Abbiamo visto che un uomo felice è un cristiano che si
fida di Dio, che prende i
Suoi insegnamenti
non come un fardello ma
come un giogo leggero da portare, sapendo che se il Signore ha dato
quegli insegnamenti, sono per il suo bene, per il suo progresso, non per legarlo o
fargli perdere qualcosa o tendergli un tranello (cfr 1 Corinzi 7:35).
Che beve copiosamente la Parola di Dio, ne fa il suo nutrimento,
la sua forza, si riempie della sua vitalità,
senza chiedersi nulla,
perché sa che quell’acqua è pura, viene direttamente dal trono di Dio e
porta VITA!
Un uomo così sarà Benedetto e porterà Benedizione
intorno a sé!
Un bellissimo
esempio di questa felicità
vissuta e sperimentata, la troviamo in un salmo di Davide, un salmo che
conosciamo tutti molto bene e che desideriamo questa volta analizzare il più
possibile dettagliatamente per scoprirne, per quanto ci è possibile, le sue
profonde ricchezze:
“Il SIGNORE è
il mio pastore: nulla mi manca.
Egli mi fa
riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.
Egli mi
ristora l'anima, mi conduce per sentieri di giustizia, per amore del suo
nome.
Quand'anche
camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male,
perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
Per me tu
imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il
mio capo; la mia coppa trabocca.
Certo, beni e
bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella
casa del SIGNORE per lunghi giorni.”
(Salmo 23)
***
La corretta identificazione dei soggetti
Davide era un
pastore esperto, egli conosceva molto bene cosa stava scrivendo.
Quando
definisce il Pastore sa perfettamente cosa intende dire, come conosce molto
bene la pecora, le sue attitudini, le sue caratteristiche.
Possiamo
quindi dare pieno credito a queste espressioni poetiche ma cariche di
insegnamenti.
Il SIGNORE è
il mio pastore: nulla mi manca.
Questo salmo è
una esaltazione del Signore, che Davide definisce
il suo Pastore, Colui che provvede ad
ogni suo bisogno,
Colui che
provvede alla sua sana alimentazione,
Colui che egli segue senza mettere minimamente in
dubbio
le Sue scelte,
Colui che
provvede alla sua protezione dai
nemici,
Colui che
provvede alla cura del suo
mantello e della sua salute,
Colui che provvede
alla sua
dignità,
Colui che provvede
alla sua piena
soddisfazione.
Dio Padre ha provveduto, per il Suo
gregge il Buon Pastore.
“Gesù Cristo disse: IO SONO
il Buon Pastore.” (Giovanni 10:11-14)
Davide sa
perfettamente che la sorte di ogni pecora dipende dal tipo di uomo che la
possiede.
Se il pastore
del gregge è un uomo duro, pigro, incurante del gregge… …povere pecore,
saranno presto affamate, assetate, piene di parassiti e preda di lupi
feroci. Ma Davide qui esalta il suo pastore, afferma con orgoglio:
Il SIGNORE è il mio PASTORE, nulla mi manca!
In questo
riconoscimento, Davide si riconosce anch’egli in una pecora.
E’ importante
questo!
Davide
riconosce di essere una pecora, ovvero di non possedere quella capacità di
saper provvedere a se stesso.
La pecora
infatti è il classico animale da allevamento, in natura allo stato selvaggio
non avrebbe sicuramente lunga vita.
Le pecore non
sanno prendersi cura da sé stesse e per molti aspetti sono simili agli
uomini:
-
Tendono a conformarsi alla massa
-
Sono paurose e timide
-
Sono spesso testarde e stupide
Le pecore che
non sono guidate da un pastore sono in uno stato di forte pericolo e
smarrimento.
Il profeta
Isaia descrive questa condizione:
“Noi tutti eravamo smarriti come pecore, ognuno di
noi seguiva la propria via; ma il SIGNORE ha fatto ricadere su di lui
l'iniquità di noi tutti.”
(Isaia 53:6)
Un pastore
solitamente “compra” le pecore, per questo sta scritto:
“Poiché siete stati
comprati a caro prezzo.”
