Le virtù cristiane
“La sua potenza divina
ci ha donato tutto ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la
conoscenza di colui che ci ha chiamati con la propria gloria e virtù.
Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime
promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della
natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo
a causa della concupiscenza.
Voi, per questa stessa ragione,
mettendoci da parte vostra ogni impegno,
aggiungete alla vostra
fede la
virtù; alla virtù la
conoscenza; alla conoscenza
l'autocontrollo;
all'autocontrollo la pazienza;
alla pazienza la pietà; alla
pietà l'affetto fraterno; e
all'affetto fraterno l'amore.
Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno né
pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.
Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope,
avendo dimenticato di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.
Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra
vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.
In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno
eterno del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo.”
(2 Pietro 1:3-11)
Pietro, dopo averci dato la conferma del dono di Dio che abbiamo nella
conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo, ci esorta a non fermarci a
questo, ma ad aggiungere qualcosa a questa conoscenza.
Questo aggiungere, non intende “in sostituzione” all’opera di Salvezza che
Egli ha compiuto con la propria
gloria e virtù, ma “in aggiunta”, ovvero un “valore aggiunto” a quello
che Egli ci ha donato.
Pietro ci esorta ad approfittare pienamente della potenza divina e delle
promesse di Dio.
Pietro ci esorta quindi a mettere in
pratica le caratteristica della natura divina che ci è stata donata, in
modo da sperimentarne tutti i benefici!
L’apostolo ci ricorda inoltre che noi siamo stati fatti
partecipi della natura divina e
quindi siamo sfuggiti alla corruzione
che è nel mondo, e quindi ci esorta a vivere della
natura divina e non vivere come
cristiani carnali ( come se
ancora dominati dalla corruzione che è nel mondo ).
“Aggiungere”
traduce un termine greco che significa “dare
con prodigalità e generosità”, come colui che provvede ad una necessità
senza badare al risparmio, questo è l’impegno che ci esorta ad avere Pietro!
Questo “valore aggiunto”, avrà in noi un effetto benefico,
non ci renderà né pigri, né
sterili ( letteralmente
argous: vuoti, inutili ed improduttivi
), nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo che abbiamo
precedentemente ricevuto e avremo inoltre una buona “vista spirituale”,
avremo chiara in noi la nostra posizione in Cristo e non saremo confusi,
ricordandoci sempre di essere stati purificati dai nostri peccati.
In mancanza di questo “valore aggiunto”, saremo invece
ciechi o miopi, avendo dimenticato
di essere stati purificati dei nostri vecchi peccati, subendo quindi
gli attacchi del dubbio circa la nostra posizione spirituale, rimanendo così
confusi avendo dimenticato
il nostro stato di purificati in Cristo e nonostante la conoscenza di Cristo
che abbiamo ricevuto saremo pigri
e sterili ( vuoti, inutili ed improduttivi ).
Lo stato di pigrizia e sterilità è quello stato di “non fruttuosità”, che il
Signore rimprovera più volte nei Suoi insegnamenti.
Vale quindi la pena di
metterci da parte vostra ogni
impegno…
Pietro elenca qui sette virtù cristiane, da aggiungere a quella fede, senza
la quale non si può costruire nulla:
CONOSCENZA
AUTOCONTROLLO
PAZIENZA
PIETA’
AFFETTO FRATERNO
AMORE
Attraverso queste ci sono state elargite le sue preziose e grandissime
promesse perché per mezzo di esse voi diventaste partecipi della
natura divina dopo essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo
a causa della concupiscenza.
Or senza fede è impossibile piacergli; poiché chi si accosta a Dio
deve credere che egli è, e che ricompensa tutti quelli che lo cercano.”
(Ebrei 11:6)
Con questo termine che nel greco classico (areten),
significa il talento divino di compiere atti eroici.
E’ la nostra forza morale, il nostro “motore”.
