse la roccia con il suo bastone due volte, e ne
uscì acqua in abbondanza; e la comunità e il suo bestiame bevvero.
Poi il SIGNORE disse a Mosè e ad Aaronne: «Siccome
non avete avuto fiducia in me per dare gloria al mio santo nome agli occhi
dei figli d'Israele, voi non condurrete questa assemblea nel paese che io
le do».
Queste sono le acque di Meriba dove i figli d'Israele contestarono il
SIGNORE, che si fece riconoscere come il Santo in mezzo a loro.
(Numeri 20:10-13)
La fedeltà di Mosè, non compensa un solo peccato da lui commesso.
Mosè
stava rimproverando al popolo di essere ribelle quando non si rendeva
conto della sua ribellione che si manifesterà nel suo atto di percuotere
due volte la roccia.
Questo Dio non lo tollera!
Dio sentenziò
nei confronti di Mosè in un modo esemplare, nonostante il ravvedimento di
Mosè, egli non entrò nella terra promessa, nonostante egli chiese più volte
a Dio di tornare indietro nella Sua decisione.
Questo ci insegna che non sempre con il ravvedimento, la pena viene
scontata, anche per Davide fu così con la morte del figlio avuto in
adulterio.
3)
Uzzia, re di Israele
Uzzia aveva inoltre un esercito di combattenti che andava alla guerra per
schiere, composte secondo il numero del censimento fattone dal segretario
Ieiel e dal commissario Maaseia, e messe sotto il comando di Anania, uno dei
generali del re.
Il numero totale dei capi delle case patriarcali, degli uomini forti e
valorosi, era di duemilaseicento.
Essi avevano al loro comando un esercito di trecentosettemilacinquecento
combattenti, preparati a entrare in guerra con gran valore, per sostenere il
re contro il nemico. Uzzia fornì a tutto l'esercito scudi, lance, elmi,
corazze, archi e fionde da scagliare sassi.
Fece fare, a Gerusalemme, delle macchine inventate da esperti per collocarle
sulle torri e sugli angoli, per scagliare saette e grosse pietre.
La sua fama raggiunse paesi lontani, perché egli fu meravigliosamente
soccorso, finché divenne potente.
Ma quando fu divenuto potente, il suo cuore, insuperbitosi, si pervertì, ed
egli commise un'infedeltà contro il SIGNORE, il suo Dio, entrando nel tempio
del SIGNORE per bruciare dell'incenso sull'altare dei profumi.
Ma il sacerdote Azaria entrò
dopo di lui con ottanta sacerdoti del SIGNORE, uomini coraggiosi, i quali si
opposero al re Uzzia, e gli dissero: «Non
spetta a te, Uzzia, di offrire incenso al SIGNORE, ma ai sacerdoti,
figli d'Aaronne, che sono consacrati per offrire i profumi!
Esci dal santuario, poiché tu hai
commesso un'infedeltà! E questo non ti tornerà a gloria davanti a
Dio, al SIGNORE».
Allora Uzzia, che teneva in mano un turibolo per offrire l'incenso, si
adirò.
E mentre si adirava contro i sacerdoti, la lebbra gli scoppiò sulla fronte,
in presenza dei sacerdoti, nella casa del SIGNORE, presso l'altare dei
profumi.
Il sommo sacerdote Azaria e tutti gli altri sacerdoti lo guardarono, ed ecco
che aveva la lebbra sulla fronte; e lo fecero uscire in fretta, ed egli
stesso si affrettò ad andarsene fuori, perché
il SIGNORE lo aveva colpito.
Il re Uzzia fu lebbroso fino al giorno della sua morte e rimase
nell'infermeria come lebbroso, perché era escluso dalla casa del SIGNORE;
e Iotan, suo figlio, era a capo della casa reale e rendeva giustizia al
popolo del paese.
Il rimanente delle azioni di Uzzia, le prime e le ultime, è stato scritto
dal profeta Isaia, figlio di Amots. Uzzia si addormentò con i suoi padri e
fu sepolto con i suoi padri nel campo delle tombe dei re, perché si diceva:
«È lebbroso».
E Iotam, suo figlio, regnò al suo posto.
(2 Cronache 26:11-23)
Uzzia fu un re fedele per tutta la prima parte del suo regno, ma ad un certo
punto “deviò”, si “pervertì”,
questo ci insegna che dobbiamo vegliare su noi stessi, dobbiamo stare
attenti a non cadere, altrimenti ci attireremo il giudizio di Dio.
Uzzia si arrogò il diritto di disonorare il servizio sacro.
Azaria e i suoi sacerdoti ebbero il coraggio di opporsi al re, seppero
rimproverare l’autorità, la avvertirono, ma la caparbietà di Uzzia gli fu un
grave danno!
Il Signore è l’autorità assoluta, non esiste altra autorità sopra di Lui!
Uzzia non si ravvide
(come fece Miriam), e questa sua triste condizione fu la causa della sua
morte e dell’infamia che si portò fino alla fine.