(1 Corinzi 6:20)
“E se invocate come Padre colui che giudica senza favoritismi,
secondo l'opera di ciascuno, comportatevi con timore durante il tempo del
vostro soggiorno terreno; sapendo che
non con cose corruttibili, con argento o con oro,
siete stati riscattati dal vano modo di vivere tramandatovi dai
vostri padri, ma con il prezioso
sangue di Cristo, come quello di
un agnello senza difetto né macchia.”
(1 Pietro
1:17-19)
Gesù Cristo,
per riscattare delle “pecore corrotte”, ha dovuto pagare il riscatto
con moneta di “pecore”, diventando “agnello”, ma “agnello senza difetto
né macchia”.
L’appartenere
a Cristo, per chi lo sperimenta veramente, non è visto come un
“sottomettersi ad un tiranno”, ma è il trovare quel BUON PASTORE, le cui
premure e le cui cure ci portano a dichiarare con fierezza: “Il
SIGNORE è il mio PASTORE, nulla mi manca!”
Il Pastore marchia le sue pecore!
Ogni pastore,
per riconoscere le sue pecore e non confondere con le altre le marchia.
Il marchio,
soprattutto in passato, non era un’esperienza piacevole per la pecora,
causava sicuramente dolore (venivano marchiate a fuoco o più spesso gli
veniva forato l’orecchio), ma una volta marchiata, la pecora era di quel
pastore e non poteva più essere confusa.
Tutti sapevano
a chi apparteneva quella pecora.
Paolo parla di
questo marchio sia esteriore che interiore:
“Or colui che con voi ci fortifica in Cristo e che ci ha unti, è
Dio; egli ci ha pure segnati con il
proprio sigillo e ha messo la caparra dello Spirito nei nostri cuori.”
(2 Corinzi 1:21-22)
***
Il SIGNORE è
il mio PASTORE, nulla mi manca!
Che
espressione piena di profonda soddisfazione!
Chi sperimenta
l’amore di Dio, le Sue cure, le Sue attenzioni… …arriva a dire con
convinzione: nulla mi manca!
Questa
espressione, vissuta veramente, allontana da noi qualsiasi tentazione e
qualsiasi caduta, Giacomo infatti scrive:
“… ognuno è tentato dalla
propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce.
Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato;
e il peccato, quando è compiuto, produce la morte.”
(Giacomo 1:14-15)
Una
pecora pienamente soddisfatta,
difficilmente sarà tentata dalla
propria concupiscenza!
Questo pieno
appagamento dovrebbe essere il segno distintivo dell’uomo e della donna che
hanno riposto in Gesù Cristo la loro fiducia!
***
Egli mi fa
riposare in verdeggianti pascoli, mi guida lungo le acque calme.
Raramente
vediamo le pecore che riposano.
Di solito sono
in piedi, hanno sempre qualcosa da fare o da cui guardarsi.
Per riposarsi
una pecora deve:
-
Sentirsi sicura dall’attacco di predatori
-
Essere libere da attriti con altre pecore del gregge
-
Essere sazia
-
Sentirsi sicura dall’attacco di predatori
La cosa più
rassicurante delle pecore è il vedere il proprio pastore in mezzo al gregge!
Per un
cristiano, nulla è più rassicurante che sapere che Cristo gli è vicino;
questa consapevolezza scaccia via ogni paura, ogni apprensione, e ci da una
profonda fiducia.
Gesù, ben
conoscendo questo ci ha così rassicurato: “Ogni
potere mi è stato dato in cielo e sulla terra.
Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare
tutte quante le cose che vi ho comandate. Ed ecco,
io sono con voi tutti i giorni, sino
alla fine dell'età presente.” (Matteo 28:18-20)
Sempre Davide
dichiara:
“In pace mi
coricherò e in pace dormirò, perché tu solo, o
SIGNORE, mi fai abitare al sicuro.”
(Salmo 4:8)
Pietro
definisce Gesù Cristo, Pastore e Guardiano delle anime:
“Poiché eravate erranti come pecore, ma ora siete tornati
al pastore e guardiano delle
vostre anime.”
(1 Pietro
2:25)
-
Essere libere da attriti con altre pecore del
gregge
In tutto il
mondo animale è presente un acceso spirito di competizione.
Tale
atteggiamento, talvolta arriva ad essere veramente distruttivo per il
gregge.
Se da un lato
serve a “rafforzare” la progenie selezionando gli animali più forti,
dall’altro è tremendamente crudele e spietato.
