Vegliate (La vera umiltà)

 

 

 

 La prima lettera di Pietro alle chiese dell’Asia, è una lettera di conforto per le sofferenze che i primi cristiani affrontano per questioni di “Giustizia”.

E’ una lettera ricolma di promesse sulla gloria futura, quella che conta, quella che rende più “leggera l’afflizione”, come anche detto da Paolo:

"…la nostra momentanea, leggera afflizione ci produce un sempre più grande, smisurato peso eterno di gloria,… (2 Corinzi4:17)

Pietro in questa lettera vuole confortare i fratelli ricordando la loro chiamata:

"Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi."  (1 Pietro 1:3-5)

 

Desidera richiamarli a vivere in modo santo la vita cristiana intrapresa, mediante la santificazione:

Perciò, dopo aver predisposto la vostra mente all'azione, state sobri, e abbiate piena speranza nella grazia che vi sarà recata al momento della rivelazione di Gesù Cristo.

Come figli ubbidienti, non conformatevi alle passioni del tempo passato, quando eravate nell'ignoranza; ma come colui che vi ha chiamati è santo, anche voi siate santi in tutta la vostra condotta, poiché sta scritto: «Siate santi, perché io sono santo». (1 Pietro 1:13-16)

Pietro quindi, dopo aver esortato le varie categorie di persone (domestici, mogli, mariti, anziani e giovani) circa le cose “conformi alla sana dottrina”, giunge a questo passo che coinvolge tutti quanti:

“E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili.”

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare.

Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo.

Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente.

A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen. (1 Pietro 5:5-11)

***

E tutti rivestitevi di umiltà gli uni verso gli altri, perché Dio resiste ai superbi ma dà grazia agli umili.

Possiamo notare subito un particolare, l’umiltà è un vestito, non è una caratteristica intrinseca dell’uomo.

Questo fatto è confermato anche dalle caratteristiche del “vestito del cristiano” che Paolo descrive nella sua lettera ai colossesi:

Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di benevolenza, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza. (Colossesi 3:12)

 

Non potremo mai trovare l’umiltà all’interno della nostro corpo naturale!

E anche se vi sono persona umili di animo, non è di quella umiltà che Pietro e Paolo parlano.

L’umiltà umana naturale di alcune persone, è un umiltà che è contaminata dal peccato come tutto il nostro essere, Paolo infatti dichiara:

"Difatti, io so che in me, cioè nella mia carne, non abita alcun bene…" (Romani 7:18)

L’umiltà naturale dell’uomo è spesso dettata da un forte orgoglio interiore, una superbia subdola, una codardia, o altre debolezze umane.

La vera umiltà di cui parla qui Pietro è quell’umiltà che possiamo ricevere solo riconoscendo in Dio la nostra suprema autorità, difatti subito dopo dice:

Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli vi innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi.

La vera umiltà, questo vestito che siamo chiamati ad indossare è quella attitudine a riconoscere nel nostro Dio, IL NOSTRO SIGNORE, Colui sul quale “gettiamo ogni nostra preoccupazione” perché fermamente convinti “che Egli ha cura di noi”.

La vera umiltà è quel dono di Dio che ci porta a fidarci di Lui, non della nostra mente, della nostra intelligenza ottenebrata dal peccato, sapendo che Egli ha una “mano potente”, una capacità di azione “molto più potente della nostra”.

Questa attitudine “verticale” siamo chiamati a viverla anche “orizzontalmente”, con i nostri fratelli, con coloro che vivono nella “umiltà verticale”.

Gesù Cristo uomo, il nostro Sommo Maestro, è stato un splendido esempio di umiltà. Egli era totalmente sottomesso al Padre, ma dignitoso, virile, forte, determinato nella sue intenzioni e nelle sue azioni, non era “umile secondo i termini umani”, si lasciò umiliare nel momento del giudizio che doveva subire come uomo maledetto.