L’avvertimento di Azaria ed ei suoi sacerdoti, ci ricordano quante volte
veniamo ripresi dai fratelli e rispondiamo… …chi
sei tu per giudicare (arrogandoci un diritto di non essere
giudicati, proprio come un re), la fine di Uzzia dovrebbe farci riflettere!
4)
Asa, re di Giuda
Asa fece ciò che è buono e retto agli occhi del SIGNORE, suo Dio.
Tolse via gli altari degli dèi stranieri, e gli alti luoghi; spezzò le
statue, abbatté gli idoli di Astarte.
Ordinò a Giuda di cercare il SIGNORE, Dio dei suoi padri, e di mettere in
pratica la sua legge e i suoi comandamenti.
Tolse
anche via da tutte le città di Giuda
gli alti luoghi e le colonne solari; e, sotto di lui, il regno ebbe
pace.
(2 Cronache 14:1-4)
Zera, l'Etiope, marciò contro di loro con un esercito di un milione d'uomini
e trecento carri, e avanzò fino a Maresa.
Asa uscì contro di lui, e si schierarono a battaglia nella valle di Sefata
presso Maresa.
Allora Asa invocò il suo Dio, e
disse: «SIGNORE, per te non c'è differenza tra il dare soccorso a chi è in
gran numero, e il darlo a chi è senza forza; soccorrici, SIGNORE nostro Dio!
Poiché su di te noi ci appoggiamo, e nel tuo nome siamo venuti contro questa
moltitudine. Tu sei il SIGNORE
nostro Dio; non vinca l'uomo contro di te!»
E il SIGNORE sconfisse gli Etiopi davanti ad Asa e davanti a Giuda, e gli
Etiopi si diedero alla fuga.
(2 Cronache 14:8-11)
Asa è un bellissimo esempio di fede,
egli si affida a Dio e crede fermamente nella Sua liberazione.
Egli si affida all’Eterno degli eserciti,
ed egli si muove anche per l’amore e l’onore del popolo di Dio, Egli si
rende conto che sarebbe una disfatta terribile.
Asa riconosce la sua impotenza e riconosce in Dio ogni potenza!
Il re Asa destituì pure dalla
dignità di regina sua madre Maaca,
perché lei aveva eretto un'immagine
ad Astarte; e Asa abbatté l'immagine, la fece a pezzi e la bruciò presso il
torrente Chidron.
Tuttavia gli alti luoghi non furono eliminati da Israele; sebbene il cuore
di Asa fosse integro durante l'intera sua vita.
Egli fece portare nella casa del SIGNORE le cose che suo padre aveva
consacrate, e quelle che aveva consacrate egli stesso: argento, oro, vasi.
E non ci fu più nessuna guerra fino al trentacinquesimo anno del regno di
Asa.
(2 Cronache 15:16-19)
Asa non ebbe riguardi personali, nemmeno verso sua madre, in lui ci fu una
fedeltà mirabile.
Davanti a chi disonorava Dio, Asa non ebbe alcun riguardo personale!
Per Asa il Signore è sopra tutti!
Ma ad un certo punto avviene qualcosa di spiacevole:
In quel tempo, Canani, il veggente, si recò da Asa, re di Giuda, e gli
disse: «Poiché ti sei appoggiato sul
re di Siria invece di appoggiarti sul SIGNORE, che è il tuo Dio,
l'esercito del re di Siria è scampato dalle tue mani.
Gli Etiopi e i Libi non formavano forse un grande esercito con una
moltitudine immensa di carri e di cavalieri?
Eppure il SIGNORE, perché tu ti eri appoggiato su di lui, li diede nelle tue
mani.
Infatti il SIGNORE percorre con lo sguardo tutta la terra per spiegare la
sua forza in favore di quelli che hanno il cuore integro verso di lui. In
questo tu hai agito da insensato; infatti, da ora in poi avrai delle
guerre».
Asa s'indignò contro il veggente, e lo fece mettere in prigione, tanto
questa cosa lo aveva irritato contro di lui.
E, al tempo stesso, Asa divenne
crudele anche contro alcuni del popolo.
Le azioni di Asa, le prime e le ultime, si trovano scritte nel libro dei re
di Giuda e d'Israele.
Il trentanovesimo anno del suo regno, Asa ebbe una malattia ai piedi; la sua
malattia fu gravissima; e, tuttavia, nella sua malattia non ricorse al
SIGNORE, ma ai medici.
Poi Asa si addormentò con i suoi padri; morì il quarantunesimo anno del suo
regno, e fu sepolto nella tomba che egli aveva fatto scavare per sé nella
città di Davide. Fu steso sopra un letto pieno di profumi e di varie specie
d'aromi composti con arte di profumiere; e ne bruciarono una grandissima
quantità in suo onore.
(2 Cronache 16:7-14)
Asa era un re integro, ma ad un certo punto smise di confidare in Dio e
cercò l’appoggio di un uomo.
Il profeta Canani, ebbe coraggio a mettersi contro il re,
subì la ritorsione di Asa, fu messo in prigione, avrebbe potuto
vivere la sua “integrità” facendo finta di non vedere… d’altronde perché
cercarsi guai?