La presenza del pastore in mezzo al gregge evita
proprio che tali atteggiamenti arrivino ad essere “nocivi” per il gregge.
Ogni pecora è
consapevole che un atteggiamento eccessivamente aggressivo nei confronti di
una sua simile, sarà oggetto dell’intervento del pastore, con conseguenze
disciplinari.
La presenza di
Cristo tra di noi, serve anche a questo.
Paolo scrive:
“Quindi
ciascuno di noi renderà conto di se stesso a Dio.”
(Romani 14:12)
E l’autore
della lettera agli ebrei ribadisce: “E
non v'è nessuna creatura che possa nascondersi davanti a lui; ma tutte le
cose sono nude e scoperte davanti agli occhi di colui
al quale dobbiamo render conto.” (Ebrei 4:13)
La presenza del pastore in mezzo al gregge deve preservarci da
agire con crudeltà nei confronti del nostro fratello... …il Signore è
presente, non solo, ci ha dato il sommo esempio!
-
Essere sazia
Una pecora
malnutrita e affamata difficilmente si riposa, anzi è freneticamente in
cerca di un magro bocconcino di foraggio, alla ricerca di qualsiasi tipo di
arbusto, di erba, fino a brucare qualsiasi tipo di radice.
Il Signore ha
più volte promesso al Suo gregge, uno stato di benessere e sazietà
insperato: ”Egli vi condurrà in un
paese dove scorre il latte e il miele…” (Esodo 33:3)
“così diventerete voi forti,
mangerete i migliori prodotti del
paese, e potrete lasciarlo in eredità perenne ai vostri figli.”
(Esdra 9:12)
Chi segue il
Signore non manca di nessun nutrimento spirituale,
il cibo dell’anima è la Parola di Dio!
La cosa più
triste che si possa vedere, è una pecora che “frequenta” il gregge di Cristo
che ricerca altro “cibo spirituale”, che dimostra così di non apprezzare i
verdi pascoli in cui Dio porta il Suo gregge!
Si direbbe
proprio una pecora con un “palato di plastica”, una pecora che
non è in grado di discernere il “buon cibo” dalle “erbe secche e
stoccate nei fienili”, mezze ammuffite.
Una pecora che riconosce il Gesù Cristo il suo Pastore, è una
pecore che vive nella piena soddisfazione, una pecora che può riposarsi in
verdeggianti paschi perché sa che il suo Pastore, il suo Guardiano, si
preoccupa del suo benessere e si fida di Lui!
***
Egli mi fa riposare in verdeggianti
pascoli,
mi guida lungo le acque calme.
Le pecore,
come tutti gli animali hanno bisogno di bere, ma non hanno un senso naturale
dell’orientamento, e una capacità di condursi verso i rivi d’acqua.
Essendo
bestiame con spiccate attitudini di allevamento, hanno bisogno di una guida.
In mancanza di
acqua, le pecore assetate diventano agitate ed iniziano a scavare in cerca
di acqua, spesso finiscono per bere in luride pozzanghere piene della stesso
loro urina e si riempiono di parassiti intestinali che ne pregiudicano il
loro stato di salute.
Le acque calme ci parlano così del perdono e della pace che solo
Dio ci sa dare!
Il profeta
Geremia descrive questo stato di ricerca del popolo che non riconosceva più
il suo Pastore: “Il mio popolo infatti
ha commesso due mali: ha abbandonato
me, la sorgente d'acqua viva, e
si è scavato delle cisterne,
delle cisterne screpolate, che non tengono l'acqua.” (Geremia 2:13)
Una pecora che
si fida del suo pastore, sa che egli la porterà a bere nei ruscelli di acque
calme, pulite, decantate, la cui superficie è pura di scorie, non si metterà
in cerca di pozzanghere sporche o di acque torbide piene di fango e detriti.
Una pecora che
si fida, segue il suo pastore, si fa condurre.
Un uomo il cui Pastore è il Signore, si lascia condurre nella
VERITA’ verso i ruscelli puliti, anche se non capisce pienamente la strada,
sa che il suo Pastore, lo condurrà a bere le acque pure, le sorgenti di
acqua viva!
***
Egli mi
ristora l'anima, mi conduce
per sentieri di giustizia, per amore del suo nome.
Una pecora,
pur facendo parte di un bellissimo gregge con un ottimo pastore, a causa dei
suoi istinti naturali, può trovarsi a volte in uno stato di sofferenza.