La virtù è l’arte di fare un qualcosa in modo eccellente, da qui il termine
“virtuoso”, si può essere
virtuosi in tanti campi della vita, l’apostolo Pietro ci esorta ad essere
virtuosi nell’usare quanto ci ha donato Dio, ovvero “tutto
ciò che riguarda la vita e la pietà mediante la conoscenza di colui che ci
ha chiamati con la propria gloria e virtù, difatti
ci sono state elargite le sue preziose e grandissime promesse perché
per mezzo di esse noi diventassimo partecipi della natura divina dopo
essere sfuggiti alla corruzione che è nel mondo a causa della
concupiscenza.”
Anche in quest’ottica Paolo esortava così:
“Avendo pertanto doni differenti secondo la grazia che ci è stata concessa,
se abbiamo dono di profezia, profetizziamo conformemente alla fede;
se di ministero, attendiamo al ministero; se d'insegnamento,
all'insegnare; se di esortazione, all'esortare; chi dà, dia
con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa
opere di misericordia, le faccia con gioia.”
(Romani 12:6-8)
Pietro ci sta esortando quindi ad aggiungere alla nostra fede in Dio, la
nostra forza, i nostri “motori”, di mettere a Sua disposizione la nostra
vita e la nostra volontà.
Se noi non abbiamo fede e non desideriamo ardentemente metterci a Sua
disposizione, è inutile parlare di conoscenza,
sarebbe inutile e addirittura controproducente in quanto ci renderebbe
ancora più responsabili!
La nostra fede, viene attivata con la nostra virtù, quando c’è la benzina ed
un buon motore, possiamo allora decidere dove andare…
CONOSCENZA
La conoscenza qui citata ( ghnosin
), si può anche tradurre anche come “discernimento”, una corretta visione
della realtà, un’esatta comprensione della verità acquistata mediante un
diligente studio della Parola di Dio.
Questa conoscenza non la si acquista con l’impegno “intellettuale”, ma con
l’impegno “spirituale”, Paolo infatti scrive:
“Ora noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito che
viene da Dio, per conoscere le cose che Dio ci ha donate; e noi ne
parliamo non con parole insegnate dalla sapienza umana, ma insegnate dallo
Spirito, adattando parole spirituali a cose spirituali.
Ma l'uomo naturale non riceve le cose dello Spirito di Dio, perché esse sono
pazzia per lui; e non le può conoscere, perché devono essere giudicate
spiritualmente.
L'uomo spirituale, invece, giudica ogni cosa ed egli stesso non è giudicato
da nessuno. Infatti «chi
ha conosciuto la mente del Signore da poterlo istruire?»
Ora noi abbiamo la mente di Cristo.”
(1 Corinzi 2:12-16)
Paolo pregava Dio per gli efesini, affinchè giungessero a questa conoscenza,
ovvero una conoscenza sempre più profonda delle realtà celesti e dell’opera
che Dio ha compiuta per il cristiano, questo tipo di conoscenza, viene
dopo aver iniziato il percorso…
“Perciò anch'io, avendo udito parlare della vostra fede nel Signore Gesù e
del vostro amore per tutti i santi, non smetto mai di rendere grazie per
voi, ricordandovi nelle mie preghiere, affinché il Dio del nostro Signore
Gesù Cristo, il Padre della gloria, vi dia uno spirito di sapienza e di
rivelazione perché possiate conoscerlo pienamente; egli illumini gli
occhi del vostro cuore, affinché sappiate a quale speranza vi ha
chiamati, qual è la ricchezza della gloria della sua eredità che vi riserva
tra i santi, e qual è verso di noi, che crediamo, l'immensità della sua
potenza.
Questa potente efficacia della sua forza egli l'ha mostrata in Cristo,
quando lo risuscitò dai morti e lo fece sedere alla propria destra nel
cielo, al di sopra di ogni principato, autorità, potenza, signoria e di ogni
altro nome che si nomina non solo in questo mondo, ma anche in quello
futuro.
Ogni cosa egli ha posta sotto i suoi piedi e lo ha dato per capo supremo
alla chiesa, che è il corpo di lui, il compimento di colui che porta a
compimento ogni cosa in tutti.”