Ricordiamoci che fu Caino a dire:
Sono forse il guardiano di mio fratello?
(Genesi 4:9)
Ma dov’è il timore di Dio in Asa?
Dov’è finita la fedeltà di Asa?
Il Signore emette quindi una sentenza!
Il trentanovesimo anno del suo regno,
Asa ebbe una malattia ai piedi; la
sua malattia fu gravissima; e, tuttavia, nella sua malattia non ricorse al
SIGNORE, ma ai medici.
5)
Giosafat, re di Giuda
Giosafat, figlio di Asa, regnò al suo posto, e si fortificò contro Israele.
Collocò dei presidi in tutte le città fortificate di Giuda, e pose delle
guarnigioni nel paese di Giuda e nelle città di Efraim, che Asa suo padre
aveva conquistate.
Il SIGNORE fu con Giosafat, perché egli camminò nelle vie che Davide suo
padre aveva seguite da principio,
e non cercò i Baali, ma il Dio di suo padre; si comportò secondo i suoi
comandamenti, senza imitare quel che faceva Israele.
Perciò il SIGNORE assicurò il potere del regno nelle mani di Giosafat; tutto
Giuda gli portava doni, ed egli ebbe ricchezza e gloria in abbondanza.
Il suo coraggio crebbe seguendo le vie del SIGNORE; e fece anche sparire da
Giuda gli alti luoghi e gli idoli di Astarte.
Il terzo anno del suo regno mandò i suoi capi Ben-Ail, Obadia, Zaccaria,
Natanaele e Micaia, a insegnare nelle città di Giuda.
Con essi mandò i Leviti Semaia, Netania, Zebadia, Asael, Semiramot, Gionatan,
Adonia, Tobia e Tob-Adonia, e i sacerdoti Elisama e Ieoram.
Ed essi insegnarono in Giuda.
Avevano con sé il libro della legge del SIGNORE; percorsero tutte le città
di Giuda, e istruirono il popolo.
Il terrore del SIGNORE s'impadronì di tutti i regni dei paesi che
circondavano Giuda, al punto che non mossero guerra a Giosafat.
Una parte dei Filistei portò a Giosafat dei doni, e un tributo in argento;
anche gli Arabi gli portarono del bestiame: settemilasettecento montoni e
settemilasettecento capri.
Giosafat raggiunse un alto grado di grandezza, e costruì in Giuda castelli e
città di rifornimento.
Fece eseguire molti lavori nelle città di Giuda, ed ebbe a Gerusalemme dei
guerrieri, uomini forti e valorosi.
(2 Cronache 17:1-13)
Anche Giosafat, come suo padre Asa, parte molto bene, ma nel suo prosieguo
egli fa un’alleanza particolare:
E Giosafat disse al re d'Israele: «Ti prego, consulta oggi la parola del
SIGNORE».
Allora il re d'Israele radunò i profeti, in numero di quattrocento, e disse
loro: «Dobbiamo andare a far guerra a Ramot di Galaad, o no?»
Quelli risposero: «Va', e Dio la darà nelle mani del re».
Ma Giosafat disse: «Non c'è qui nessun altro profeta del SIGNORE da poter
consultare?»
Il re d'Israele rispose a Giosafat: «C'è
ancora un uomo per mezzo del quale si potrebbe consultare il SIGNORE;
ma io lo odio perché non mi predice
mai nulla di buono, ma sempre del male: è Micaia, figlio d'Imla».
E Giosafat disse: «Non dica così il re».
Allora il re d'Israele chiamò un eunuco, e gli disse: «Fa' subito venire
Micaia, figlio d'Imla».
Il re d'Israele e Giosafat, re di Giuda, sedevano ciascuno sul suo trono,
vestiti dei loro abiti regali, nell'aia che è all'ingresso della porta di
Samaria; tutti i profeti profetizzavano davanti a loro.
Sedechia, figlio di Chenaana, si era fatto delle corna di ferro, e disse:
«Così dice il SIGNORE: "Con queste corna colpirai i Siri finché tu li abbia
completamente distrutti"».
E tutti i profeti profetizzavano
nello stesso modo, dicendo: «Sali contro Ramot di Galaad, e vincerai; il
SIGNORE la darà nelle mani del re».
Il messaggero che era andato a chiamare Micaia, gli parlò così: «Tutti
i profeti, a una voce, predicono del bene al re; ti prego, le tue parole
siano concordi con le loro, e predici del bene!»
Ma Micaia rispose: «Com'è vero che
il SIGNORE vive, io dirò quel che il SIGNORE mi dirà».
Quando giunse davanti al re, il re gli disse: «Micaia, dobbiamo andare a far
guerra a Ramot di Galaad, o no?»
Egli rispose: «Andate pure, e vincerete; i nemici saranno dati nelle vostre
mani».
Il re gli disse: «Quante volte dovrò scongiurarti di non dirmi altro che la
verità nel nome del SIGNORE?»
Micaia rispose: «Ho visto tutto Israele disperso su per i monti, come pecore
che non hanno pastore; e il SIGNORE ha detto: "Questa gente non ha padrone;
se ne torni ciascuno in pace a casa sua"».