L’attitudine
del buon pastore è quello di vegliare anche in questo.
Un pastore
attento, conta ogni giorno le sue pecore, le osserva, nota se una zoppica,
si è ferita, ha delle difficoltà, non mangia come dovrebbe, non corre, è
abbattuta… …e si preoccupa del suo benessere.
Le pecore
possono abbattersi anche per le liti interne al gregge, magari c’è la pecora
ferita dalle cozzate ricevute da un’altra.
La cura del
pastore è provvidenziale e salutare.
La
consolazione del pastore ristora la pecora!
Paolo scriveva
così: “Benedetto sia il Dio e Padre
del nostro Signore Gesù Cristo, il Padre misericordioso e
Dio di ogni consolazione, il quale ci consola in ogni nostra
afflizione, affinché, mediante la
consolazione con la quale siamo noi stessi da Dio consolati, possiamo
consolare quelli che si trovano in qualunque afflizione; perché, come
abbondano in noi le sofferenze di Cristo, così,
per mezzo di Cristo, abbonda anche la
nostra consolazione.
Perciò se siamo afflitti, è per la vostra consolazione e
salvezza; se siamo consolati, è per la vostra consolazione, la quale opera
efficacemente nel farvi capaci di sopportare le stesse sofferenze che anche
noi sopportiamo.
La nostra
speranza nei vostri riguardi è salda, sapendo che, come siete partecipi
delle sofferenze, siete anche partecipi della consolazione.”
(2 Corinzi
1:3-7)
E l’autore
alla lettera agli ebrei scriveva anche:
“Così Dio, volendo mostrare con maggiore evidenza agli eredi della promessa
l'immutabilità del suo proposito,
intervenne con un giuramento;
affinché mediante due cose immutabili, nelle quali è impossibile che Dio
abbia mentito, troviamo una potente
consolazione noi, che abbiamo cercato il nostro rifugio nell'afferrare
saldamente la speranza che ci era messa davanti.”
(Ebrei 6:17-18)
Nonostante
tutti i combattimenti, tutte le difficoltà che noi possiamo affrontare in
questa vita, possiamo sempre contare sulla consolazione del nostro Sommo
Pastore.
Egli può
permettere che le sue pecore cadano, si feriscano, affrontino combattimenti,
ma
non permetterà mai che siamo provato
oltre le nostre forze (cfr 1 Corinzi 10-13).
Se Egli è il nostro Pastore, possiamo essere certi che Egli sa
quello che fa, Dio sa esattamente dove sono, come sono, mi osserva e questo
è per me un ristoro dell’anima, la mia consolazione.
***
Egli mi ristora l'anima,
mi conduce per
sentieri di giustizia, per amore del suo nome.
Le pecore sono
notoriamente degli animali abitudinari.
Se lasciate a
se stesse seguiranno sempre le stesse tracce finchè queste non diventeranno
dei solchi, pascoleranno sempre le stesse zone fino a renderle deserte,
inquineranno le proprie terre fino a che non diventeranno aride e piene di
parassiti.
Le pecore sono
degli animali distruttivi del territorio ed un pastore disattento provoca
danni sia al suo bestiame che al territorio agricolo!
Un pastore
attento fa viaggiare costantemente il suo gregge, non lo lascia molto tempo
nello stesso pascolo, sia per il bene del gregge che per non rovinare il
pascolo.
Per questo
motivo, un pastore conduce il suo gregge da un pascolo all’altro attraverso
i sentieri.
Questa
attività spesso non è gradita dalle pecore ma è vitale per la loro
sopravvivenza!
Spesso anche
noi ci chiediamo perché il Signore ci conduce per sentieri “a noi strani”,
il pascolo sembrava buono… …perché spostarsi?
“C'è una via che all'uomo sembra diritta, ma essa conduce alla
morte.”
(Proverbi
14:12)
Gesù disse: “Io
sono la via, la verità e la vita; nessuno viene al Padre se non per mezzo di
me.” (Giovanni 14:6)
Il problema è
che siamo noi che non vogliamo seguire Gesù nei Suoi sentieri di giustizia,
perché non ci sono “naturalmente” noti, preferiremmo seguire le “nostre vie”
anche quando ci portano diritto nei guai!