Paolo esorta i cristiani di Corinto (e noi) a vivere anch’essi in questo modo:

“Vegliate, state fermi nella fede, comportatevi virilmente, fortificatevi.” (1 Corinzi 16:13)

L’uomo che Dio creò nell’Eden non era “umiliato” era il “re del creato” (fino a che non si ribellò all’autorità divina con la disubbidienza e la conseguente “caduta” che portò l’uomo a “perdere l’immagine di Dio” e “prendere sempre più l’immagine del diavolo”, con la “superbia”, “l’orgoglio” e il desiderio smodato di “emergere”).

Penso che sotto questo aspetto, la religiosità spicciola abbia fatto non pochi danni!

Anche se siamo invitati a riporre la nostra fiducia in Dio, siamo altresì esortati a procedere nel nostro cammino in modo sobrio (lucido, attento, non sbadatamente), tanto più che abbiamo a disposizione la forza di Cristo.

***

Non è a caso che Pietro continui il suo scrivere proprio con uno dei passi che spesso leggiamo, forse spesso anche fuori contesto:

Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare.

Questo è un passo (che potrebbe ricordare più o meno velatamente i sacrifici umani fatti dai romani nelle arene ai quali venivano sottoposti i nostri fratelli di quel tempo), sul quale merita veramente fermarsi un momento per meditare attentamente, soprattutto pensando che a scriverlo è proprio il discepolo Pietro, umanamente Simone.

Simone fu protagonista di un evento che lo ha reso famoso più di ogni altro discepolo:

«Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».

Pietro gli disse: «Signore, sono pronto ad andare con te in prigione e alla morte».

E Gesù: «Pietro, io ti dico che oggi il gallo non canterà, prima che tu abbia negato tre volte di conoscermi». (Luca 22:31-34)

Poi, uscito, andò, come al solito, al monte degli Ulivi; e anche i discepoli lo seguirono.

Giunto sul luogo, disse loro: «Pregate di non entrare in tentazione».

Egli si staccò da loro circa un tiro di sasso e postosi in ginocchio pregava, dicendo: «Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Però non la mia volontà, ma la tua sia fatta».

Allora gli apparve un angelo dal cielo per rafforzarlo.

Ed essendo in agonia, egli pregava ancor più intensamente; e il suo sudore diventò come grosse gocce di sangue che cadevano in terra.

E, dopo aver pregato, si alzò, andò dai discepoli e li trovò addormentati per la tristezza, e disse loro: «Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in tentazione». (Luca 22:39-46)

 

Dopo averlo arrestato, lo portarono via e lo condussero nella casa del sommo sacerdote; e Pietro seguiva da lontano.

Essi accesero un fuoco in mezzo al cortile, sedendovi intorno.

Pietro si sedette in mezzo a loro.

Una serva, vedendo Pietro seduto presso il fuoco, lo guardò fisso e disse: «Anche costui era con Gesù».

Ma egli negò, dicendo: «Donna, non lo conosco».

E poco dopo, un altro lo vide e disse: «Anche tu sei di quelli».

Ma Pietro rispose: «No, uomo, non lo sono».

Trascorsa circa un'ora, un altro insisteva, dicendo: «Certo, anche questi era con lui, poiché è Galileo».

Ma Pietro disse: «Uomo, io non so quello che dici».

E subito, mentre parlava ancora, il gallo cantò.

E il Signore, voltatosi, guardò Pietro; e Pietro si ricordò della parola che il Signore gli aveva detta: «Oggi, prima che il gallo canti, tu mi rinnegherai tre volte».

E, andato fuori, pianse amaramente. (Luca 22:54-62)

Come nel nostro passo di oggi anche qui troviamo satana che ha chiesto di “vagliare gli apostoli”, e tra questi si trova Pietro, per molti versi il più umile tra loro, quello che è disposto a mettere per primo la sua vita per il Maestro, quello che poche ore prima non avrebbe permesso al Maestro di “lavargli i piedi”, ma ora la sua “presunta umiltà” dov’è?