Il re d'Israele disse a Giosafat: «Non te l'avevo detto che costui non mi
avrebbe predetto nulla di buono, ma soltanto del male?»
Micaia replicò: «Perciò ascoltate la parola del SIGNORE. Io ho visto il
SIGNORE seduto sul suo trono, e tutto l'esercito del cielo che gli stava a
destra e a sinistra.
E il SIGNORE disse: "Chi sedurrà Acab, re d'Israele, affinché salga contro
Ramot di Galaad e vi perisca?" Ci fu chi rispose in un modo e chi rispose in
un altro.
Allora si fece avanti uno spirito, il quale si presentò davanti al SIGNORE,
e disse: "Lo sedurrò io". Il SIGNORE gli disse: "E come?"
Quello rispose: "Io uscirò, e sarò
spirito di menzogna in bocca a tutti i suoi profeti".
(2 Cronache 18:4-21)
Giosafat, si alleò con Acab, un re di Israele infedele, e come tale doveva
considerarlo, anche se era il re di Israele.
Nello stesso modo Paolo avverte oggi i cristiani:
Vi ho scritto nella mia lettera di non mischiarvi con i fornicatori; non del
tutto però con i fornicatori di questo mondo, o con gli avari e i ladri, o
con gl'idolatri; perché altrimenti dovreste uscire dal mondo; ma quel che vi
ho scritto è di non mischiarvi con
chi, chiamandosi fratello, sia un fornicatore, un avaro, un idolatra, un
oltraggiatore, un ubriacone, un ladro; con quelli non dovete neppure
mangiare.
(1 Corinzi 5:9-11)
Dio giudica Giosafat!
Da questo momento in poi, Giosafat non sarà più lo stesso:
Dopo questo, Giosafat, re di Giuda,
si associò con il re d'Israele Acazia, che si comportava da empio; e se
lo associò, per costruire delle navi che andassero a Tarsis; e le
costruirono a Esion-Gheber.
Allora Eliezer, figlio di Dodava da Maresa, profetizzò contro Giosafat,
dicendo: «Perché ti sei associato
con Acazia, il SIGNORE ha disperso le tue opere».
E le navi furono sfasciate, e non poterono fare il viaggio di Tarsis.
(2 Cronache 20:35-37)
Giosafat,
nella sua infedeltà, in quanto non si ravvide, ha perso le sue
opere, esse non saranno più ricordate (le navi furono sfasciate)!
Questa è una sentenza di Dio
Il problema non è cadere, è non rialzarsi!
La differenza sostanziale la fa il ravvedimento!
Chiunque è nato da Dio non persiste nel commettere peccato, perché il seme divino rimane in lui,
e non può persistere nel peccare
perché è nato da Dio.
In questo si distinguono i figli di Dio dai figli del diavolo: chiunque non pratica la giustizia non è da Dio;
come pure chi non ama suo
fratello.
(1 Giovanni 3:9-10)
6)
Davide
Il SIGNORE
si accese di nuovo d'ira contro Israele, e incitò Davide contro il popolo,
dicendo: «Va' e fa' il censimento d'Israele e di Giuda».
(2 Samuele 24:1)
Satana
si mosse contro Israele, e incitò
Davide a fare il censimento d'Israele.
(1 Cronache 21:1)
Stesso brano, raccontato in due libri diversi della Bibbia, con una profonda
differenza! Perché?
Dio incitò Davide, perché?
Perché Davide voleva farlo contro la volontà di Dio!
Dio asseconda la caparbietà dell’uomo, che non vuole ravvedersi, anche se è
un figlio di Dio, permettendo a satana di agire nei suoi pensieri, questa è
una sentenza!
Nel caso di Davide, egli, dopo aver commesso l’infedeltà si ravvide:
Dopo che Davide ebbe fatto il censimento del popolo, provò un rimorso al
cuore, e disse al SIGNORE: «Ho
gravemente peccato in quel che ho fatto; ma ora, o SIGNORE, perdona
l'iniquità del tuo servo, perché ho agito con grande stoltezza».
(2 Samuele 24:10)
Ma nonostante il ravvedimento di Davide, Dio sentenziò una pena:
Quando Davide si alzò la mattina, la parola del SIGNORE fu così rivolta al
profeta Gad, il veggente di Davide: «Va' a dire a Davide: "Così dice il
SIGNORE: Io ti propongo tre cose: scegline una e quella ti farò"».
Gad andò dunque da Davide, gli riferì questo e disse: «Vuoi sette anni di
carestia nel tuo paese, oppure tre mesi di fuga davanti ai tuoi nemici che
t'inseguono, oppure tre giorni di peste nel tuo paese? Ora rifletti e vedi
che cosa devo rispondere a colui che mi ha mandato».
Davide disse a Gad: «Io sono in una grande angoscia! Ebbene, cadiamo nelle
mani del SIGNORE, perché le sue compassioni sono immense; ma che io non cada
nelle mani degli uomini!»
Così il SIGNORE mandò la peste in Israele, da quella mattina fino al tempo
fissato; da Dan a Beer-Sceba
morirono settantamila persone del popolo.