Per questo
Gesù ci dice ancora: “Se uno vuol venire dietro a me, rinunci a se stesso,
prenda la sua croce e mi segua.
Perché chi vorrà salvare la sua vita, la perderà; ma chi perderà
la sua vita per amor mio e del vangelo, la salverà.
E che giova all'uomo se guadagna
tutto il mondo e perde l'anima sua?”
(Marco
8:34-36)
Che felicità porta il fidarsi del Pastore e seguirlo nella Sue
vie!
Che ricompensa produce!
Che soddisfazione!
Nell’apocalisse, i 144.000 redenti, hanno una particolare caratteristica: “Poi guardai e vidi l'Agnello che stava in piedi sul monte Sion e con lui
erano centoquarantaquattromila persone che avevano il suo nome e il nome di
suo Padre scritto sulla fronte.
Udii una voce dal cielo simile a un fragore di grandi acque e al
rumore di un forte tuono; e la voce che udii era come il suono prodotto da
arpisti che suonano le loro arpe.
Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono, davanti alle
quattro creature viventi e agli anziani. Nessuno poteva imparare il cantico
se non i centoquarantaquattromila, che sono stati riscattati dalla terra.
Essi sono quelli che non si sono contaminati con donne, poiché
sono vergini.
Essi sono
quelli che seguono l'Agnello dovunque vada.
Essi sono stati riscattati tra gli uomini per esser primizie a
Dio e all'Agnello.
Nella bocca loro non è stata trovata menzogna: sono
irreprensibili.”
(Apocalisse
14:1-5)
***
Quand'anche
camminassi nella valle dell'ombra della morte, io non temerei alcun male,
perché tu sei con me; il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
La fiducia
della pecora può essere messa a dura prova… …in questi sentieri di
Giustizia, spesso si attraversano, per motivi che sfuggono alla nostra
comprensione, valli tenebrose.
Nella Parola
di Dio troviamo spesso frasi come queste:
“Simone, Simone, ecco,
Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato
per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito,
fortifica i tuoi fratelli.”
(Luca 22:31)
“Perciò voi esultate anche se ora, per breve tempo,
è necessario che siate afflitti da
svariate prove, affinché la vostra fede, che viene messa alla prova, che
è ben più preziosa dell'oro che perisce, e tuttavia è provato con il fuoco,
sia motivo di lode, di gloria e di onore al momento della manifestazione di
Gesù Cristo.”
(1 Pietro 1:6-7)
“Se uno deve andare in prigionia, andrà in
prigionia; se uno dev'essere ucciso
con la spada, bisogna che sia ucciso con la spada.
Qui sta la costanza e la fede dei santi.”(Apocalisse 13:10)
La presenza
del Sommo Pastore è indispensabilmente rassicurante in quei momenti.
La pecora, che segue il suo pastore, in quella valle tenebrosa,
lo guarda con una attenzione e concentrazione maggiore, cerca nei Suoi occhi
la sicurezza!
In quella valle sperimenta una comunione più profonda… …qui
Davide da del “tu” al Suo Pastore, parla di una comunione speciale, che si
scopre solo attraversando questa valle!
Attraversando
con Lui queste valli che scopriremo il
Suo coraggio, la
Sua sicurezza, la nostra fede ne
uscirà rafforzata, perché avremo sperimentato direttamente la Sua guida.
A cosa serve una fede che non viene provata?
La fede serve proprio per essere provata, e cresce solo
attraverso le prove!
E’ quando
guardi indietro e vedi come la mano del Pastore ti ha guidato e sostenuto
nelle ore più buie, che si genera una fede maggiore!
E’ bellissima
l’espressione che proprio Davide, andando incontro a Goliath pronunciò
davanti a Saul: “Il tuo servo
pascolava il gregge di suo padre e talvolta veniva un leone o un orso a
portar via una pecora dal gregge.
Allora gli correvo dietro, lo colpivo, gli strappavo dalle fauci
la preda; e se quello mi si rivoltava contro, lo afferravo per le mascelle,
lo ferivo e l'ammazzavo.
Sì, il tuo servo ha ucciso il leone e l'orso; questo
incirconciso, Filisteo, sarà come uno di quelli, perché ha coperto di
vergogna le schiere del Dio vivente.