(Efesini 1:15-23)
Questa conoscenza renderà ancor più stabili i cristiani, che avranno una
visione più chiara del senso della vita e della loro vita su questa terra!
Una buon carburante ( la fede ), un buon motore ( la virtù ), una
dettagliata conoscenza del percorso, delle strade, delle difficoltà non sono
sufficienti per essere completi, occorre
aggiungere ancora altro….
AUTOCONTROLLO
L’autocontrollo ( enkrateian ), o
anche “temperanza”, ovvero tenere sotto controllo le proprie passioni.
La temperanza, l’autocontrollo sono virtù cristiane richieste a cristiani
maturi, che hanno fede, hanno messo a disposizione di Dio la loro vita,
hanno ottenuto una conoscenza più profonda delle cose di Dio, a loro è
richiesta una maggiore attitudine al “dominare” il proprio corpo.
E’ normale per un bambino non essere costante nelle sue cose, essere
superficiale nelle scelte, non è più normale per una persona adulta, che ha
sperimentato le conseguenze degli errori, ed è già stata corretta nel tempo.
Il libro dei proverbi ci da un bell’insegnamento:
“La follia è legata al cuore del bambino, ma la verga della correzione
l'allontanerà da lui.
(Proverbi 22:15)
La follia di non essere costanti e temperanti è legata all’anima del
fanciullo, ma correzione del Signore ci fa crescere in temperanza!
Per questo, in modo particolare agli anziani nella fede ed a coloro che
svolgono un compito di diaconato è richiesto di essere più “temperati” degli
altri:
“Bisogna
dunque che il vescovo sia irreprensibile, marito di una sola moglie,
sobrio, prudente, dignitoso, ospitale, capace di insegnare, non dedito al
vino né violento, ma sia mite, non litigioso, non attaccato al denaro, che
governi bene la propria famiglia e tenga i figli sottomessi e pienamente
rispettosi (perché se uno non sa governare la propria famiglia, come potrà
aver cura della chiesa di Dio?), che non sia convertito di recente, affinché
non diventi presuntuoso e cada nella condanna inflitta al diavolo. Bisogna
inoltre che abbia una buona testimonianza da quelli di fuori, perché non
cada in discredito e nel laccio del diavolo.
Allo stesso modo i diaconi devono essere dignitosi, non doppi nel
parlare, non propensi a troppo vino, non avidi di illeciti guadagni; uomini
che custodiscano il mistero della fede in una coscienza pura.
Anche questi siano prima provati; poi svolgano il loro servizio se sono
irreprensibili. Allo stesso modo siano le donne dignitose, non maldicenti,
sobrie, fedeli in ogni cosa. I diaconi siano mariti di una sola moglie, e
governino bene i loro figli e le loro famiglie.
Perché quelli che hanno svolto bene il compito di diaconi si acquistano un
grado onorabile e una grande franchezza nella fede che è in Cristo Gesù.”
(1 Timoteo 3:2-13)
La mancanza di autocontrollo è una delle caratteristiche che Pietro stesso
addebita ai falsi dottori:
“Molti li seguiranno nella loro dissolutezza; e a causa loro la via
della verità sarà diffamata.
Audaci, arroganti, non hanno orrore di dir male delle dignità;
mentre gli angeli, benché superiori a loro per forza e potenza, non portano
contro quelle, davanti al Signore, alcun giudizio ingiurioso.
Ma costoro, come bestie prive di ragione, destinate per natura a essere
catturate e distrutte, dicono male di ciò che ignorano, e periranno
nella propria corruzione, ricevendo il castigo come salario della loro
iniquità.
Essi trovano il loro piacere nel gozzovigliare in pieno giorno;
sono macchie e vergogne; godono dei loro inganni mentre partecipano
ai vostri banchetti.
Hanno occhi pieni d'adulterio e non possono smetter di peccare; adescano le
anime instabili; hanno il cuore esercitato alla cupidigia; sono figli di
maledizione!
Lasciata la strada diritta, si sono smarriti
seguendo la via di Balaam, figlio di Beor, che amò un salario di iniquità,
ma fu ripreso per la sua prevaricazione: un'asina muta, parlando con voce
umana, represse la follia del profeta.
