PRIMA LETTERA DI PAOLO A TIMOTEO 

Istruzione riguardanti la vita nella Chiesa

 

 

COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

 

NELLE RIPRENSIONI E NELLE ESORTAZIONI e NELL’ASSISTENZA ALLE VEDOVE

 

 

Paolo ha finora scritto a Timoteo circa:

 

- la esistenza e la azione destabilizzante dei falsi dottori (1:3-4)

- la consistenza delle false dottrine proposte dai falsi dottori (1:6-11)

- le Istruzioni sulla preghiera (2:1-7)

- le Istruzioni relativamente agli uomini (2:8)

- le Istruzioni relativamente alle donne (2:9-15)

- le Istruzioni relativamente agli anziani (3:1-7)

- le Istruzioni relativamente ai diaconi (3:8-13)

- il privilegio e la responsabilità della Chiesa quale colonna e sostegno della Verità (3:14-15)

- La rivelazione del Mistero della Pietà (3:16)

- La rivelazione dell’apostasia futura (4:1-5)

 

 ***

 

 Ora Paolo si concentra sulla persona di Timoteo e vuole spiegargli quali sono le caratteristiche ed il comportamento del buon servitore di Cristo, che si esprime:

 

- Nell’insegnamento (4:6-11)

- Nell’esempio (4:12)

- Nella edificazione personale (4:13-16)

- Nelle riprensioni e nelle esortazioni (5:1-2)

- Nell’assistenza delle vedove (5:3-16)

- Nei rapporti con gli anziani (l’onore ed il rispetto) (5:17-19)

- Nella riprensione pubblica ed imparziale degli anziani (5:20-21)

- Nella prudenza nei rapporti spirituali degli anziani (5:22)

- Consiglio terapeutico personale (5:23)

- I peccati e le buone opere manifeste (5:24-25)

- I rapporti tra i fratelli schiavi e i padroni (6:1-2)

- I rapporti con gli eretici e gli avidi (6:3-10)

- Esortazione e ordinamento alla santità personale (6:11-16)

- Istruzioni circa i fratelli ricchi (6:17-19)

***

 

 COMPORTAMENTO DEL BUON SERVITORE DI CRISTO

 

NELLE RIPRENSIONI E NELLE ESORTAZIONI

 Dopo aver descritto l'alta missione e la importante responsabilità della Chiesa quale colonna e sostegno della Verità, accertati i pericoli che le false dottrine faranno e in parte già fanno correre alla fede dei cristiani, Paolo si concentra ora sulla preparazione del discepolo Timoteo, affinchè sia in grado di intraprendere l’importante incarico affidatogli.

 Prosegue l’insegnamento di Paolo e la sua descrizione del buon servitore di Cristo Gesù, che, nutrito delle parole della fede e della buona dottrina, dando se stesso come esempio e badando prima a se stesso mediante una accurata edificazione personale (avendo quindi ben pulito il suo occhio da travi e pagliuzze), può ora pensare di poter riprendere ed esortare i fratelli (aiutandoli a pulirsi gli occhi dalle varie pagliuzze) senza timore di non essere credibile.

 La riprensione fraterna è un dovere non un diritto, ogni fratello maturo nella fede (ed in particolare coloro che sono preposti ufficialmente a farlo, i vescovi) è chiamato (per il bene comune) a vigilare ed esortare coloro che condividono con lui la comunione fraterna nell’ottica di far crescere la chiesa.

 Ma questa riprensione deve essere finalizzata esclusivamente all’edificazione della Chiesa, non per esercitare una autorità personale, un predominio o una sopraffazione sul fratello, per questo non ci deve essere mai disprezzo per la persona oggetto di riprensione ed esortazione.

 Per svolgere questa funzione “educativa” ed edificante, il buon servitore di Cristo deve sempre valutare come questo incarico possa essere svolto in modo più efficace possibile, per questo egli deve tenere conto di chi ha davanti e deve usare (con intelligenza) i modi più utili al raggiungimento dell’obiettivo.

 

 Non riprendere con asprezza l'uomo anziano, ma esortalo come si esorta un padre;

i giovani, come fratelli; le donne anziane, come madri;

 le giovani, come sorelle, in tutta purezza.