(2 Samuele 24:11-15)
Il peccato non è mai una questione privata, è una questione comunitaria, nel
popolo di Israele come nella Chiesa, ricordiamocelo!
7)
Zaccaria
Al tempo di Erode, re della Giudea, c'era
un sacerdote di nome Zaccaria,
del turno di Abìa; sua moglie era discendente d'Aaronne e si chiamava
Elisabetta.
Erano entrambi giusti davanti a Dio e osservavano in modo irreprensibile
tutti i comandamenti e i precetti del Signore.
Essi non avevano figli, perché Elisabetta era sterile, ed erano tutti e due
in età avanzata.
Mentre Zaccaria esercitava il sacerdozio davanti a Dio
nell'ordine del suo turno, secondo la consuetudine del sacerdozio, gli toccò
in sorte di entrare nel tempio del Signore per offrirvi il profumo; e tutta
la moltitudine del popolo stava fuori in preghiera nell'ora del profumo.
E gli apparve un angelo del Signore, in piedi alla destra dell'altare dei
profumi.
Zaccaria lo vide e fu turbato e preso da spavento.
Ma l'angelo gli disse: «Non temere,
Zaccaria, perché la tua preghiera è stata esaudita; tua moglie
Elisabetta ti partorirà un figlio, e gli porrai nome Giovanni.
Tu ne avrai gioia ed esultanza,
e molti si rallegreranno per la sua nascita.
Perché sarà grande davanti al
Signore. Non berrà né vino né bevande alcoliche, e sarà pieno di Spirito
Santo fin dal grembo di sua madre;
convertirà molti dei figli d'Israele al Signore, loro Dio; andrà davanti
a lui con lo spirito e la potenza di Elia, per volgere i cuori dei padri ai
figli e i ribelli alla saggezza dei giusti, per preparare al Signore un
popolo ben disposto».
E Zaccaria disse all'angelo: «Da che cosa conoscerò questo? Perché io sono
vecchio e mia moglie è in età avanzata».
L'angelo gli rispose: «Io sono Gabriele che sto davanti a Dio; e sono stato
mandato a parlarti e annunciarti queste liete notizie.
Ecco, tu sarai muto, e non potrai
parlare fino al giorno che queste cose avverranno, perché non hai creduto
alle mie parole che si adempiranno a loro tempo».
(Luca 1:5-20)
Zaccaria era un “sacerdote modello”,
senza biasimo, era un uomo timorato di Dio, Lui e sua moglie
Elisabetta erano un esempio per tutto il popolo di Dio… …Dio
esaudisce la sua preghiera… …Dio esaudisce il Suo disegno per mezzo
di Zaccaria… …ma Zaccaria subisce una sentenza per non aver
creduto alla Parola di Dio in un particolare momento della sua vita
(nonostante conoscesse la Potenza di Dio espressa nella medesima maniera in
Abramo e Sara)!
“L’essere muto”
davanti a tutto il popolo,
era il segno del “giudizio temporaneo” di Dio su Zaccaria
perché non aveva creduto alla “Parola
di Dio”!
Qualcuno a questo punto potrebbe obiettare a questi esempi evidenziando che
sono tutti esempi nella dispensazione dell’Antico Patto… …ma continuiamo a
leggere…
8)
Anania e Saffira
Ma un uomo di nome Anania, con Saffira sua moglie, vendette una proprietà, e
tenne per sé parte del prezzo, essendone consapevole anche la moglie; e,
un'altra parte, la consegnò, deponendola ai piedi degli apostoli.
Ma Pietro disse: «Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da
farti mentire allo Spirito Santo e trattenere parte del prezzo del podere?
Se questo non si vendeva, non restava tuo? E una volta venduto, il ricavato
non era a tua disposizione? Perché
ti sei messo in cuore questa cosa?
Tu non hai mentito agli uomini ma a
Dio».
Anania, udendo queste parole, cadde e spirò.
E un gran timore prese tutti quelli che udirono queste cose.
I giovani, alzatisi, ne avvolsero il corpo e, portatolo fuori, lo
seppellirono.
Circa tre ore dopo, sua moglie, non sapendo ciò che era accaduto, entrò.
E Pietro, rivolgendosi a lei: «Dimmi», le disse, «avete venduto il podere
per tanto?»
Ed ella rispose: «Sì, per tanto».
Allora Pietro le disse: «Perché vi
siete accordati a tentare lo Spirito del Signore? Ecco, i piedi di quelli
che hanno seppellito tuo marito sono alla porta e porteranno via anche te».
Ed ella in quell'istante cadde ai suoi piedi e spirò.
I giovani, entrati, la trovarono morta; e, portatala via, la seppellirono
accanto a suo marito.
Allora un gran timore venne su tutta la chiesa
e su tutti quelli che udivano queste cose.(Atti
5:1-11)
La Chiesa è appena nata, e abbiamo due credenti che vogliono farsi vedere
per quello che non sono!
L’usanza (non l’insegnamento) della Chiesa primitiva, era di mettere tutto
in comune e non c’era nessun bisognoso!