Costoro sono fonti senz'acqua e nuvole sospinte dal vento; a loro è
riservata la caligine delle tenebre.
Con discorsi pomposi e vuoti adescano,
mediante i desideri della carne e le dissolutezze, quelli che si erano
appena allontanati da coloro che vivono nell'errore; promettono loro la
libertà, mentre essi stessi sono schiavi della corruzione, perché uno è
schiavo di ciò che lo ha vinto.
Se infatti, dopo aver fuggito le corruzioni del mondo mediante la conoscenza
del Signore e Salvatore Gesù Cristo, si lasciano di nuovo avviluppare in
quelle e vincere, la loro condizione ultima diventa peggiore della prima.
Perché sarebbe stato meglio per loro non aver conosciuto la via della
giustizia, che, dopo averla conosciuta, voltare le spalle al santo
comandamento che era stato dato loro.
È avvenuto di loro quel che dice con verità il proverbio: «Il
cane è tornato al suo vomito», e: «La scrofa lavata è tornata a
rotolarsi nel fango».”
(tratto da 2 Pietro 2)
Paolo, scrivendo a Timoteo lo esortava:
“Tu, invece, persevera nelle cose che hai imparate e di cui hai
acquistato la certezza, sapendo da chi le hai imparate.”
(2 Timoteo 3:14)
PAZIENZA
La pazienza, traduce il termine greco
hipomenen, che significa letteralmente “sottostare” e per capirne meglio
il significato possiamo leggere i passi dove lo stesso termine si trova nel
Nuovo Testamento:
“Giustificati dunque per fede, abbiamo pace con Dio per mezzo di Gesù
Cristo, nostro Signore, mediante il quale abbiamo anche avuto, per la fede,
l'accesso a questa grazia nella quale stiamo fermi; e ci gloriamo nella
speranza della gloria di Dio; non solo, ma ci gloriamo anche nelle
afflizioni, sapendo che l'afflizione produce pazienza, la pazienza
esperienza, e l'esperienza speranza.”
(Romani 5:1-4)
“Poiché tutto ciò che fu scritto nel passato, fu scritto per nostra
istruzione, affinché mediante la pazienza e la consolazione che ci
provengono dalle Scritture, conserviamo la speranza.”
(Romani 15:4)
“Perciò anche noi, dal giorno che abbiamo saputo questo, non cessiamo di
pregare per voi e di domandare che siate ricolmi della profonda conoscenza
della volontà di Dio con ogni sapienza e intelligenza spirituale, perché
camminiate in modo degno del Signore per piacergli in ogni cosa, portando
frutto in ogni opera buona e crescendo nella conoscenza di Dio; fortificati
in ogni cosa dalla sua gloriosa potenza, per essere sempre pazienti e
perseveranti; ringraziando con gioia il Padre che vi ha messi in grado
di partecipare alla sorte dei santi nella luce.”
(Colossesi 1:9-12)
“Noi dobbiamo sempre ringraziare Dio per voi, fratelli, com'è giusto, perché
la vostra fede cresce in modo eccellente, e l'amore di ciascuno di voi tutti
per gli altri abbonda sempre di più; in modo che noi stessi ci gloriamo di
voi nelle chiese di Dio, a motivo della vostra costanza e fede in tutte
le vostre persecuzioni e nelle afflizioni che sopportate.”
(2 Tessalonicesi 1:4)
“Fratelli miei, considerate una grande gioia quando venite a trovarvi in
prove svariate, sapendo che la prova della vostra fede produce costanza.”
(Giacomo 1:2-3)
Il cristiano, nella sua crescita ha bisogno di pazienza, di costanza e
capacità di sopportare le afflizioni che lo seguiranno in tutto il suo
percorso.
“La persecuzione e la afflizione del cristiano sono una delle più crude
realtà, che il Signore Gesù non ha mai nascosto:
Se il mondo vi odia, sapete bene che prima di voi ha odiato me.