(1 Timoteo 5:1-2)

 

Non riprendere con asprezza l'uomo anziano, ma esortalo come si esorta un padre…

 Timoteo è stato esortato (in qualità di delegato dell’autorità apostolica di Paolo) a fare in modo (con il suo comportamento esemplare) che nessuno possa disprezzare la sua giovane età (vista come un punto debole per la cultura del tempo), ma nello stesso tempo egli deve dimostrare stima per i fratelli più attempati e con più esperienza di lui nella vita secolare.

 L’espressione greca qui tradotta “non riprendere con asprezza” significa letteralmente: "Non picchiare sopra", quindi riprendere con asprezza, con superbia, con durezza.

 La riprensione è dovuta (non trascurata o omessa a causa dell’età), ma è necessario avere molto rispetto, bisogna tenere conto Di chi si ha davanti, ed in questo caso particolare della differenza di età.

 Il buon servitore di Cristo non deve assumere il tono autoritario dettato dalla boria gerarchica tipica del modo di fare di questo mondo, deve esortare con tutti i riguardi, con il rispetto e con l'affetto, in quanto lo scopo ultimo dell’a riprensione è il recupero della situazione ed il ristabilimento del fratello, non la sua umiliazione e castigazione.

 Per questo, all’interno della famiglia di Dio, egli deve rivolgersi ai fratelli più anziani come si rivolgerebbe un figlio verso suo padre.

  

…i giovani, come fratelli…

 Nello stesso modo e con le stesse caratteristiche il buon servitore di Cristo deve riprendere i suoi coetanei come fratelli, magari con la stessa confidenza e spontaneità che caratterizza un rapporto familiare così intimo, ma sempre finalizzato al recupero della situazione ed il ristabilimento del fratello, non la sua umiliazione e castigazione.

 

 

…le donne anziane, come madri…

 Il buon servitore di Cristo deve tenere conto (oltre all’età) anche del sesso di chi gli sta davanti.

 La riprensione delle sorelle più anziane deve essere quindi condito di sentimenti, di parole, di contegno.

 

 …le giovani, come sorelle, in tutta purezza.

 La riprensione e la esortazione delle sorelle più giovani deve tenere conto anche delle problematiche legate alla purezza.

 Le relazioni con le sorelle più giovani necessitano (oggi come allora), una attenzione particolare e delicata.

 Il buon servitore di Cristo deve tenere conto di questo aspetto e deve sempre bilanciare l’affetto con la “troppa familiarità” che può essere fraintesa.

 

 In imitazione al Buon Pastore che conosce le sue pecore, le chiama per nome e prende cura di ciascuna secondo il suo bisogno particolare, il sorvegliante di una chiesa deve prendersi cura di ciascun membro del gregge qualunque ne siano l'età od il sesso.

 Ma questa cura individuale sarà difficile da realizzare nelle chiese molto numerose ed il lavoro dovrà essere ripartito fra tutti gli anziani e dovrà tenere conto delle diverse situazioni e dei diversi bisogni dei fedeli, dalla loro età, dal loro sesso, dalle loro esperienze, dal loro passato diverso, dei caratteri e dei doveri diversi, nonché del loro stato spirituale.

 Ci sarà quindi da consolare, da istruire, da incoraggiare, ed anche da correggere e da riprendere secondo lo stato particolare di ciascuno, come insegna lo stesso Paolo:

 

Vi esortiamo, fratelli, ad ammonire i disordinati, a confortare gli scoraggiati, a sostenere i deboli, a essere pazienti con tutti.

(1 Tessalonicesi 5:14)

 

E’ vero che davanti a Dio non ci sono differenze:

 …né Giudeo né Greco; non c'è né schiavo né libero; non c'è né maschio né femmina…

(Galati 3:28)

 …ma, fino a che siamo nella carne, dobbiamo considerare che queste differenze ci sono e dobbiamo tenerne conto sotto tutti gli aspetti.

 

  NELL’ASSISTENZA ALLE VEDOVE

 

Onora le vedove che sono veramente vedove.

Ma se una vedova ha figli o nipoti, imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio.