Nella Chiesa tutti trovavano rifugio e conforto!
Quello che Dio vuole è un donatore gioioso,
come dice anche Paolo:
Dia ciascuno come ha deliberato in cuor suo; non di mala voglia, né per
forza, perché Dio ama un donatore gioioso.
(2 Corinzi 9:7)
Ma Anania e Saffira, volevano “bleffare”, cercavano la propria gloria
e per arrivare a questo si erano abbandonati alla menzogna.
Pietro è lapidario:
Anania, perché Satana ha così riempito il tuo cuore da
farti mentire allo Spirito Santo…
…Saffira, perché vi siete accordati
a tentare lo Spirito del Signore?
Pietro, pronuncia una sentenza da parte di Dio!
I giovani, i ragazzi… …devono seppellire… …che esempio videro questi
giovani, altro che “risolvere” le situazioni tra “anziani”. Forse i
giovani credenti di oggi non sanno cos’è il timore di Dio, perché non vedono
la disciplina applicata.
9)
Lo scandalo di Corinto (fornicazione carnale - immoralità)
Si ode addirittura affermare che vi
è tra di voi fornicazione, una tale fornicazione che non si trova neppure
fra i pagani; al punto che uno si tiene la moglie di suo padre! E voi
siete gonfi, e non avete invece fatto cordoglio, perché
colui che ha commesso quell'azione
fosse tolto di mezzo a voi!
Quanto a me,
assente di persona ma presente in spirito,
ho già giudicato, come se fossi
presente, colui che ha commesso un tale atto.
Nel nome del Signore Gesù,
essendo insieme riuniti voi e lo spirito mio,
con l'autorità del Signore nostro
Gesù, ho deciso che quel tale sia consegnato a Satana, per la rovina della
carne, affinché lo spirito sia salvo nel giorno del Signore Gesù.
(1 Corinzi 5:1-5)
Questo triste evento è un classico esempio di quelle sentenze che troviamo
anche nel Nuovo Testamento, sotto la Grazia, dove regna l’Amore di Dio…
…il perdono (che poi ci sarà in seguito al ravvedimento – cfr 2 Corinzi
2:5-11)!
Ma non ci può essere Grazia, Amore, Perdono dove regna il peccato (ovvero
persiste a rimanere presente ed indisturbato).
Purtroppo ci si rifugia con molta superficialità dietro la bellissima
esortazione di Gesù sul monte:
«Non giudicate, affinché non siate
giudicati; perché con il giudizio con il quale giudicate, sarete
giudicati; e con la misura con la quale misurate, sarà misurato a voi.
Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio di tuo fratello, mentre non
scorgi la trave che è nell'occhio tuo? O, come potrai tu dire a tuo
fratello: "Lascia che io ti tolga dall'occhio la pagliuzza", mentre la trave
è nell'occhio tuo? Ipocrita, togli
prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la
pagliuzza dall'occhio di tuo fratello.
(Matteo 7:1-5)
Ma l’insegnamento che voleva dare Gesù non mi sembra che fosse:
Non giudicare il peccato del fratello
se no poi lui giudica il tuo, quindi è meglio che ognuno di voi resti nel
proprio peccato… …una sorta di omertà generale verso il peccato!
Gesù esortava dicendo:
togli prima dal tuo occhio la trave, e allora ci vedrai bene per trarre la
pagliuzza dall'occhio di tuo fratello…
(così ci vedrete bene tutti e due!)
In questo trova così conforto l’esortazione di Paolo:
Ora, fratelli miei, io pure sono persuaso, a vostro riguardo, che anche voi
siete pieni di bontà, ricolmi di ogni conoscenza,
capaci anche di ammonirvi a vicenda.
(Romani 15:14)
E l’esortazione dell’autore della lettera agli ebrei:
Badate,
fratelli, che non ci sia in nessuno
di voi un cuore malvagio e incredulo, che vi allontani dal Dio vivente; ma
esortatevi a vicenda ogni giorno, finché si può dire: «Oggi», perché
nessuno di voi s'indurisca per la seduzione del peccato.
(Ebrei 3:12-13)
Il Giudizio come valutazione
Il nostro Signore giudica il suo popolo e lo valuta!
La valutazione di Dio sui credenti
possiamo vederla anche nelle sette lettere dell’Apocalisse:
«All'angelo della chiesa di Efeso
scrivi: Queste cose dice colui che
tiene le sette stelle nella sua destra e
cammina in mezzo ai sette candelabri
d'oro:
"Io conosco le tue opere, la tua
fatica, la tua costanza; so che
non puoi sopportare i malvagi e hai messo alla prova quelli che si chiamano
apostoli ma non lo sono e che li hai trovati bugiardi.
So che hai costanza, hai
sopportato molte cose per amor del mio nome e non ti sei stancato.
Ma ho questo contro di te:
che hai abbandonato il tuo primo amore.