Davide soggiunse: Il
SIGNORE, che mi liberò dalla zampa del leone e dalla zampa dell'orso, mi
libererà anche dalla mano di questo Filisteo.”
(1 Samuele 17:34-37)
Gesù consolò i
suoi discepoli e consola anche noi in questo modo:
“Vi ho detto
queste cose, affinché abbiate pace in me. Nel
mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.”
(Giovanni 16:33)
***
Quand'anche camminassi nella valle
dell'ombra della morte, io non temerei alcun male, perché tu sei con me;
il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
Un pastore
porta sempre con sé un bastone, è parte integrante della divisa sua divisa.
Per mezzo di
questo bastone compie quasi tutte le azioni.
E’ un simbolo di autorità nel gregge!
Le pecore
vedono nel bastone del pastore un
continuo motivo di conforto, il loro capo è in grado di esercitare in
qualsiasi momento un controllo effettivo sul gregge, in ogni situazione.
Un
bell’esempio lo troviamo in Mosè, quando Dio lo mandò in Egitto per liberare
il popolo in schiavitù, usò proprio il suo bastone per dimostrare la
autorità che gli era conferita.
Fu proprio per
mezzo dell’uso del bastone, che furono compiuti i segni miracolosi, per
convincere il faraone e per dare sicurezza al popolo.
Il bastone di legno rappresenta quindi la “Parola
fatta carne”, l’autorità della Scrittura, con essa il cristiano esercita
la sua autorità e non ultima si
esercita la
disciplina.
Un altro
interessante uso del bastone nella mano del pastore è quello di
esaminare e contare le pecore.
Il “passare
sotto il bastone”, significava essere contato e controllato dal pastore,
la pecora che passa sotto il bastone viene ispezionata dal pastore, Davide
esperto in pastorizia in un suo Salmo fa una precisa richiesta a Dio che
prende probabilmente spunto proprio da questa immagine: “SIGNORE, tu mi hai esaminato
e mi conosci.
Tu sai quando mi siedo e quando mi alzo, tu comprendi da lontano
il mio pensiero.
Tu mi scruti quando
cammino e quando riposo, e conosci a fondo tutte le mie vie.
Poiché la parola non è ancora sulla mia lingua, che tu, SIGNORE,
già la conosci appieno.
Tu mi circondi, mi stai di
fronte e alle spalle, e poni la tua
mano su di me.
La conoscenza che hai di me è meravigliosa, troppo alta perché io
possa arrivarci…
… Esaminami, o Dio, e
conosci il mio cuore.
Mettimi alla
prova e conosci i miei pensieri. Vedi se c'è in me qualche via iniqua e
guidami per la via eterna.”
(tratto dal
Salmo 139)
Dio, ci passa
sotto il bastone della Sua Parola… …lasciamoci esaminare, questo è un
processo che non dobbiamo fuggire, non è qualcosa da evitare.
Il nostro
Grande Buon Pastore ha a cuore il nostro bene quando ci esamina, che grande
conforto dovrebbe essere questo per un figlio di Dio, che può avvicinarsi al
bastone del Pastore per essere attentamente scrutato, visitato.
Il bastone è
infine un prezioso segno di
protezione.
Il pastore usa
il bastone per sferrare colpi sui serpenti che si avvinano al gregge,
difende con esso le pecore attaccate dai cani o dai lupi.
Con la Sua
Parola, Cristo ha resi vani gli attacchi del serpente antico, con essa Egli
giudica tutti coloro che vogliono il male del gregge.
La Parola di
Dio è la nostra difesa!
Un altro arnese in dotazione al classico pastore
mediorientale dell’epoca di Davide, era
la verga.
A differenza
del bastone che è duro, la verga era un esile ramo verde, elastico,
lisciato.
Il pastore usa
la verga per diverse funzioni:
-
Dirigere il gregge
-
Aiutare una pecora a “tornare indietro”, mentre si sta incamminando in zone
pericolose
-
Aiutare una pecora a liberarsi dai rovi, quando finisce in mezzo ad essi.
Queste
attività, svolte con l’ausilio della verga, sono molto frequenti nella
conduzione di un gregge e non è consigliabile farle con il bastone.
Se il bastone simboleggia la Parola di Dio incarnata,
la verga
rappresenta l’opera dello Spirito Santo.