La vedova che è veramente tale e sola al mondo, ha posto la sua speranza in Dio, e persevera in suppliche e preghiere notte e giorno; ma quella che si abbandona ai piaceri, benché viva, è morta.

Anche queste cose ordina, perché siano irreprensibili.

Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un incredulo.

La vedova sia iscritta nel catalogo quando abbia non meno di sessant'anni, quando è stata moglie di un solo marito, quando è conosciuta per le sue opere buone: per aver allevato figli, esercitato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, soccorso gli afflitti, concorso a ogni opera buona.

Ma rifiuta le vedove più giovani, perché, quando vengono afferrate dal desiderio, abbandonato Cristo, vogliono risposarsi, rendendosi colpevoli perché hanno abbandonato l'impegno precedente.

Inoltre imparano anche a essere oziose, andando attorno per le case; e non soltanto a essere oziose, ma anche pettegole e curiose, parlando di cose delle quali non si deve parlare.

Voglio dunque che le vedove giovani si risposino, abbiano figli, governino la casa, non diano agli avversari alcuna occasione di maldicenza; infatti già alcune si sono sviate per andare dietro a Satana.

Se qualche credente ha con sé delle vedove, le soccorra.

Non ne sia gravata la chiesa, perché possa soccorrere quelle che sono veramente vedove.

(1 Timoteo 5:3-16)

 

Il problema delle vedove ai tempi di Paolo era veramente un problema che aveva un peso rilevante.

La società non prevedeva alcuna forma di assistenza sociale, di previdenza, e la donna (già in uno stato di inferiorità ordinaria rispetto all’uomo) non aveva alcun mezzo di sostegno.

 Possiamo vedere come questo problema fu presente già agli albori della Chiesa e fu anche oggetto di contesa:

 In quei giorni, moltiplicandosi il numero dei discepoli, sorse un mormorio da parte degli ellenisti contro gli Ebrei, perché le loro vedove erano trascurate nell'assistenza quotidiana.

(Atti 6:1)

 Per questo Paolo parlando di onore, si riferisce in modo particolare all’assistenza economica e fisica quotidiana.

 

 

Onora le vedove che sono veramente vedove…

 I riguardi delle vedove che sono veramente vedove, devono comprendere quindi i soccorsi necessari al sostentamento umano, e questi soccorsi non devono limitarsi ad  essere una mera elemosina ma devono mostrare come la chiesa sappia apprezzare la pietà, l'esperienza cristiana e l'opera di ognuno per il bene comune.

 E’ interessante però considerare come non tutte le vedove sono veramente vedove.

 Ma verso le vedove che sono realmente vedove la chiesa deve avere i riguardi materiali che la loro condizione reclama.

 L'onore di cui devono essere circondate le vedove cristiane è poi anche di natura morale e deve manifestarsi con i riguardi rispettosi e fraterni.

 Vediamo allora quali vedove, non sono da considerarsi vedove ai fini dell’assistenza quotidiana:

  

1)   …se una vedova ha figli o nipoti, imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio

 Al fine di non sprecare le energie verso quelle sorelle che sono veramente vedove, occorre che i figli o i nipoti (i familiari in grado di asssisterla) della vedova  imparino essi per primi a fare il loro dovere verso la propria famiglia e a rendere il contraccambio ai loro genitori, perché questo è gradito davanti a Dio (secondo la Legge ed in particolare il quinto comandamento – cfr Esodo 20:12).

 

2)   …La vedova che è veramente tale e sola al mondo, ha posto la sua speranza in Dio, e persevera in suppliche e preghiere notte e giorno; ma quella che si abbandona ai piaceri, benché viva, è morta…

 Per antitesi possiamo dire che la vedova che non è veramente sola al mondo e pone la sua speranza nei beni del mondo che possiede (anzichè porre la sua speranza in Dio, il Difensore delle vedove e degli orfani – Salmo 68:5) e non ritiene necessario perseverare in suppliche e preghiere notte e giorno, anzi usa il suo tempo per abbandonarsi ai piaceri, non è da annoverarsi tra le vedove che sono veramente vedove.