Ricorda dunque da dove sei caduto, ravvediti, e compi le opere di prima;
altrimenti verrò presto da te e rimoverò il tuo candelabro dal suo posto, se
non ti ravvedi. Tuttavia hai questo, che detesti le opere dei Nicolaiti, che
anch'io detesto.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
A chi vince io darò da mangiare dell'albero della vita, che è nel paradiso
di Dio".
«All'angelo della chiesa di Smirne
scrivi: Queste cose dice il primo e l'ultimo, che fu morto e tornò in vita:
"Io conosco la tua tribolazione,
la tua povertà (tuttavia sei ricco) e le calunnie lanciate da quelli che
dicono di essere Giudei e non lo sono, ma sono una sinagoga di Satana.
Non temere quello che avrai da soffrire; ecco, il diavolo sta per cacciare
alcuni di voi in prigione, per mettervi alla prova, e avrete una
tribolazione per dieci giorni.
Sii fedele fino alla morte e io ti darò la corona della vita.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
Chi vince non sarà colpito dalla morte seconda".
«All'angelo della chiesa di Pergamo
scrivi: Queste cose dice colui che
ha la spada affilata a due tagli: "Io
conosco dove tu abiti, cioè là dov'è il trono di Satana; tuttavia tu
rimani fedele al mio nome e non hai rinnegato la fede in me, neppure ai
giorni di Antipa, il mio fedele testimone, fu ucciso fra voi, là dove Satana
abita.
Ma ho qualcosa contro di te:
hai alcuni che professano la dottrina di Balaam, il quale insegnava a Balac
il modo di far cadere i figli d'Israele, inducendoli a mangiare carni
sacrificate agli idoli e a fornicare.
Così anche tu hai alcuni che professano similmente la dottrina dei Nicolaiti.
Ravvediti dunque, altrimenti fra poco verrò da te e combatterò contro di
loro con la spada della mia bocca.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese.
A chi vince io darò della manna nascosta e una pietruzza bianca, sulla quale
è scritto un nome nuovo che nessuno conosce, se non colui che lo riceve".
«All'angelo della chiesa di Tiatiri
scrivi: Queste cose dice il Figlio
di Dio, che ha gli occhi come fiamma di fuoco, e i piedi simili a bronzo
incandescente:
"Io conosco le tue opere, il tuo
amore, la tua fede, il tuo servizio, la tua costanza; so che le tue ultime
opere sono più numerose delle prime.
Ma ho questo contro di te:
che tu tolleri Iezabel, quella donna che si dice profetessa e insegna e
induce i miei servi a commettere fornicazione, e a mangiare carni
sacrificate agli idoli.
Le ho dato tempo perché si ravvedesse, ma lei non vuol ravvedersi della sua
fornicazione.
Ecco, io la getto sopra un letto di dolore, e metto in una grande
tribolazione coloro che commettono adulterio con lei, se non si ravvedono
delle opere che ella compie.
Metterò anche a morte i suoi figli;
e tutte le chiese conosceranno che io sono
colui che scruta le reni e i cuori,
e darò a ciascuno di voi secondo le sue opere.
Ma agli altri di voi, in Tiatiri, che non professate tale dottrina e non
avete conosciuto le profondità di Satana (come le chiamano loro), io dico:
Non vi impongo altro peso.
Soltanto, quello che avete, tenetelo fermamente finché io venga.
A chi vince e persevera nelle mie opere sino alla fine,
darò potere sulle nazioni,
ed egli le reggerà con una verga
di ferro e le frantumerà come vasi d'argilla, come anch'io ho
ricevuto potere dal Padre mio; e gli darò la stella del mattino.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".
«All'angelo della chiesa di Sardi
scrivi: Queste cose dice colui che ha i sette spiriti di Dio e le sette
stelle: "Io conosco le tue
opere: tu hai fama di vivere ma sei morto.
Sii vigilante e rafforza il resto che sta per morire; poiché non ho trovato
le tue opere perfette davanti al mio Dio.
Ricòrdati dunque come hai ricevuto e ascoltato la parola, continua a
serbarla e ravvediti. Perché, se non sarai vigilante, io verrò come un
ladro, e tu non saprai a che ora verrò a sorprenderti.
Tuttavia a Sardi ci sono alcuni che non hanno contaminato le loro vesti;
essi cammineranno con me in bianche vesti, perché
ne sono degni.
Chi vince sarà dunque vestito di vesti bianche, e io non cancellerò il suo
nome dal libro della vita, ma confesserò il suo nome davanti al Padre mio e
davanti ai suoi angeli.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".
«All'angelo della chiesa di
Filadelfia scrivi: Queste cose dice il Santo, il Veritiero, colui che ha
la chiave di Davide, colui che
apre e nessuno chiude, che chiude e nessuno apre: "Io
conosco le tue opere. Ecco, ti ho posto davanti una porta aperta, che
nessuno può chiudere, perché, pur avendo poca forza, hai serbato la mia
parola e non hai rinnegato il mio nome. Ecco, ti do alcuni della sinagoga di
Satana, i quali dicono di essere Giudei e non lo sono, ma mentono; ecco, io
li farò venire a prostrarsi ai tuoi piedi per riconoscere che io ti ho
amato. Siccome hai osservato la mia
esortazione alla costanza, anch'io ti preserverò dall'ora della
tentazione che sta per venire sul mondo intero, per mettere alla prova gli
abitanti della terra.