Ora Pietro si sta comportando come l’uomo stolto del Salmo 1:

“Beato l'uomo che non cammina secondo il consiglio degli empi, che non si ferma nella via dei peccatori; né si siede in compagnia degli schernitori; ma il cui diletto è nella legge del SIGNORE, e su quella legge medita giorno e notte.” (Salmo 1:1-2)

 

Gesù già in questo passo di Luca dava la soluzione del problema:

-         Pregate di non entrare in tentazione.

-         Perché dormite? Alzatevi e pregate, affinché non entriate in tentazione.

Proprio per questo Pietro scrive Siate sobri, vegliate …”

L’umiltà di cui parla Pietro è proprio questa, chiedere a Dio la protezione dalla tentazione, perché noi non possediamo la capacità di resistergli!

Gesù infatti disse ai discepoli, proprio in quell’occasione:

Vegliate e pregate, affinché non cadiate in tentazione; lo spirito è pronto, ma la carne è debole. (Matteo 26:41)

La vera umiltà è quel dono di Dio che ci porta a fidarci di Lui, non della nostra mente, della nostra intelligenza ottenebrata dal peccato, sapendo che Egli ha una “mano potente”, una capacità di azione “molto più potente della nostra” ed affidare a Lui ogni nostra preoccupazione derivante dalla decisione di voler essere suoi testimoni.

Ma questa è un’opera di Dio, e dobbiamo cercarla in Lui, non i noi.

Questa è l’umiliazione che ci è richiesta!

Per quanto audaci e ben disposti non avremo mai la forza di resistere agli attacchi del nemico, anzi quando penso di potergli resistere con le mie forze … è meglio che faccio molta attenzione, probabilmente il leone sta puntando proprio me!

Paolo sintetizzava questo tema in un passo scritto ai Corinzi:

“Bisogna vantarsi? Non è una cosa buona; tuttavia verrò alle visioni e alle rivelazioni del Signore.

Conosco un uomo in Cristo che quattordici anni fa (se fu con il corpo non so, se fu senza il corpo non so, Dio lo sa), fu rapito fino al terzo cielo.

So che quell'uomo (se fu con il corpo o senza il corpo non so, Dio lo sa) fu rapito in paradiso, e udì parole ineffabili che non è lecito all'uomo di pronunciare.

Di quel tale mi vanterò; ma di me stesso non mi vanterò se non delle mie debolezze.

Pur se volessi vantarmi, non sarei un pazzo, perché direi la verità; ma me ne astengo, perché nessuno mi stimi oltre quello che mi vede essere, o sente da me.

E perché io non avessi a insuperbire per l'eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne, un angelo di Satana, per schiaffeggiarmi affinché io non insuperbisca.

Tre volte ho pregato il Signore perché l'allontanasse da me; ed egli mi ha detto: «La mia grazia ti basta, perché la mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza».

Perciò molto volentieri mi vanterò piuttosto delle mie debolezze, affinché la potenza di Cristo riposi su di me.

Per questo mi compiaccio in debolezze, in ingiurie, in necessità, in persecuzioni, in angustie per amor di Cristo; perché, quando sono debole, allora sono forte.”  (2 Corinzi 12:1-10)

 

Gettare su di Lui ogni nostra preoccupazione sapendo che Egli ha cura di noi!

Chiediamo a Dio questa forma di protezione?

Io personalmente molto poco, troppo poco, eppure è uno dei primi e fondamentali insegnamenti del Signore Gesù:

Voi dunque pregate così:

"Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome; venga il tuo regno; sia fatta la tua volontà anche in terra come è fatta in cielo.

Dacci oggi il nostro pane quotidiano; rimettici i nostri debiti come anche noi li abbiamo rimessi ai nostri debitori; e non ci esporre alla tentazione, ma liberaci dal maligno." (Matteo 6:9-13)

Circa questo pericolo Pietro porta un esempio emblematico che egli conosce molto bene, sente ancora “i denti delle sue fauci” che lo hanno portato a “piangere amaramente”.

***

Siate sobri, vegliate; il vostro avversario, il diavolo, va attorno come un leone ruggente cercando chi possa divorare.