Paolo scrive:
“Egli ci ha anche resi idonei a essere
ministri di un nuovo patto, non di lettera, ma di Spirito; perché
la lettera uccide, ma lo Spirito
vivifica.” (2 Corinzi 3:6)
Se il bastone è il segno dell’autorità esercitata in
modo aggressivo soprattutto nei confronti dei nemici del gregge ( e usata
con delicatezza sul gregge ),
il pastore usa la verga per disciplinare il
gregge, per aiutarlo, per condurlo.
Davide,
esperto pastore aveva ben motivo di esclamare:
il tuo bastone e la tua verga mi danno sicurezza.
***
Per me tu
imbandisci la tavola, sotto gli occhi dei miei nemici; cospargi di olio il mio capo; la
mia coppa trabocca.
Il nostro
Pastore ci precede sempre.
Egli non ci
manda allo sbaraglio, prepara ogni “tavola” per noi!
Paolo ci
elenca quali sono i nostro nemici: “…il
nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro
i principati, contro
le potenze, contro
i dominatori di questo mondo di tenebre, contro
le forze spirituali della malvagità,
che sono nei luoghi celesti.”
(Efesini 6:12)
Davanti a
questi nemici, il nostro Sommo Pastore prepara la nostra “tavola”.
E’
significativo leggere cosa disse Gesù a Pietro, prima che lui e i discepoli
subissero un attacco frontale del nemico: “Simone,
Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma
io ho pregato per te, affinché la tua
fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi
fratelli.” (Luca 22:31-32)
Il nostro
Pastore va davanti a noi in ogni situazione, anticipando i problemi che
necessariamente dobbiamo incontrare
e prega per noi che in essi non
abbiamo a soccombere.
Egli, in
realtà è già andato davanti a noi in ogni situazione e ogni avversità che
possiamo incontrare.
Non solo, Egli
è andato a “prepararci un luogo”,
per farci godere di tutte le Sue benedizioni “al cospetto dei nostri
nemici”: “Nella casa del Padre mio ci
sono molte dimore; se no, vi avrei detto forse che
io vado a prepararvi un luogo?
Quando sarò andato e vi
avrò preparato un luogo, tornerò e vi accoglierò presso di me, affinché
dove sono io, siate anche voi; e del luogo dove io vado, sapete anche la
via.”(Giovanni 14:2-4)
In ultimo,
Egli ha preparato una “tavola” che ci
aiuta a “ricordare” tutto questo,
il pane ed il vino che Egli ci ha ordinato di condividere ogni volta, ci
parla anche di questa “tavola preparata”,
l’ha preparata Lui, il Suo corpo
ed il Suo sangue che noi condividiamo davanti ai “nostri
nemici”, sono proprio questa “mensa”
che Egli ci ha preparato!
***
Per me tu imbandisci la tavola, sotto gli
occhi dei miei nemici;
cospargi di olio il mio capo; la mia coppa trabocca.
L’olio sul
capo della pecora, ci parla della
medicazione delle ferite che l’animale si procura durante il pascolo,
per essersi avvicinata troppo ai rovi, per aver contrastato un’altra pecora
arrogante… …l’olio lenisce le normali ferite che una pecora si procura.
Il Buon Pastore, massaggia il capo della pecora con
l’olio (figura
dello Spirito Santo) con il quale lenisce tutte le ferite.
Le nostre menti spesso
vengono ferite dai tanti pensieri
negativi che assimiliamo durante il giorno, il Signore cosparge le
nostre menti con lo Spirito Santo per lenire tutte queste preoccupazioni
negative.
La coppa, simboleggia la vita, la vita di una pecora del gregge di Dio è una vita traboccante,
Gesù dichiarò: “…
Io sono venuto perché abbiano la vita
e l'abbiano in abbondanza.” (Giovanni 10:10)
***
Certo, beni e
bontà m'accompagneranno tutti i giorni della mia vita; e io abiterò nella
casa del SIGNORE per lunghi giorni.
Tutta l’esultanza di Davide per il Sommo Pastore, non
è temporale, è eterna, proprio come il
Nome del
Signore!
Egli sa bene che questi beni e queste benignità
saranno per sempre, perché il Pastore è Fedele, è Potente
da farle durare per “lunghi giorni”
secondo la “sua misura del tempo”.
Qual è quella
pecora stolta che penserebbe mai
di abbandonare un Pastore così?