Io vengo presto; tieni fermamente quello che hai, perché nessuno ti tolga la
tua corona.
Chi vince io lo porrò come colonna nel tempio del mio Dio, ed egli non ne
uscirà mai più; scriverò su di lui il nome del mio Dio e il nome della città
del mio Dio (la nuova Gerusalemme che scende dal cielo da presso il mio Dio)
e il mio nuovo nome.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese".
«All'angelo della chiesa di Laodicea
scrivi: Queste cose dice l'Amen, il testimone fedele e veritiero, il
principio della creazione di Dio: "Io
conosco le tue opere: tu non sei né freddo né fervente. Oh, fossi tu pur
freddo o fervente! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né fervente,
io ti vomiterò dalla mia bocca.
Tu dici: 'Sono ricco, mi sono arricchito e non ho bisogno di niente!' Tu non
sai, invece, che sei infelice fra tutti, miserabile, povero, cieco e nudo.
Perciò io ti consiglio di comperare da me dell'oro purificato dal fuoco, per
arricchirti; e delle vesti bianche per vestirti e perché non appaia la
vergogna della tua nudità; e del collirio per ungerti gli occhi e vedere.
Tutti quelli che amo, io li riprendo e li correggo; sii dunque zelante e
ravvediti.
Ecco, io sto alla porta e busso: se qualcuno ascolta la mia voce e apre la
porta, io entrerò da lui e cenerò con lui ed egli con me.
Chi vince lo farò sedere presso di me sul mio trono, come anch'io ho vinto e
mi sono seduto con il Padre mio sul suo trono.
Chi ha orecchi ascolti ciò che lo Spirito dice alle chiese"».
(Apocalisse 2-3)
Paolo stesso ci parla del
Giusto Giudice:
Quanto a me, io sto per essere offerto in libazione, e il tempo della mia
partenza è giunto.
Ho combattuto il buon combattimento, ho finito la corsa, ho conservato la
fede.
Ormai mi è riservata la corona di giustizia che il Signore,
il giusto giudice, mi assegnerà
in quel giorno; e non solo a me, ma anche a tutti quelli che avranno amato
la sua apparizione.
(2 Timoteo 4:6-8)
Noi tutti infatti dobbiamo comparire davanti al
tribunale di Cristo, affinché
ciascuno riceva la retribuzione di ciò che ha fatto quando era nel corpo,
sia in bene sia in male.
(2 Corinzi 5:10)
E’ in questa ottica che dobbiamo considerare quanto scrive l’apostolo
Pietro:
Infatti è giunto il tempo in cui il
giudizio deve cominciare dalla casa di Dio; e se comincia prima da noi,
quale sarà la fine di quelli che non ubbidiscono al vangelo di Dio
(1 Pietro 4:17)
***
CONCLUSIONE
Abbiamo quindi in questo passo un
secondo motivo di perseveranza… …ci sarà un
tribunale dove saremo
chiamati a
rendere conto di quanto Dio
ha fatto per noi e di quanto ci ha affidato!
Facciamo quindi molta attenzione
alla nostra posizione
rispetto alla conoscenza della verità
che abbiamo
ricevuto,
rispetto al sangue del patto
che è stato
versato per noi,
rispetto allo Spirito della Grazia
che è stato
offerto,
per non cadere nella condanna di Dio (il peggior castigo!)
Facciamo inoltre a non ingannarci pensando di poterci
beffare di Dio,
perché quello che l'uomo avrà seminato, quello pure mieterà.
Perché chi semina per la sua carne, mieterà corruzione dalla carne; ma chi
semina per lo Spirito mieterà dallo Spirito vita eterna.
Paolo scriveva ai fratelli di Corinto:
Noi siamo infatti collaboratori di Dio, voi siete il campo di Dio,
l'edificio di Dio.
Secondo la grazia di Dio che mi è stata data, come esperto architetto,
ho posto il fondamento;
un altro vi costruisce sopra.
Ma ciascuno badi a come vi
costruisce sopra; poiché nessuno
può porre altro fondamento oltre a quello già posto, cioè Cristo Gesù.
Ora, se uno costruisce su questo
fondamento con oro, argento, pietre di valore, legno, fieno, paglia,
l'opera di ognuno sarà messa in
luce; perché il giorno di
Cristo la renderà visibile; poiché quel giorno apparirà come un
fuoco; e il fuoco proverà quale
sia l'opera di ciascuno.
Se l'opera che uno ha costruita sul fondamento rimane, egli ne riceverà
ricompensa; se l'opera sua sarà arsa, egli ne avrà il danno; ma egli stesso
sarà salvo; però come attraverso il fuoco.
Non sapete che siete il tempio di Dio e che lo Spirito di Dio abita in voi?
Se uno guasta il tempio di Dio, Dio guasterà lui;
poiché il tempio di Dio è santo; e questo tempio siete voi.
Nessuno s'inganni.
(1 Corinzi 3:9-18)