Intanto dobbiamo convincerci ogni giorno di più che abbiamo un avversario, un “satana” (letteralmente avversario, colui che si oppone, accusatore in giudizio)

Questo avversario ha un nome preciso: “diavolo” (ovvero colui che si pone in mezzo e divide).

Questo angelo decaduto, nostro avversario, che vuole porsi tra noi e il nostro Dio per rompere la comunione con Lui, va attorno a noi…   ne siamo coscienti?

Lo sentiamo ruggire?

Egli, con le sembianze di un leone (in contrapposizione al “Leone di Giuda”, ovvero Gesù Cristo), ruggisce.

Il leone ruggisce per promuovere il proprio territorio, per comunicare con gli altri del gruppo, per dimostrare la propria forza.

Se sapessimo che nella casa dove siamo ci fosse un leone… saremmo così tranquilli?

Purtroppo penso che ci consideriamo “troppo intelligenti” e “troppo evoluti”, per fare attenzione al ruggito del leone e spesso subiamo con passività i suoi morsi.

I morsi di satana sono finalizzati ad impedire la nostra testimonianza!

Umiliamoci dunque sotto la potente mano di Dio, affinché egli ci innalzi a suo tempo; gettando su di lui ogni nostra preoccupazione, perché egli ha cura di noi!

Solo affidando a Dio ogni nostra preoccupazione, non subiremo i morsi del leone, quei morsi che Giacomo descrive:

“Nessuno, quand'è tentato, dica: «Sono tentato da Dio»; perché Dio non può essere tentato dal male, ed egli stesso non tenta nessuno; invece ognuno è tentato dalla propria concupiscenza che lo attrae e lo seduce.

Poi la concupiscenza, quando ha concepito, partorisce il peccato; e il peccato, quando è compiuto, produce la morte.” (Giacomo 1:13-15)

***

Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo.

Il modo per resistere a questo nemico, avversario, è solo uno, resistere stando fermi nella fede.

Gesù, proprio per sostenere Pietro in quel suo momento di prova gli disse:

“…ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno.” (Luca 22:32)

 

Il verbo “resistere” ci parla di una lotta difensiva più che offensiva, a questo siamo chiamati. E’ il nostro nemico che deve “attaccare” la nostra posizione, non siamo noi a doverlo spodestare!

Circa l’armatura per resistere agli attacchi del nemico sotto tutte le sue forme sono nell’armatura completa del cristiano che Paolo descrive agli efesini:

“Del resto, fortificatevi nel Signore e nella forza della sua potenza.

Rivestitevi della completa armatura di Dio, affinché possiate stare saldi contro le insidie del diavolo; il nostro combattimento infatti non è contro sangue e carne, ma contro i principati, contro le potenze, contro i dominatori di questo mondo di tenebre, contro le forze spirituali della malvagità, che sono nei luoghi celesti.

Perciò prendete la completa armatura di Dio, affinché possiate resistere nel giorno malvagio, e restare in piedi dopo aver compiuto tutto il vostro dovere.

State dunque saldi: prendete la verità per cintura dei vostri fianchi; rivestitevi della corazza della giustizia; mettete come calzature ai vostri piedi lo zelo dato dal vangelo della pace; prendete oltre a tutto ciò lo scudo della fede, con il quale potrete spegnere tutti i dardi infocati del maligno.

Prendete anche l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, che è la parola di Dio; pregate in ogni tempo, per mezzo dello Spirito, con ogni preghiera e supplica; vegliate a questo scopo con ogni perseveranza. Pregate per tutti i santi, e anche per me, affinché mi sia dato di parlare apertamente per far conoscere con franchezza il mistero del vangelo, per il quale sono ambasciatore in catene, perché lo annunci francamente, come conviene che ne parli.(Efesini 6:10-20)

 

Come abbiamo visto sia nel passo del rinnegamento di Pietro che in questo passo di Paolo, l’attacco dell’avversario è finalizzato a chiudere la nostra bocca, a renderci inoffensivi, ad UMILIARCI DALLA NOSTRA POSIZIONE CHE ABBIAMO IN CRISTO PER LA GRAZIA DI DIO, per portarci a manifestare una debolezza, una paura che fa trasparire una condizione di “sconfitta” più che di Vittoria”.