 Paolo ci insegna che la vedova che si dà ai piaceri, benché viva (fisicamente), è morta (spiritualmente); è estranea alla vita spirituale.

 

 …Anche queste cose ordina, perché siano irreprensibili…

 Questo inciso è probabilmente rivolto a coloro che sono preposti alla assistenza (i figli e i nipoti delle vedove loro familiari e i diaconi verso le vedove della chiesa), affinchè non cadano nell’errore della parzialità o dell’ingiustizia e possano così essere accusati; anche in questo devono essere irreprensibili.

 

Ed in particolare:

             - rivolto al familiari (figli e nipoti):

 …Se uno non provvede ai suoi, e in primo luogo a quelli di casa sua, ha rinnegato la fede, ed è peggiore di un incredulo…

Qui troviamo un importante insegnamento.

 L’adempiere il comandamento della Legge è solo la base di partenza della vita cristiana.

 Il cristiano è chiamato ad andare oltre la giustizia basilare, ma se non fa almeno quella è da considerare peggiore di un incredulo, in quanto non avendo nemmeno la attenuante dell’ignoranza è pienamente responsabile dei suoi atti.

             - rivolto ai diaconi:

 La vedova sia iscritta nel catalogo quando abbia non meno di sessant'anni, quando è stata moglie di un solo marito, quando è conosciuta per le sue opere buone: per aver allevato figli, esercitato l'ospitalità, lavato i piedi ai santi, soccorso gli afflitti, concorso a ogni opera buona…

                       

Le vedove che sono veramente vedove (che rispondono a certi requisiti speciali) sono iscritte nel catalogo.

 Il catalogo era evidentemente una sorta di lista di assistenza di cui la chiesa si faceva carico.

 

 Questi requisiti speciali che davano diritto ad essere iscritte in questo catalogo sono:

  

- essere stata moglie di un solo marito, da non intendersi come risposata in conseguenza della la morte del primo marito (Paolo stesso incoraggia le vedove giovani a risposarsi, come vedremo in seguito), ma sostanzialmente che non ci doveva essere stato, nella formazione e nel mantenimento del vincolo matrimoniale contratto, nulla di contrario alla morale cristiana (infedeltà, divorzio seguito da altra unione).

  

- essere conosciuta per le sue opere buone:

 - per aver allevato figli

 In armonia con il contesto, possiamo intendere che oltre ad aver allevato i propri figli ne ha allevati altri (gli orfani).

Infatti non esistendo alcun tipo di assistenza verso gli orfani in quei tempi, l’allevare coloro che non avevano alcun tipo di sostegno era piuttosto frequente.

Giacomo insegna infatti che il dovere verso gli orfani doveva essere adempiuto dalla carità privata:

 La religione pura e senza macchia davanti a Dio e Padre è questa: soccorrere gli orfani e le vedove nelle loro afflizioni, e conservarsi puri dal mondo.

(Giacomo 1:27)

 

  - esercitato l'ospitalità

 Come abbiamo già visto, una volta la civiltà non offriva le comodità attuali e l’esercizio dell’ospitalità era fondamentale per chi era in viaggio (magari perché perseguitato per la fede), per questo l’ospitalità è particolarmente raccomandata nel Nuovo Testamento:

 Allora il re dirà a quelli della sua destra: "Venite, voi, i benedetti del Padre mio; ereditate il regno che v'è stato preparato fin dalla fondazione del mondo.

Perché ebbi fame e mi deste da mangiare; ebbi sete e mi deste da bere; fui straniero e mi accoglieste; fui nudo e mi vestiste; fui ammalato e mi visitaste; fui in prigione e veniste a trovarmi"

(Matteo 25:34-36)

 La fine di tutte le cose è vicina; siate dunque moderati e sobri per dedicarvi alla preghiera.

Soprattutto, abbiate amore intenso gli uni per gli altri, perché l'amore copre una gran quantità di peccati.

Siate ospitali gli uni verso gli altri senza mormorare.

(1 Pietro 4:7-9)

 L'amor fraterno rimanga tra di voi.

Non dimenticate l'ospitalità; perché alcuni praticandola, senza saperlo, hanno ospitato angeli.