Se foste del mondo, il mondo amerebbe quello che è suo; poiché non siete del
mondo, ma io ho scelto voi in mezzo al mondo, perciò il mondo vi odia.
Ricordatevi della parola che vi ho detta: "Il servo non è più grande del suo
signore". Se hanno perseguitato me, perseguiteranno anche voi; se hanno
osservato la mia parola, osserveranno anche la vostra.
Ma tutto questo ve lo faranno a causa del mio nome, perché non conoscono
colui che mi ha mandato.”
(Giovanni 15:18-21)
“Vi ho detto queste cose, affinché abbiate pace in me.
Nel mondo avrete tribolazione; ma fatevi coraggio, io ho vinto il mondo.”
(Giovanni 16:33)
Anche Paolo scriveva a Timoteo di questo:
“Tu invece hai seguito da vicino il mio insegnamento, la mia condotta, i
miei propositi, la mia fede, la mia pazienza, il mio amore, la mia costanza,
le mie persecuzioni, le mie sofferenze, quello che mi accadde ad
Antiochia, a Iconio e a Listra.
Sai quali persecuzioni ho sopportate;
e il Signore mi ha liberato da tutte.
Del resto, tutti quelli che vogliono vivere piamente in Cristo Gesù saranno
perseguitati.”
(2 Timoteo 3:10-12)
La pazienza del cristiano maturo è molto simile alla pazienza che Dio ha con
il mondo e con noi. Pietro ci parla di questa pazienza:
“Il Signore
non ritarda l'adempimento della sua promessa, come pretendono alcuni; ma
è paziente verso di voi, non volendo che qualcuno perisca, ma che tutti
giungano al ravvedimento.”
(2 Pietro 3:9)
A volte noi vorremmo vedere subito dei risultati della nostra testimonianza
e se questi non arrivano, siamo pronti ad esprimere la nostra “sentenza” di
incredulità, Dio invece è paziente, non affretta ( per adesso ) il giorno
della Sua venuta “non volendo che
qualcuno perisca, ma che tutti giungano al ravvedimento.”
Il vivere costantemente. pazientemente
la natura divina, con le sue
conseguenti ed inevitabili persecuzioni, ci porta a sperimentare più da
vicino l’Amore che Dio ha per noi e ad avvicinarsi a Lui sempre più
rispettosi.
Questo atteggiamento di profonda riverenza ed ammirazione per Lui è quello
che noi dobbiamo ora “aggiungere”.
PIETA’
Nel linguaggio corrente, la pietà ha perso tutto il suo significato
originario.
Il termine “eusebian”, Pietro lo
utilizza un altra volta nella sua seconda lettera:
“Poiché dunque tutte queste cose devono dissolversi, quali non dovete essere
voi, per santità di condotta e per pietà, mentre attendete e
affrettate la venuta del giorno di Dio, in cui i cieli infocati si
dissolveranno e gli elementi infiammati si scioglieranno!”
(2 Pietro 3:11-12)
La pietà cristiana è la riverenza nei confronti di Dio, un uomo pietoso è
quindi un uomo che ha un profondo timore e rispetto di Dio.
E’ questo il significato del nome Eusebio.
Possiamo quindi definire che solo una esperienza viva della fede, vissuta
con impegno e generosità, condotta con una visione della realtà spirituale,
perseverante e costante nelle afflizioni, paziente, produce un corretto e
responsabile timore di Dio.
Sarà forse per questo che oggi non c’è più timore di Dio tra la maggior
parte dei cristiani?
AFFETTO FRATERNO
Le prime cinque virtù cristiane riguardano la nostra vita in rapporto con
Dio.
Solo dopo aver “aggiunto” alla
nostra fede queste prime cinque virtù, possiamo cominciare a parlare dei
rapporti fraterni o dell’Amore in senso compiuto!
Come vogliamo spesso bruciare le tappe!