Non dobbiamo pensare che ci voglia “sbranare”, non può, è una promessa di Dio che non può mentire, il diavolo non ci tocca:

“…il maligno non lo tocca.” (1 Giovanni5:18)

 Ma evidentemente ci può intimidire con i suoi “ruggiti” e colpirci nella nostra paura, codardia, magari anche attraverso la nostra “falsa umiltà”.

Giovanni ci scrive invece proprio che dobbiamo avere il coraggio di vivere la nostra vita cristiana con la sicurezza di chi ha già vinto:

“Figlioli, vi scrivo perché i vostri peccati sono perdonati in virtù del suo nome.

Padri, vi scrivo perché avete conosciuto colui che è fin dal principio. Giovani, vi scrivo perché avete vinto il maligno.

Ragazzi, vi ho scritto perché avete conosciuto il Padre. Padri, vi ho scritto perché avete conosciuto colui che è fin dal principio.

Giovani, vi ho scritto perché siete forti, e la parola di Dio rimane in voi, e avete vinto il maligno.

Non amate il mondo né le cose che sono nel mondo.

Se uno ama il mondo, l'amore del Padre non è in lui.

Perché tutto ciò che è nel mondo, la concupiscenza della carne, la concupiscenza degli occhi e la superbia della vita, non viene dal Padre, ma dal mondo.

E il mondo passa con la sua concupiscenza; ma chi fa la volontà di Dio rimane in eterno.” (1 Giovanni 1:12-17)

 

Paolo esortava nello stesso modo in giovane e timido Timoteo:

“Dio infatti ci ha dato uno spirito non di timidezza, ma di forza, d'amore e di autocontrollo.

Non aver dunque vergogna della testimonianza del nostro Signore, né di me, suo carcerato; ma soffri anche tu per il vangelo, sorretto dalla potenza di Dio.”

(2 Timoteo 1:7-8)

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Resistetegli stando fermi nella fede, sapendo che le medesime sofferenze affliggono i vostri fratelli sparsi per il mondo.

E Pietro ci da anche un suggerimento, quello di guardare ad altri fratelli che soffrono come noi e resistono stando fermi nella fede.

Abbiamo tanti fratelli che stimiamo essere stati forti, incrollabili nella fede, imitiamoli nella loro fede, nella loro costanza, nella loro umiltà.

Questi esempi devono essere degli stimoli positivi per noi!

Ma Pietro sa molto bene che la garanzia di rimanere in piedi, è garantito dall’intervento salvifico di Dio:

Or il Dio di ogni grazia, che vi ha chiamati alla sua gloria eterna in Cristo, dopo che avrete sofferto per breve tempo, vi perfezionerà egli stesso, vi renderà fermi, vi fortificherà stabilmente.

Questa è la FEDE, questa è il risultato dell’UMILTA’!

Noi sappiamo che il nostro Dio ci perfezionerà Egli stesso, ci renderà fermi, ci fortificherà in modo stabile!

Pietro, memore della sua esperienza e del mandato ricevuto da Gesù, compie qui, in questo passo, ciò che Gesù disse a suo riguardo sotto una forma di esortazione profetica:

«Simone, Simone, ecco, Satana ha chiesto di vagliarvi come si vaglia il grano; ma io ho pregato per te, affinché la tua fede non venga meno; e tu, quando sarai convertito, fortifica i tuoi fratelli».

Pietro sa che Gesù aveva pregato per lui, come ha pregato per ciascuno di noi, iò Sommo Maestro “ci precede” in ogni fase della vita.

Pietro ora fortifica i suoi fratelli, noi che siamo chiamati a riconoscere in Dio la nostra forza…

A lui sia la potenza, nei secoli dei secoli. Amen.

 

Gianni Marinuzzi