(Ebrei 13:1-2)

 

- lavato i piedi ai santi

 L'atto materiale del lavare i piedi era propriamente l'ufficio degli schiavi e faceva parte dei doveri dell'ospitalità (cfr Luca 7:44).

in quei tempi il genere di calzatura in uso lasciava che la polvere delle strade coprisse i piedi; ma possiamo comprendere in questo servizio tutti i quegli atti più umili che un cristiano può rendere ad un suo fratello.

 

- soccorso gli afflitti

 La vedova che è da iscrivere al catalogo è quella donna che ha contribuito all’edificazione della chiesa secondo le sue capacità (una sorta di contributi previdenziali spirituali), nello specifico nel dedicarsi al soccorso dei bisognosi e degli afflitti sotto qualsiasi forma.

 

- concorso a ogni opera buona

 L'espressione generale ogni opera buona, comprende tutte quelle altre opere utili alla edificazione della Chiesa.

 Dal contesto e dalle tipologie delle caratteristiche di queste vedove possiamo notare che comunque esse non erano assistite in modo assolutamente assistenzialista, le vedove iscritte nel catalogo, dovevano comunque essere (secondo le loro capacità e condizioni fisiche) utili all’edificazione della Chiesa.

 Per questo motivo poi Paolo prosegue l’insegnamento specificando come la donna vedova chiamata ad un servizio non doveva essere distratta da altro e non doveva cadere nell’errore di essere considerata una donna che non esercitava con costanza il suo servizio, dando così un cattivo esempio:

 

…Ma rifiuta le vedove più giovani, perché, quando vengono afferrate dal desiderio, abbandonato Cristo, vogliono risposarsi, rendendosi colpevoli perché hanno abbandonato l'impegno precedente.

Inoltre imparano anche a essere oziose, andando attorno per le case; e non soltanto a essere oziose, ma anche pettegole e curiose, parlando di cose delle quali non si deve parlare.

Voglio dunque che le vedove giovani si risposino, abbiano figli, governino la casa, non diano agli avversari alcuna occasione di maldicenza; infatti già alcune si sono sviate per andare dietro a Satana…

 Le vedove più giovani non devono essere iscritte sul catalogo.

 Evidentemente l’esperienza dell’apostolo Paolo aveva dimostrato che era meglio che queste trovassero il modo di sostenersi senza gravare sulla chiesa, perché può essere semplice iscriverle nel catalogo ma poi, cambiate le condizioni (quando vengono afferrate dal desiderio, abbandonato Cristo, vogliono risposarsi), può risultare alquanto complicato il cancellarle.

 Paolo non condanna affatto le seconde nozze (come risulta da 1 Timoteo 5:14; 1 Corinzi 7:39), ma le vedove che si consacrano alle opere affidate loro dalla chiesa, non devono essere poi distratte nei loro affetti ed occupazioni, altrimenti non sono più utili ed efficaci nel loro servizio.

 In questo brano possiamo inoltre comprendere come in generale l'abbandonare l'Opera spirituale per cedere ad istinti “inferiori” (essere afferrate dal desiderio) è considerato come un atto di allontanamento da Cristo.

 

Per questo troviamo nella Scrittura brani come:

 Bada ai tuoi passi quando vai alla casa di Dio e avvicìnati per ascoltare, anziché per offrire il sacrificio degli stolti, i quali non sanno neppure che fanno male.

Non essere precipitoso nel parlare e il tuo cuore non si affretti a proferir parola davanti a Dio; perché Dio è in cielo e tu sei sulla terra; le tue parole siano dunque poche; poiché con le molte occupazioni vengono i sogni, e con le molte parole, i ragionamenti insensati.

Quando hai fatto un voto a Dio, non indugiare ad adempierlo; perché egli non si compiace degli stolti; adempi il voto che hai fatto. Meglio è per te non far voti, che farne e poi non adempierli.

(Ecclesiaste 5:1-5)

 

Inoltre questo “cedere” è solo un inizio, Paolo ci insegna che dopo aver “ceduto” esse  imparano anche a essere oziose, andando attorno per le case; e non soltanto a essere oziose, ma anche pettegole e curiose, parlando di cose delle quali non si deve parlare.