Altro che: “ basta che ci vogliamo
bene! ”
Il vero affetto fraterno ( philadelphian ), è una virtù che si aggiunge
solo dopo aver aggiunto le altre, altrimenti parliamo di un amore “non
sincero”, di una amore diverso da quello di cui scriveva Pietro nella sua
prima lettera:
“Avendo purificato le anime vostre con l'ubbidienza alla verità per
giungere a un sincero amor fraterno, amatevi intensamente a
vicenda di vero cuore, perché siete stati rigenerati non da seme
corruttibile, ma incorruttibile, cioè mediante la parola vivente e
permanente di Dio.”
(1 Pietro 1:22-23)
Il vero affetto fraterno è quello che ha a cuore lo stato del fratello,
primariamente lo stato spirituale, è il tenero interesse per il suo
progresso, la soddisfazione per le sue vittorie, la condivisione della
tristezza nelle cadute, la condivisione della sofferenza e della
consolazione.
Paolo ha scritto di tale affetto fraterno:
“L'amore sia senza ipocrisia. Aborrite il male e attenetevi fermamente al
bene.
Quanto all'amore fraterno, siate pieni di affetto gli uni per gli altri.
Quanto all'onore, fate a gara nel rendervelo reciprocamente.
Quanto allo zelo, non siate pigri; siate ferventi nello spirito, servite il
Signore; siate allegri nella speranza, pazienti nella tribolazione,
perseveranti nella preghiera, provvedendo alle necessità dei santi,
esercitando con premura l'ospitalità.”
(Romani 12:9-13)
Anche l’autore della lettera agli Ebrei ne parla:
“L'amor fraterno rimanga tra di voi.
Non dimenticate l'ospitalità;
perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.
Ricordatevi dei carcerati, come se foste in carcere con loro; e di
quelli che sono maltrattati, come se anche voi lo foste!”
(Ebrei 13:1-3)
AMORE
Dopo aver “aggiunto” l’amore
fraterno, siamo in grado di
“aggiungere” l’amore per gli altri.
Amare i malvagi è una caratteristica divina molto elevata!
Paolo ne fa un accenno nella sua lettera ai romani:
“Infatti, mentre noi eravamo ancora senza forza, Cristo, a suo tempo, è
morto per gli empi.
Difficilmente uno morirebbe per un giusto; ma forse per una persona buona
qualcuno avrebbe il coraggio di morire; Dio invece mostra la grandezza del
proprio amore per noi in questo: che, mentre eravamo ancora peccatori,
Cristo è morto per noi.”
(Romani 5:6-8)
E’ ipocrita pensare di amare il prossimo senza avere prima aggiunto le altre
virtù cristiane!
La vita cristiana inizia con la fede e termina con l’amore, partendo dal
fondamento della fede in Cristo si arriva ad essere simili a Lui,
perfezionando così il percorso con quell’Amore divino per il prossimo,
quell’Amore disinteressato, che ama perché è Amore!
Dio ama i cristiani in modo particolare, ma ricordiamoci che Egli ha tanto
amato il mondo ( non solo la chiesa ):
“Perché Dio ha tanto amato il mondo, che ha dato il suo unigenito
Figlio, affinché chiunque crede in lui non perisca, ma abbia vita eterna.”
(Giovanni 3:16)
Riconosciamo dunque che la vita cristiana è davvero un percorso di gloria in
gloria, che siamo invitati a compiere
“aggiungendo” sempre un qualcosa
di quello che Dio ci ha donato in maniera abbondante.
“E noi tutti, a viso scoperto, contemplando come in uno specchio la gloria
del Signore, siamo trasformati nella sua stessa immagine, di gloria in
gloria, secondo l'azione del Signore, che è lo Spirito.”
(2 Corinzi 3:18)
“Perché se queste cose si trovano e abbondano in voi, non vi renderanno
né pigri, né sterili nella conoscenza del nostro Signore Gesù Cristo.
Ma colui che non ha queste cose, è cieco oppure miope, avendo dimenticato
di essere stato purificato dei suoi vecchi peccati.
Perciò, fratelli, impegnatevi sempre di più a render sicura la vostra
vocazione ed elezione; perché, così facendo, non inciamperete mai.
In questo modo infatti vi sarà ampiamente concesso l'ingresso nel regno eterno del nostro Signore e Salvatore