 Da essere un esempio ed aiuto valido per la Chiesa (unite a Cristo), esse cadono (a causa della loro immaturità ed incostanza) nel laccio della loro carnalità e diventano un cattivo esempio ed un danno alla Chiesa.

 L'inconveniente di una possibile condotta incostante di vedove troppo giovani, per Paolo è un possibile rischio di danno nei confronti della Chiesa, per questo ordina a Timoteo di usare prudenza in merito!

 La soluzione più logica per Paolo è quindi quella di permettere alle vedove giovani di risposarsi, di avere figli, di governare la casa, non evitare di dare agli avversari  occasione di maldicenza.

 E’ veramente apprezzabile la lucidità e l’equilibrio dell’apostolo Paolo, egli considera le debolezze, le valuta, valuta le circostanze e sceglie la cosa più attuabile e più utile alla testimonianza!

 Non stima i credenti come dei supereroi (conosce le debolezze umane), lanciandosi in atti di fede e di dedizione “non attuabili” ma (amando veramente la Chiesa) ne vede quale sia la soluzione attuabile più conveniente e più prudente.

 Paolo consiglia quindi alle giovani vedove di rientrare, potendolo, nella vocazione normale della donna, cioè il matrimonio, la maternità ed i doveri tutti di padrona di casa, affinchè gli avversari (seguaci dell’avversario, l’accusatore dei fratelli – cfr Apocalisse 12:10), non trovi occasione di maldicenza, e con questa approfittare per fare strage nella chiesa (infatti già alcune si sono sviate per andare dietro a Satana).

 

…Se qualche credente ha con sé delle vedove, le soccorra.

Non ne sia gravata la chiesa, perché possa soccorrere quelle che sono veramente vedove.

 Il dovere dell’assistenza al prossimo è un dovere primariamente personale:

Se qualche credente ha con sé delle vedove, le soccorra

 La chiesa non è votata quindi ad una “assistenza sociale”, anche se provvederà ai bisogni non è comunque la sua vocazione primaria.

 La vocazione primaria della Chiesa è quella di proclamare il Vangelo ad ogni creatura e ad edificare se stessa.

 La funzione di assistenza è una funzione secondaria, strettamente legata alla prima ma non deve mai anteporsi alla sua missione celeste!

 Per questo essa non deve essere gravata dei doveri di assistenza che ciascuno può sostenere da solo e concentrare le energie dell’assistenza a chi ne ha veramente bisogno: quelle che sono veramente vedove.

 Più in generale possiamo dire che la beneficenza deve andare a chi è realmente nel bisogno, a chi non può far fronte alle prime necessità della vita col proprio lavoro.

 Mantenere chi è in grado di lavorare e non ne ha voglia è un contraddire al comandamento divino; è un condursi in modo disordinato e contrario agli insegnamenti biblici:

 …vi esortiamo, fratelli, ad abbondare in questo sempre di più, e a cercare di vivere in pace, di fare i fatti vostri e di lavorare con le vostre mani, come vi abbiamo ordinato di fare, affinché camminiate dignitosamente verso quelli di fuori e non abbiate bisogno di nessuno.

(1 Tessalonicesi 4:10-12)

 Infatti, quando eravamo con voi, vi comandavamo questo: che se qualcuno non vuole lavorare, neppure deve mangiare.

Difatti sentiamo che alcuni tra di voi si comportano disordinatamente, non lavorando affatto, ma affaccendandosi in cose futili.

Ordiniamo a quei tali e li esortiamo, nel Signore Gesù Cristo, a mangiare il proprio pane, lavorando tranquillamente.

Quanto a voi, fratelli, non vi stancate di fare il bene.

E se qualcuno non ubbidisce a ciò che diciamo in questa lettera, notatelo, e non abbiate relazione con lui, affinché si vergogni. Però non consideratelo un nemico, ma ammonitelo come un fratello.

(2 Tessalonicesi 3:10-15)

 Chi rubava non rubi più, ma si affatichi piuttosto a lavorare onestamente con le proprie mani, affinché abbia qualcosa da dare a colui che è nel bisogno.

(Efesini 4:28)

 

 

 

 

 Gianni Marinuzzi